Il mio master Worldloppet

Nel febbraio di quest’anno, concludendo la decima gara internazionale del circuito “Worldloppet” ho conseguito il diploma di master, unendomi così a circa 5.000 appassionati di sci di fondo di tutto il mondo.

“Worldloppet” è una federazione internazionale di maratone sugli sci di fondo fondata nel 1978 in Svezia e raggruppa 18 gare sparse in quattro continenti: Europa, Americhe, Asia e Oceania. Il termine “loppet” che è una parola svedese che significa “corsa” è diventata sinonimo di gara sugli sci di fondo dopo che nel 1922 in Svezia, per ricordare un episodio storico che portò alla ribellione degli svedesi contro la dominazione danese capeggiata da Gustav Vasa, si svolse la prima edizione della “Vasaloppet” (la corsa di Vasa) che, nel percorso, ricalcava nel tragitto il percorso di 90 km che lo stesso Vasa, sfuggito ad un imboscata tesa dai danesi ai nobili svedesi, compì con gli sci dalla città di Salen a quella di Mora dopo che in quest’ultima città in un primo tempo aveva inutilmente cercato di convincere la popolazione di quanto era successo. Non trovando collaborazione aveva deciso di fuggire verso la Norvegia. Raggiunto a Salen da una delegazione di patrioti, ritornò a Mora dove fu organizzata la resistenza che portò alla ribellione contro i danesi: Gustav Vasa capeggiò la rivolta e divenne così il primo re di Svezia.

La “Vasaloppet” è la più vecchia gara di sci di fondo del mondo ed è considerata la gara che un fondista deve correre almeno una volta nella vita. Molti sono stati i tentativi di imitare nel mondo la gara svedese: nel 1971 quattro appassionati trentini che aveva appunto corso la gara tra Salen e Mora si dissero: “ma una cosa così potremmo farla anche noi dalle nostre parti”… così nel 1971 dalla piana di Moena, in Val di Fassa, partì la prima edizione della “Marcialonga di Fiemme e di Fassa”.

E fu un programma RAI del 1985 che si soffermò soprattutto sui “bisonti”, come vennero definiti coloro che alla partenza di massa sembravano proprio un branco di animali alla carica e che poi divennero sinonimo degli atleti che arrancavano nelle retrovie con l’unico obiettivo di portare a termine la gara, che fece scattare in me la scintilla per lo sci di fondo. Con un pizzico di presunzione allora pensai: “se ce la fanno questi ce la posso fare anch’io”. Così grazie ad un collega di mio fratello che faceva da rappresentante per la “Morotto” casa italiana che produceva sci, mi feci portare il minimo indispensabile per cominciare a praticare questo splendido sport.

L’inizio non fu dei più facili: testardamente autodidatta, ricordo ancora le innumerevoli cadute nella prima esperienza sulle piste di Claut. Ma ciò non mi fece desistere, e piano piano cominciai a prendere confidenza e a divertirmi un po’ di più. Nel 1991 per la prima volta mi recai in Val di Fiemme per seguire dal vivo i campionati del mondo di sci nordico e cominciai a farmi un’idea di quello che sarebbe potuta essere una eventuale partecipazione alla Marcialonga, la cui distanza era fissata sui 70 km. Tecnicamente ero piuttosto grezzo e lo sci di fondo stava vivendo un momento di transizione in quanto una nuova tecnica di sciata, il cosiddetto “pattinaggio” o skating stava soppiantando quella che proprio perché ricalcava la tecnica originale sugli sci, veniva definita “classica”. La differenza tra le due tecniche, oltre che la posizione degli sci (dentro due binari appositamente battuti nella tecnica classica, principalmente in una posizione a “V” fuori dai binari in quella chiamata anche tecnica libera) comportava anche l’utilizzo di due tipi di sci differenti che dovevano essere preparati in modo del tutto diverso. Gli sci da skating prevedevano solo l’utilizzo, per tutta la lunghezza dello sci, di sole scioline (o paraffine) di scorrimento, che ne favorivano lo scivolamento. Per la tecnica classica invece c’è la necessità di avvalersi, nella zona centrale dello sci, di apposite scioline dette “di tenuta” che impediscono lo scivolamento indietro dello sci in salita e costituiscono una base d’appoggio per i passi di avanzamento.

I miei materiali non erano all’altezza e solo nel 1995 decisi di acquistarne dei nuovi, specifici per la tecnica di pattinaggio. Le cose cominciarono ad andare un po’ meglio e cominciai a partecipare alle prime gare (gare sociali e campionati, italiani ed europei, dei bancari). Nel 1996 ebbi la possibilitrà di partecipare ai campionati europei dei bancari che si svolsero a Lillehammer, in Norvegia, sulle piste che solo due anni prima avevano visto tanti trionfi degli sciatori italiani, primo su tutti quello della staffetta maschile che zittì in modo clamoroso il pubblico norvegese di circa 300.000 persone.

PRIMA GARA WORLDLOPPET – MARCIALONGA

Nel 1998 decisi che era giunto il momento di mettermi alla prova e a dicembre mi recai nella sede della Marcialonga a Predazzo per iscrivermi all’edizione 1999. Il pettorale che mi fu assegnato non era di grande auspicio (nel mio lavoro il numero 4200 era la causale di “insoluto, non andato a buon fine”) ma ciò non fece svanire il mio entusiasmo.

Domenica 31 gennaio mi presentati così alla partenza della mia prima Marcialonga e appena arrivato sulla piana di partenza mi resi conto che sdarebbe stata una giornata durissima: la temperatura era di circa 20 gradi sotto lo zero e per fortuna l’amico Eros Bravo, trovato per caso in mezzo a 3.000 concorrenti, mi accolse per qualche minuto dentro la sua auto dove la temperatura era almeno sopportabile.

Effettivamente la gara fu molto dura, a causa della temperatura e della lentezza della neve: io non avevo mai corso per 70 km e arrivai al traguardo dopo otto ore e 40 minuti: in certi tratti si sprofondava nella neve che a volte pareva farina di polenta, però riuscii ad arrivare per la prima volta sul rettilineo del traguardo di Cavalese vivendo quell’emozione per la prima volta (rivissuta in seguito per altre 22 volte).

Negli anni successivi, con una preparazione migliore ed una tecnica leggermente migliorata riuscii a migliorare di molto il mio tempo tanto che nel 2001 riuscii a stare sotto le sette ore: la svolta avvenne nel 2003, quando per festeggiare la trentesima edizione venne deciso che l’edizione di quell’anno sarebbe stata corsa in tecnica classica. Ciò comportò la necessità di acquistare un nuovo paio di sci e a cominciare a impratichirmi con l’uso delle scioline di tenuta. Il fatto di correre la gara dentro i binari limitò gli ingorghi che si creavano molto spesso con la tecnica di pattinaggio e comportò, negli anni successivi, anche l’aumento considerevole dei partecipanti, soprattutto scandinavi, cultori della tecnica tradizionale. Tutto questo era stato previsto con notevole lungimiranza da Franco Nones, campione olimpico della 30 km a Grenoble nel 1968, nato e cresciuto in Val di Fiemme.

Nel 2005, in un’altra giornata freddissima, corsi la gara nel tempo che rappresenta tutt’ora il mio record (sei ore e 25 minuti) e ciò mi convinse che l’idea di partecipare alla “Vasaloppet” era tutto sommato praticabile.

SECONDA GARA WORLDLOPPET – DOLOMITENLAUF (Austria)

In preparazione alla Marcialonga, nella settimana precedente, avevo corso ad Obert    illiach, in Austria, la mia prima “Dolomitenlauf” che come Marcialonga e Vasaloppet, fa parte del circuito Worldloppet. Originariamente la gara si svolgeva nella piana tra Lienz ed Oberdrauburg, in Tirolo, ma le difficoltà di innevamento avevano consigliato di spostare il tutto nella località della LesachTal, situata nei pressi di una località più conosciuta, Maria Luggau. Avevo da poco conosciuto questa località della quale avevo sentito parlare ma che pensavo fosse troppo lontana da raggiungere in giornata: invece era più vicina di quanto pensassi e nonostante sia raggiungibile attraverso una strada piuttosto tortuosa, da casa mia servono poco più di due ore di macchina. Le gare della Worldloppet devono avere una distanza minima di 42 km, per cui non sempre il percorso seguiva lo stesso tracciato ed è stato cambiato molte volte negli anni, fino ad essere previsto in due giri di circa 20 km. Solo in un’occasione, nel 2020, è stata effettuata utilizzando in gran parte il percorso della pista ciclabile tra San Candido e Lienz. Dopo la Marcialonga, la Dolomitenlauf è la gara Worldloppet che ho corso più volte.

TERZA GARA WORLDLOPPET – VASALOPPET, Svezia

L’iscrizione alla Vasaloppet non è cosa semplice (i posti a disposizione online vengono bruciati in pochi secondi) così che è necessario affidarsi a delle agenzie specializzate alle quali l’organizzazione mette a disposizione un certo numero di pettorali. Così mio affidai all’agenzia “Terramia” di Ferrara per l’iscrizione all’edizione 2006. La gara in Svezia si svolge la prima domenica di marzo mentre la Marcialonga si svolge l’ultima domenica di gennaio: la gara italiana avrebbe rappresentato un ottimo allenamento ed un buon test in vista della gara svedese. Purtroppo la settimana precedente a Marcialonga venni colpito simultaneamente da gastrite e bronchite, tanto che non riuscivo ad alimentarmi come sarebbe stato opportuno. Mi presentai comunque alla partenza (avevo portato con me le mie due nipoti che mi aspettavano al traguardo) ma mi resi conto subito che sarebbe stata una sofferenza: un’alternanza di conati di vomito e di violenti colpi di tosse mi consigliò di fermarmi dopo 25 km nei pressi di Pozza di Fassa in quello che è stato il mio primo ed unico ritiro nella gara trentina.

Così a quel punto la gara svedese rappresentava un’incognita, ma ormai il dado era tratto e quindi bisognava provarci. La sistemazione alberghiera era ideale, a poche centinaia di metri dall’arrivo della gara, ma nel giorno in cui provai gli ultimi km di pista commisi un errore che, anche se non determinante, influì non poco sull’esito della gara. Scelsi di provare la pista con gli sci che avevo progettato di usare in gara e che avevo appena comprato e non quelli più vecchi che risultavano essere un po’ meno veloci: così la domenica fui costretto ad usare quelli vecchi che non erano ideali viste le condizioni della pista. La domenica della gara la sveglia era prevista alle 3, perché l’autobus che ci doveva portare alla partenza sarebbe partito alle quattro. Il tempo non era proprio dei migliori, meno 15, neve e vento forte, tanto che sembrava nevicasse in orizzontale. Arrivammo alla partenza giusto in tempo viste le condizioni della strada, ma almeno non presi tanto freddo nell’attesa della partenza che viene data alle otto precise. Molte gare prevedono la partenza in gruppi per evitare assembramenti durante i primi kilometri, non così la Vasaloppet, nella quale tutti i 15.000 iscritti partono assieme: dopo circa 1 km inizia una lunga salita di circa 2 km ed è immancabile un imbottigliamento dei concorrenti che non riescono a partire nei primi gruppi. Solitamente questo tratto si percorre, se va bene, in almeno 45 minuti poi finalmente si riesce a cominciare a sciare. La pista è sempre molto larga e con numerosi binari quindi si riesce a sciare con una certa tranquillità. Negli ultimi tempi ai vari ristori che si trovano lungo il percorso si trovano gli integratori salini, mentre la bevanda tradizionale della Vasaloppet è il Blabar, una specie di succo di mirtillo diluito. Forse esagerai un po’ ne prenderne tanto che poi cominciai ad avere qualche problema intestinale: fermarmi nei bagni chimici sarebbe stato un po’ complicato vista la quantità di indumenti che dovevo togliermi così resistetti fino al traguardo. La lezione che imparai quel giorno fu che durante le gare non avrei più dovuto usare la salopette. Viste le condizioni della pista, neve fresca e freddo, la stessa risultò essere più lenta di quanto speravo e fu una liberazione quando dopo 10 ore e 23 minuti riuscii a tagliare il traguardo.

Dopo quell’esperienza mi sono iscritto altre tre volte alla gara svedese: nel 2014, pur partendo in una posizione piuttosto favorevole, patii troppo le condizioni della pista che presentava tratti in cui le scioline non tenevano e tratti in cui tenevano troppo, facendo il famigerato “zoccolo” tanto temuto dai fondisti (la neve si attacca agli sci impedendo l’avanzamento). Non mi stavo divertendo e i binari erano praticamente inesistenti e poi, come se non bastasse, scivolando su una rampa ruppi uno sci e fui costretto a fermarmi dopo 42 dei 90 km previsti.

Mi ripromisi di riprovarci e così mi iscrissi anche all’edizione 2015, funestata da temperature mai sotto le zero durante tutta la nostra permanenza, tanto che risultò essere l’edizione con le temperature più alte di sempre. Ciò influì naturalmente sulle condizioni della pista che in alcuni punti presentava anche vistose pozze d’acqua. Per fortuna riuscii a preparare gli sci al meglio e così, approfittando anche del fatto che negli ultimi km l’organizzazione aveva provveduto a ribattere la pista, riuscii a portare a termine la gara in un paio di minuti sopra le dieci ore, migliorando comunque il mio record.

Nel 2021, approfittando del fatto che avevo concluso i miei impegni col lavoro aderendo all’offerta di prepensionamento della mia banca, avevo programmato di partecipare a tante gare del circuito internazionale. Purtroppo a causa del COVID ad una ad una tutte le gare vennero annullate, meno che la Marcialonga e la Vasaloppet, che però non potè essere organizzata con la partenza di massa. Agli iscritti fu data l’opportunità di correre la gara in una giornata a scelta precedente la data ufficiale (nella quale venne corsa la sola gara riservata agli atleti professionisti) così d’accordo con l’agenzia che aveva organizzato il viaggio (Runningandmore di Bolzano tramite una sua agenzia di Tesero in Val di Fiemme) fummo iscritti alla gara del sabato immediatamente precedente la gara ufficiale. Alla gara definita “open track” (pista aperta) potevano partecipare al massimo 3.000 persone con partenze scaglionate per circa tre ore. Normalmente nelle partenze di massa la pista attraversa una strada pubblica, che viene chiusa solo per il tempo necessario al passaggio di tutti i concorrenti (circa un quarto d’ora): questa soluzione non fu utilizzabile nel giorno della mia gara perché l’interruzione sarebbe durata troppo: venne scelta quindi una location di partenza diversa (il vicino campo sportivo) e la famosa prima salita venne presa a poco meno della metà del suo sviluppo. Il numero inferiore di concorrenti, la pista in condizioni conseguentemente migliori e le temperature inizialmente sotto lo zero mi consentirono di tenere una media oraria nettamente superiore alle prime due esperienze e nonostante l’innalzamento delle temperature ed il leggero peggioramento delle condizioni della pista, riuscii a portare a termine la gara in sette ore e 53 minuti, più di due ore in meno rispetto al mio tempo migliore. Oltretutto, vista la particolare situazione, a tutti i concorrenti arrivati al traguardo fu consegnata la medaglia, solitamente riservata ai soli fondisti che riescono a portare a termine la gara in tempo calcolato in percentuale sul tempo del primo classificato.

QUARTA GARA WORLDLOPPET – BIRKEBEINERRENNET, Norvegia

Per non essere da meno dei cugini svedesi, anche i norvegesi dal 1932 hanno voluto ricordare con una gara di sci di fondo un episodio storico sempre legato alla dominazione danese sulla Norvegia. Il percorso infatti ricalca quello percorso da alcuni cacciatori (che sciavano con gli stinchi protetti da cortecce di betulla -Birken- ed erano perciò chiamati Birkebeiner) che liberarono rapendolo da un accampamento danese il figlio del nobile norvegese più in vista. Il piccolo, Hakon, sarebbe diventato il primo re di Norvegia. Per ricordare l’episodio ed il fatto che i cacciatori dovettero trasportare il fardello con il piccolo sulle spalle, ogni concorrente deve partecipare alla gara con sulle spalle uno zaino che deve pesare almeno 3,5 kg. La gara parte dalla località di Rena ed arriva allo stadio del fondo di Lillehammer, che proprio per la sua importanza storica venne scelta come sede delle Olimpiadi invernali del 1994. Lo stadio venne reso famoso oltre che dalle medaglio conquistate da Manuela Di Centa, dalla clamorosa vittoria della staffetta maschile che battè in volata i padroni di casa, sostenuti da un pubblico calcolato sulle 300.000 persone che di colpo ammutolirono nel momento in cui Silvio Fauner precedette sul filo di lana il campionissimo locale Bjorn Daehlie.

Nel 2011, dopo che un primo tentativo fatto nel 2010 assieme all’amico Lorenzo Ravidà, che avevo conosciuto alla Vasa del 2006, tramite l’agenzia UVET riuscii ad iscrivermi alla gara norvegese, che è lunga 54 km ma ha un percorso molto impegnativo con lunghissime salite e discese molto veloci.

Nella mia prima partecipazione le condizioni erano perfette, sole, freddo e una pista al meglio. Mi ero prefissato degli obiettivi per finirla in sei ore seguendo anche una tabella di marcia fissata dagli organizzatori e fino al 44.mo km la stavo rispettando in pieno: poi, una volta superato il ristoro di Sjusjoen mi distrassi in attimo e caddi nella prima discesa, battendo il ginocchio sullo sci che si spezzò, restando attaccato solo dalla soletta. Non avevo intenzione di ritirarmi e provai a proseguire anche se le discese erano praticamente due piste di bob parallele: le percorsi con estrema calma, lasciando passare quelli più veloci di me e riuscii a cadere solo una volta in una curva assassina a 90 gradi. Superata questa parte del percorso ormai il più era fatto e nonostante l’incidente entrai nello stadio di Lillehammer e terminai la gara sforando di solo otto minuti l’obiettivo delle sei ore. Nel viaggio di ritorno in autobus verso l’albergo il portafoglio mi cadde dalla tasca e dimenticai anche il berretto. Me ne accorsi solo la sera, ma il titolare con sole tre telefonate riuscì a ritrovare il tutto, che era stato consegnato alla polizia dal solerte autista del bus. Puntualmente, alle otto del giorno dopo, mi venne riconsegnato quanto avevo perso e riuscii a pagare gli extra dell’Hotel e a ritrovare tutti i miei documenti.

Nel 2019, ancora con l’agenzia “Runningandmore” ripetei l’esperienza: la neve questa volta era un po’ più lenta e nonostante fossi riuscito con alcune acrobazie ed uno slalom tra i concorrenti più lenti a passare con una certa velocità le discese finali, non riuscii a migliorare il record del 2011, terminando in circa sei ore e trenta minuti. Il Covid mi ha impedito di partecipare all’edizione 2021, alla quale mi ero regolarmente iscritto.

Ho partecipato, grazie ancora a Runningandmore, anche all’edizione 2022, svoltasi con temperature al di sopra della media, che hanno influito pesantemente sulle condizioni della pista: nonostante per l’occasione avessi adoperato degli sci di nuova concezione, che al posto delle scioline di tenuta utilizzano degli inserti in pelle artificiale che hanno un range di utilizzo molto ampio, la tenuta è stata molto scarsa vista l’umidità della neve. La gara è stata quindi molto faticosa e l’ho conclusa in poco più di sette ore, di gran lunga il peggior risultato delle mie tre partecipazioni.

QUINTA GARA WORLDLOPPET – FINLANDIAHIITO (Finlandia)

La gara Worldloppet finlandese, la FinlandiaHiito, è una delle gare relativamente più giovani (la prima edizione fu corsa nel 1974) e non ha avuto un percorso tradizionale da rispettare: le distanze e le località sono cambiate diverse volte. Solo negli ultimi anni la località di partenza e di arrivo è stata fissata nella cittadina di Lahti, a un centinaio di km da Helsinki, che è vera capitale dello sci nordico finlandese, con il suo stadio dominato da tre trampolini per il salto con gli sci che è stato teatro di diverse edizioni dei campionati del mondo di sci nordico.

Pochi mesi prima della mia partecipazione all’edizione 2016 avevo conosciuto un fondista di Torino, Franco Landra, che leggendo i miei interventi sul forum del sito SkiNordic.it aveva visto che frequentavo abitualmente le piste di Obertilliach in Austria e mi mandò alcuni messaggi per chiedere chiarimenti sulle piste in vista di una eventuale partecipazione alla Dolomitenlauf. Ci conoscemmo personalmente in un hotel a Dobbiaco dove entrambi alloggiavamo in vista della partecipazione alla Dobbiaco-Cortina e facemmo amicizia. Lui era in corsa per il diploma di master Worldloppet “silver” che significa che aveva sempre partecipato alle gare di kilometraggio ridotto che facevano parte del circuito. Era quindi interessato alla gara finlandese e mi chiese se fossi disponibile a partecipare. Naturalmente accettai, visto che così avrei concluso il trittico scandinavo di gare. Nel viaggio, che lui aveva organizzato in tutti i particolari, era accompagnato dalla moglie Donatella, che avevo scoperto fosse una mia collega di lavoro.

Arrivati a Lahti in bus dall’aeroporto di Helsinki, nella prima giornata avemmo modo di verificare la sede della gara per il ritiro dei pettorali e, mentre lui si faceva preparare gli sci per la sua gara del sabato, io provai i primi km della pista. La Finlandiahiito quell’anno era prevista sui 45 km, che poi per problemi di innevamento furono ridotti a 43. La gara in tecnica classica (alla quale ero iscritto) si sarebbe svolta il sabato mentre la domenica sullo stesso percorso si sarebbe disputata la gara in tecnica libera.

Io avevo scelto di partire nel terzo gruppo, ed ebbi subito modo di apprezzare l’estrema tranquillità dei partecipanti, che in tutto erano 3.000, divisi appunto in tre gruppi. La mattina della gara aveva nevicato e la temperatura era abbondantemente sotto lo zero e quindi la pista era quasi perfetta. Subito confortato dalla preparazione degli sci, perfetti sia in salita che in discesa, ho affrontato con calma la gara. La pista non presentava difficoltà particolari, un saliscendi continuo che rompeva un po’ il ritmo, ma comunque tranquillamente affrontabile. Finita la gara in poco meno di quattro ore e mezza, in linea con le mie medie abituali, ho potuto apprezzare la comodità dello spaziosissimo centro sportivo di Lahti nel quale mi sono potuto cambiare al caldo prima di consumare, assieme a Franco, il modesto pasto finale.

SESTA GARA WORLDLOPPET – KEONIG LUDWIG LAUF

La Koenig Ludwig Lauf si svolge nei dintorni di Oberammergau, in Baviera, non distante dalla più famosa Garmisch-Partenkirchen. La località bavarese è famosa perché, in seguito ad un voto popolare seguito ad una epidemia di peste, ogni dieci anni da maggio ad ottobre vi si svolge la rappresentazione teatrale della Passione di Cristo, per lo svolgimento della quale è stato costruito un apposito teatro. La località è quindi un posto dalla vocazione turistica e non mancano le strutture alberghiere. La partenza della gara avviene davanti all’Abbazia di Ettal (a tre km da Oberammergau – famosa per la sua birreria) mentre il percorso originale, previsto sui 50 km, passa per il parco di uno dei castelli del Re Ludwig di Baviera al quale è dedicata la gara, Linderhof (a 50 km da Oberammergau sorge il più famoso castello di Neuschwanstein cui la Disney si è ispirata per il suo famoso logo). Purtroppo nelle mie tre partecipazioni il percorso originale non è mai stato rispettato per problemi di innevamento e quindi la gara lunga, 43 km, è stata disputata su due giri. La gara è comunque piuttosto veloce non presentando salite di rilievo: l’ho sempre conclusa (anche nel 2022) abbondantemente sotto le quattro ore. Nelle mie prime due partecipazioni, 2017 e 2018, avevo trovato una sistemazione alberghiera ideale, a 200 metri dall’arrivo della gara. Da segnalare oltre che la birra dell’Abbazia di Ettal anche quella dell’Hotel Maximilian dove viene prodotta nello stesso locale dove si può anche mangiare.

SETTIMA GARA – GATINEAU LOPPET

51 km, Canada

Uno dei requisiti per ottenere il diploma di master Worldloppet è che una delle dieci gare sia svolta oltre oceano. Sempre grazie al mio amico piemontese, nel 2018 partecipai alla gara canadese che si svolge al confine tra il Quebec e l’Ontario, a pochi km da Ottawa, capitale del Canada. Il Parc de la Gatineau è un conosciutissimo luogo di villeggiatura e campeggio con laghi boschi e sentieri. Noi abbiamo spese le giornate canadesi soprattutto in visita ai musei e ai palazzi della capitale (compresi il parlamento ed il Quirinale locale) mentre alla gara abbiamo dedicato un solo giorno visto che per problemi di trasporto abbiamo dovuto noleggiare gi sci sul posto e restituirli subito dopo la gara. Io ho approfittato anche per seguire una partita del campionato professionistico americano di Hockey su ghiaccio nel palazzo dei locali Ottawa Senators, vivendo la atmosfera tipica dei palazzetti americani, merchandising, musica a tutto volume e ristoranti sempre molto affollati. Da segnalare la gentilezza degli autisti degli autobus che mi hanno permesso di raggiungere la sede della partita seguendo i loro consigli.

Anche nella gara canadese atmosfera piuttosto rilassata (400 partecipanti) con la pista che si snoda lungo il parco con tratti molto larghi e una parte mediana molto difficile, stretta e tortuosa ed una parte finale con pista larghissima, quasi un’autostrada. La mattina della partenza (raggiunta con uno dei caratteristici bus scolastici nordamericani) la temperatura si aggirava sui meno 15 gradi, comunque sopportabilissima. Gli sci erano preparati molto bene anche se avevo provveduto a dare una passata di sciolina di tenuta per conto mio. Conclusa in poco più di quattro ore e mezza, citato dallo speaker (probablement de l’Italie ha detto…) sono arrivato assieme ai concorrenti di gare promozionali riservate alle famiglie, bambini compresi.

Ottava gara, Engadin Ski Marathon, 42 km, Svizzera

Nel 2019 mi sono iscritto alla gara Svizzera, che si svolge in tecnica libera nei dintorni di Sankt Moritz (dove sono arrivato il venerdì, provando subito la pista e prendendo un po’ paura per un tratto di discesa in mezzo al bosco dove erano stati strategicamente posizionati alcuni materassi). La partenza è fissata a  Maloja, a pochi km dal confine con l’Italia, su una serie di laghi ghiacciati dove ho sciato anche il sabato mattina.  Sempre accompagnato dal mio amico piemontese che mi aveva consigliato di stare in albergo in Italia per non pagare i prezzi esagerati degli alberghi svizzeri, mi sono recato in macchina alla partenza con il dovuto anticipo per trovare parcheggio. I partecipanti di norma di aggirano sui 15.000, la gara presenta un percorso tutto sommato semplice e veloce, anche se non mancano alcuni tratti impegnativi, in salita ed in discesa nel bosco, nei dintorni di Sankt Moritz dove gli ingorghi in salita sono una caratteristica. Dopo alcuni lunghissimi tratti in falsopiano ed alcune salite, si arriva a S-Chanf. Ho terminato la gara in circa 3 ore e 50 minuti dopo avere raggiunto l’amico Franco che era partito prima di me ma aveva corso la gara in tecnica classica. Una volta cambiati (ma non rifocillati in quanto il pranzo dopo gara è a pagamento e piuttosto caro) per tornare alla partenza si utilizza inizialmente il caratteristico treno del Bernina che riporta a Sankt Moritz da dove poi in autobus si raggiunge il parcheggio.

Nona gara, La Transjurassienne, 54 km, Francia

Dopo due anni di tentativi (la gara era stata annullata nel 2020 per mancanza di neve e nel 2021 per il covid) finalmente nel 2022 sono riuscito a partecipare alla gara francese del circuito, che si svolge nello Jura francese, non molto distante da Ginevra. Partito da casa il giovedì, dopo una sosta a Prè Saint Didier nei pressi di Courmayeur dove ho trascorso la notte, venerdì mattina in poco più di due ore ho raggiunto la località di Les Rousses dove parte la gara e dove si ritirano i pettorali. Ho provato pochi km di pista non ricavandone una buona impressione, così come non si presentava benissimo la sistemazione che avevo trovato le due notti da passare in Francia (un miniappartamento in una struttura piuttosto datata ma comunque dotato di tutte le comodità in cucina ed in bagno). Dopo avere inutilmente provato a chiedere al ritiro pettorali se fosse stato possibile prenotare il bus per la partenza (avevo prenotato solo quello per il ritorno dopo l’arrivo) la mattina della gara ho comunque trovato comodamente parcheggio a poche centinaia di metri dalla partenza e ho preso il via preoccupato un po’ delle condizioni della neve che il giorno prima pareva patire un po’ il rialzo delle temperature. Avevo deciso di utilizzare quindi gli sci con le pelli che comunque nella neve nettamente migliorata rispetto al giorno prima si sono rivelati molto veloci e garantisti in salita. Dopo un inizio caratterizzato da un divertente saliscendi, la pista presenta una lunghissima salita in un ambiente splendido cui fa seguito una velocissima discesa. I successivi km presentano un andamento simile, con una salita piuttosto impegnativa e negli ultimi km un’altra discesa molto veloce che porta all’arrivo sotto i trampolini nello stadio di Chaux-Neuve (dove si svolgono le gare francesi di coppa del mondo di combinata nordica). Un po’ complicato e piuttosto lungo (con sconfinamento in Svizzera) il ritorno alla partenza in bus e non avendo trovato all’arrivo che mi doveva mettere il timbro sull’apposito passaporto dove erano registrate anche le gare precedenti, sono tornato alla sede della gara dove un gentilissimo addetto ha confermato il mio arrivo in quattro ore e diciotto minuti.

Decima gara, Tartu Maraton, 63 km, Estonia

Anche qui dopo due tentativi andati a vuoto e sempre grazie al mio amico piemontese che, tra l’altro, ha il figlio che fa l’allenatore di basket proprio in Estonia, finalmente sono riuscito a partecipare alla gara Estone che, se portata a termine, mi avrebbe permesso di realizzare il mio obiettivo: decima gara completata e diploma di master. Arrivati a Tallin (la capitale) il venerdì sera abbiamo approfittato per una visita serale per cercare un ristorante. La mattina successiva abbiamo raggiunto la località di Tartu dopo poco più di due ore di macchina e abbiamo partecipato ad un pastaparty assieme ad altri sciatori già in possesso del diploma di master (io sono stato accettato anche se poi master lo sarei diventato solo il giorno dopo). Ritirati i pettorali in un grandissimo centro commerciale dove gli stand erano stati ricavati all’interno di un campo di hockey ricavato in mezzo ai negozi, abbiamo poi verificato come si dovevano raggiungere le sedi della partenza. Io ero iscritto alla gara lunga sui 63 km che parte da Otepaa (il bus per la partenza partiva a poche centinaia di metri dal nostro albergo e dopo una bella dormita sono riuscito ad attendere la partenza in bus visto che fuori nevicava e tirava vento). Franco era iscritto alla gara di 31 km che partiva da Arula (raggiunta in bus dopo che aveva parcheggiato l’auto all’arrivo comune di Elva).  Anche qui le condizioni meteo e della neve mi hanno consigliato l’utilizzo degli sci con le pelli e se all’inizio la neve era piuttosto veloce e divertente, a metà gara circa ha cominciato a nevicare fittamente tanto che sono andato in difficoltà con gli occhiali che si riempivano di neve. In particolare ho percorso una discesa praticamente alla cieca, sperando di non incocciare in un concorrente caduto. La qualità della pista è peggiorata costantemente e quindi ho deciso di prenderla comoda per raggiungere soltanto il mio obiettivo principale: finire la gara, cosa che ho fatto in circa sei ore e mezza, in un tempo dopo tutto piuttosto accettabile.

Da qualche anno l’ufficio (itinerante) della Worldloppet era affidato all’organizzazione estone alla quale avevo mandato un messaggio nei precedenti nel quale chiedevo che, qualora avessi finito la gara, mi fosse consegnato il diploma direttamente all’arrivo. Così, una volta cambiato, mi sono presentato nell’apposito spazio dove una solerte signora mi ha consegnato il diploma che mi accomuna ad oltre 5.000 appassionati di tutto il mondo, 250 circa dei quali italiani (salvo ulteriori verifiche, risulterei essere l’unico friulano ad avere raggiunto questo obiettivo) Dopo le foto di rito (pubblicate poi sul sito Worldloppet.com) ho raggiunto in auto l’amico Franco con il quale siamo ritornati al nostro albergo.

Il giorno dopo la gara abbiamo raggiunto, sempre in auto, la localita di Joehvi, a pochi km dal confine con la Russia, dove il figlio di Franco, Alessio, allena la locale squadra di basket che sotto la sua direzione è salita per la prima volta nella serie A estone. Il martedì abbiamo raggiunto il parco di Alutaguse dove la neve fresca e le piste non battute non mi hanno impedito una sciata rilassante mentre Franco ed il figlio erano andati in una grande area wellness nei dintorni. Ben diversa la situazione il mercoledì dove tutti e tre abbiamo sciato con temperature finalmente più basse e piste perfettamente battute. In particolare mi sono avventurato in un bellissimo in un anello non segnalato ma regolarmente battuto dove ho potuto sciare con assoluta tranquillità.

Il giovedì mattina siamo tornati a Tallinn dove la visita della città ci è stata praticamente impedita dalle manifestazioni per la giornata dell’indipendenza Estone, per cui abbiamo raggiunto l’aeroporto per il ritorno a casa.

Si è così conclusa questa avventura iniziata nel lontano 1999 (anche se ai fini del risultato la prima gara registrata sul passaporto è la Marcialonga del 2002- non esistono infatti limiti di tempo per completare le gare richieste) Per non dormire sugli allori ho già iniziato il percorso che mi dovrebbe condurre al secondo diploma: prima o poi vorrei partecipare alle altre gare europee (Repubblica Ceca, Polonia, Russia e Islanda) per poi vedere se sarà possibile varcare l’oceano per gareggiare negli Stati Uniti, In Argentina, In Cina, In Giappone, in Australia e in Nuova Zelanda. Sognare non costa niente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio master Worldloppetultima modifica: 2022-06-17T16:50:42+02:00da maxpres8
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