stagione agonistica 2023/2024

Stagione agonistica 2023/2024

Dopo il rientro i primi di settembre dal viaggio in Australia e Nuova Zelanda (di cui alla relazione sempre su questo blog) approfittando della presenza a Planica, in Slovenia, della struttura coperta che permette di sciare su neve naturale anche in piena estate, il dieci ottobre mi sono recato nella località a pochi km dal confine di Tarvisio per riprendere gli allenamenti in vista della stagione 2023/2024.

Circa due ore di allenamento in tecnica classica che ho poi ripetuto due settimane dopo: la distanza coperta è difficile da calcolare in quanto al chiuso i rilevatori satellitari non funzionano.

Il 13 novembre mi sono recato ad Obertilliach, in Austria, dove con la neve messa via dalla passata stagione con il sistema dello “snow farming” avevano preparato un anello piuttosto impegnativo di poco più di due km. La presenza di molte squadre nazionali giovanili di biathlon permetteva di utilizzare la pista solo dalle 12.30 alle 14.30: io sono riuscito ad entrare qualche minuto prima e per la mancanza di binari per la tecnica classica ho sciato per 18,5 km in tecnica libera (skating) con molta soddisfazione anche per il buon rendimento nelle impegnative salite delle piste agonistiche.

Ripetuta l’esperienza il mercoledì successivo, 22 novembre, ero riuscito a superare per la prima volta i venti km ed ero venuto via molto soddisfatto: purtroppo dopo una decina di km, nei pressi di Maria Luggau, nell’affrontare una curva stretta forse ad una velocità un po’ troppo elevata ho colpito con violenza una roccetta sporgente caduta da un cantiere boschivo ed ho distrutto la gomma anteriore destra. Inutili i tentativi di gonfiarla con il compressore d’emergenza viste le condizioni della gomma, mi sono attivato per chiamare i soccorsi, indirizzato dall’assistenza della casa costruttrice dell’auto alla mia assicurazione la cui polizza avrebbe dovuto avere anche il recupero dell’auto nelle casistiche comprese. Con un paio di telefonate ho quindi attivato il soccorso anche se la chiamata che doveva verificare la mia posizione è arrivata dopo un’ora abbondante. Rassicurato sul fatto che stavano cercando un mezzo nei dintorni mi sono messo ad aspettare e dopo avere fornito spiegazioni alla polizia che mi ha visto fermo per qualche ora, dopo oltre quattro ore dall’incidente è arrivato il carro attrezzi che ha caricato l’auto e l’ha portata presso l’officina autorizzata poco fuori Lienz. Per fortuna la polizza comprendeva anche l’eventuale pernottamento quindi ne ho approfittato.

La mattina presto dopo colazione ho raggiunto la concessionaria a piedi percorrendo circa cinque km sulla ciclabile che avevo già percorso qualche anno prima: arrivato il gestore mi ha chiesto se volevo montare una gomma nuova od una usata di emergenza giusto per tornare a casa. Fatta la scelta sono andato a fare un giro a piedi nella vicina località di Oberlienz e alle 10 circa ho potuto riprendere possesso della mia auto.

Una settimana dopo sono tornato a Planica dove si poteva sciare in un percorso misto tra lo ski tunnel che avevo utilizzato in precedenza e le piste preparate all’esterno. Confermata la distanza di circa 21,5 km ero pronto per la tradizionale vacanza in Val di Fiemme nel weekend dell’Immacolata.

L’otto dicembre, partito presto da casa, mi sono fermato sulle piste del Passo San Pellegrino dove erano preparati alcuni anelli della lunghezza complessiva di circa 4 km e ho potuto sciare per quasi 23 km in tecnica classica: per il pranzo mi sono recato nel vicino locale gestito da Oscar, il figlio di una amica di infanzia nel mio paese, Gradisca di Spilimbergo.

Il giorno dopo sulle piste di Passo Lavazè ho potuto sciare per altri 25 km circa, mentre domenica 10 ho superato per la prima volta i 30 km in skating nonostante l’affollamento delle piste: a Lavaze’ era preparato un anello di 4,5 km delle decine che normalmente sono disponibili, ma purtroppo la carenza di neve dovuta anche ad un paio di giornate di pioggia intensa nelle settimane precedenti avevano vanificato il lavoro di preparazione già a buon punto.

Lunedì 11, approfittando del minore affollamento delle piste ho potuto sciare con più tranquillità e mi sono avvicinato alle tre ore complessive di sciata in classico superando i 31 km.

Martedì 12 ho rinunciato ad una sciata sulle piste di Passo San Pellegrino (che pure sono sulla strada verso casa) perché di lì a tre giorni sarei dovuto partire per Livigno per la prima gara della stagione.

PRIMA GARA:  SGAMBEDA (Livigno) 28 km , domenica 17 dicembre 2023

Giovedì 14 dicembre infatti sono partito per la località in provincia di Sondrio nella quale non avevo mai sciato anche perché piuttosto lontana da casa: alcuni amici del gruppo Whatsapp che aveva sostituito il forum sul sito SkiNordic.it però mi avevano sollecitato dicendomi che la distanza non poteva rappresentare un problema per uno che era appena tornato da un viaggio all’altro capo del mondo per due gare di sci. Una volta superata la visita di idoneità agonistica e conseguentemente ottenuto la tessera FISI con l’iscrizione alla società “Cornacci” di Tesero mi sono quindi iscritto a quella che tradizionalmente è la prima gara della stagione. Ho raggiunto Livigno, chiamata anche “il piccolo Tibet” per la sua altitudine e la garanzia della presenza di neve abbondante, attraverso la strada che avevo utilizzato nel marzo 2023 per raggiungere l’Engadina in Svizzera solo che poi appena entrato nella valle elvetica ho preso un tunnel a pagamento di circa 4 km a senso unico alternato che esce sulle sponde del lago a monte della cittadina lombarda.

Dopo una sosta alla birreria Forst di Merano per il pranzo sono arrivato nel primo pomeriggio a Livigno ed ho preso possesso della mia stanza nell’Hotel gestito dai genitori dell’ex azzurro di biathlon Thomas Bormolini e poi ho fatto un primo giro esplorativo.

Venerdì ho provato per la prima volta le piste e con una temperatura finalmente sotto lo zero ho potuto effettuare più o meno il giro previsto per la gara della domenica, compresa la lunga salita che precedeva il giro di boa verso il ritorno alla zona di partenza/arrivo chiamata “del Vago”.  Non dovendo effettuare diversi giri per accumulare km non mi è parso vero di fare km praticamente senza mai passare per lo stesso posto ed ho percorso 28 km in poco più di tre ore.

Sabato mattina la temperatura era decisamente inferiore (toccate punte di meno 15) ed ho voluto provare la pista in skating sciando per 20 km circa: nel pomeriggio ho ritirato il pettorale raggiungendo l’ufficio gare dopo una lunga camminata (circa 2 km) non utilizzando il servizio autobus gratuito in funzione a Livigno e mi sono preparato per la gara della domenica che partiva alle 11 per scongiurare gli effetti di eventuali basse temperature.

Domenica mattina presto quindi sono stato a fare un po’ di shopping di prodotti tipici locali (bresaola, pizzoccheri etc.) così da essere pronto a partire il giorno dopo.

Fortunatamente l’hotel era a poche centinaia di metri dalla partenza quindi ho potuto prepararmi con molta calma senza portarmi dietro il sacco per il ricambio.

Partito dalle ultime posizioni come al solito la pista molto larga mi ha permesso di recuperare qualche posizione: il percorso prevedeva un primo giro di circa 4 km che prevedeva il ritorno alla zona di partenza per poi affrontare il giro che avevo percorso il primo giorno, risalendo la pista in direzione del passo della Forcola. Per pericolo di valanghe era stato chiuso il tratto superiore della pista che ricalcava quindi il percorso già provato il venerdì. Nella salita principale ho sorpreso me stesso dopo circa 15 km quando rallentato da alcuni concorrenti che arrancavano un po’ sono riuscito a superarli di slancio nel punto più stretto. Arrivati al primo ristoro cominciava la lunga e veloce discesa che alternata a brevi strappi in salita riportava verso la zona del traguardo: prima però bisognava affrontare il tratto delle piste agonistiche (del quale ci era stato comunque risparmiato un pezzo che avevo percorso interamente il primo giorno). Sono così arrivato al traguardo dopo due ore e 13 minuti coprendo i 28 km di gara alla media, per me ragguardevole, di 12,6 km all’ora. Accolto dopo l’arrivo dall’amico Marco Bergomi che mi ha porto un bicchiere di the caldo, in pochi minuti ho raggiunto l’albergo dove mi sono potuto cambiare con tranquillità prima di raggiungere l’ufficio gare dove si svolgeva il “pasta party” questa volta utilizzando parzialmente il servizio bus. Ho condiviso il pranzo oltre che con Marco anche con gli amici Migly e Luigi e poi ho salutato la compagnia.

Durante il viaggio di rientro dovendo passare per la “Val Mustair” (Valle Monastero) in Svizzera (patria del più volte campione olimpico e mondiale Dario Cologna)  mi sono fermato sulle piste che in più di un’occasione hanno ospitato le gare del “Tour de Ski” (gara a tappe valevole per la coppa del mondo) percorrendo anche l’anello che di solito viene utilizzato per la gara “sprint” che presenta una ripidissima discesa. Una sgambata di due ore per circa 20 km mi sarebbe servita per fare spazio al pranzo che avevo intenzione di consumare ancora alla “Forst” di Merano ma ho trovato molta gente in attesa di un posto a sedere e quindi ho rinunciato, non senza avere fatto scorta di birra allo shop prima di partire.

Tre giorni dopo sono tornato a Planica dove erano aperte solo le piste “esterne” che ho trovato in ottime condizioni: altri 27 km in due ore e mezza di sciata su neve perfetta.

Per l’ultima sciata dell’anno mi sono recato in Val Casies dove era battuto quasi l’intero percorso della gara di metà febbraio, salita finale compresa: partito dal centro di Monguelfo ho risalito quindi tutta la valle facendo anche la deviazione per Tesido, raggiungendo poi San Martino e Santa Maddalena prima di sbagliare in una deviazione che mi ha costretto a percorrere un centinaio di metri a piedi prima di ri-immettermi nella discesa verso San Martino: alla fine ho superato per la prima volta i 42 km in quattro ore.

Per la prima sciata dell’anno il 3 gennaio scelgo una località che non avevo mai frequentato, le piste della Val Fiorentina, tra il Passo Staulanza e Selva di Cadore, dove si scia sempre al cospetto del Monte Pelmo. La località è raggiungibile in poco più di due ore da casa mia e presenta diversi anelli dei quali il più lungo misura 7,5 km. Ci sono pochi tratti in piano, alcune discese ripide e lunghi tratti in salita, tanto che pur facendo metà dei km fatti in Val Casies supero di qualche decina di metri il dislivello complessivo in salita.

La rifinitura in vista della seconda gara dell’anno la faccio martedì 9 gennaio a Planica dove trovo battuti tratti nuovi che rendono la sciata meno monotona e mi accontento di 22,5 km.

SECONDA GARA – DREI ZINNEN MARATHON- 62 KM -13 GENNAIO 2024

Per motivi di marketing la tradizionale gara di metà gennaio in Val Pusteria è stata ridenominata (io resto comunque affezionato al vecchio “Pustertaler Ski Marathon”) ma il percorso è rimasto uguale a quello del 2023. Il giorno prima della gara, venerdì 12, mi fermo all’altezza del Lago di Landro e provo la pista con un paio di sci da allenamento che però sono utili a decidere che sciolina di tenuta utilizzare nella gara del giorno dopo. Dopo avere ritirato il pettorale a Villabassa nel pomeriggio arrivo in albergo dove posso riposare in vista della gara.

Sabato mattina presto mi alzo in tempo per prendere comodamente il bus che mi porterà da Dobbiaco alla partenza prevista in Val Fiscalina: posso attendere al caldo in un locale molto affollato il momento di uscire, consegnare il sacco con il cambio dei vestiti ed entrare nella zona di partenza. La temperatura è piuttosto bassa (meno 15) ma i primi km in leggera salita non faranno sentire troppo il freddo. Il giro di boa in Val Fiscalina è fissato leggermente prima dell’anno scorso e comincia così il lungo tratto in prevalente discesa che porta prima a Moso, poi a Sesto in Pusteria, San Candido e successivamente a Dobbiaco. Naturalmente la media è molto alta per i miei parametri ed arrivo nello stadio del fondo di Dobbiaco proprio mentre sta partendo la gara corta sui 30 km. Subito dopo la zona di partenza la pista si restringe e sono un po’ preoccupato dell’arrivo dei primi concorrenti. Infatti dopo poche centinaia di metri arriva il gruppo ed io che pure me ne sto più a destra possibile vengo quasi travolto rischiando di farmi rompere un bastoncino. Lanciati un po’ di improperi ad alta voce continuo con il mio ritmo lasciando passare progressivamente i concorrenti della 30 più veloci di me e comincio il lungo tratto in prevalente salita che mi porterà fino al giro di boa di Cimabanche dopo altri 18 km e oltre 300 metri di dislivello in salita. E’ stato possibile effettuare la gara nel suo percorso integrale solo grazie alle nevicate della settimana precedente ed infatti, pur essendo in buone condizioni, specie nel tratto verso la salita della Val Fonda si vedono anche alcuni sassi spuntare qua e la. Superato il “gran Premio della Montagna” della Val Fonda (segnalato dallo striscione “climb” del circuito “Ski Classics” del quale la gara fa parte) comincia una ripida discesa alla termine della quale i concorrenti della 30 km devono girare subito verso Dobbiaco mentre a “noi” della 62 è riservato un ulteriore tratto in salita che arriva a poche centinaia di metri dal valico di Cimabanche. Da lì comincia un lungo tratto in discesa inframezzato da alcune rampe in salita anche impegnative: si ritorna allo stadio di Dobbiaco e si seguono le indicazioni per Villabassa e si percorrono altre rampe in salita e un paio di discese molto ripide. Attraversate le piste di discesa comincia un tratto molto divertente, un saliscendi di circa 5 km che permette di arrivare a tagliare il traguardo con un tempo di 17 secondi superiore alle sei ore, con una media superiore ai 10 kmh, per me molto soddisfacente. Vengo chiamato dallo speaker a fare alcune dichiarazioni sulla gara e sulla pista, me la cavo perché riesco a scherzare nonostante la stanchezza. Dopo essermi cambiato prendo al volo il bus che mi riporta a Dobbiaco dove posso godermi il meritato riposo.

Il giorno dopo seguendo i consigli di due amici approfitto della relativa vicinanza con Dobbiaco mi reco in Valle Aurina dove per la prima volta provo le piste di Riva di Tures, che raggiungo nonostante alcuni problemi con l’auto causati probabilmente dal gran freddo.

La pista è quasi completamente in ombra, percorro prima il tratto verso valle molto rilassante e tornato verso la partenza percorro un tratto molto impegnativo per salite e discese ripide, mi rilasso ancora un po’ negli ultimi km e mi fermo dopo due ore e un quarto e dopo vere percorso poco più di 20 km.

La domenica successiva è in programma la “Dolomitenlauf” ad Obertilliach che si raggiunge in circa 35 minuti da Dobbiaco. Obertilliach sarebbe il luogo ideale per gli allenamenti anche partendo da casa ma purtroppo ai primi di dicembre una grossa frana si è verificata sul versante italiano del Passo di Monte Croce Carnico che non è più percorribile. Per tornare a casa dopo la prova del primo dei due giri in programma nella gara austriaca devo così allungare di circa 60 km il tragitto percorrendo la strada del Passo Pramollo che se dal versante austriaco è larga e pulita, dal lato italiano è stretta e pulita poco dalla neve tanto che per stare in mezzo alla strada rischio un frontale con un automobilista in senso contrario che si teneva, come me, al centro della carreggiata.

TERZA GARA – DOLOMITENLAUF – 42 KM – 21 GENNAIO 2024

Nelle prime partecipazioni raggiungevo Obertilliach per disputare la Dolomitenlauf direttamente da casa: visto il blocco del Passo di Monte Croce Carnico questa possibilità sarebbe stata comunque impossibile da praticare, in ogni caso non avendo più problemi di tempo libero e ferie, ho approfittato e ho prenotato all’Hotel Nocker di Dobbiaco già dal venerdì. Arrivato la mattina presto mi sono recato subito in Val Casies dove mi sono allenato soprattutto nella spinta di sole braccia e sono rimasto sorpreso comunque dalla distanza raggiunta, oltre 28 km. Il giorno dopo, sabato, volendo approfittare delle piste che partono a 100 metri dall’Hotel, mi sono diretto verso Villabassa con l’intenzione di arrivare fino a Braies. Durante la sciata mi sono reso conto però che i km da affrontare sarebbero stati troppi e quindi all’altezza del ponte che passa sopra la strada che porta al famoso lago sono tornato indietro: all’altezza di Villabassa ho preso una deviazione sulla destra che mi ha portato dopo una breve salita davanti ad un Hotel che pare abbandonato. Scio per due ore e mezza poi torno in Hotel per riposare in vista della gara dell’indomani.

Domenica 21 gennaio poco prima delle nove parto in auto diretto ad Obertilliach dove arrivo ampiamente in tempo per ritirare il pettorale e prepararmi con calma alla partenza della gara che è prevista per le 10. Fa freddo (più di dieci gradi sotto zero) ma almeno così non ho problemi nella scelta delle scioline di tenuta. Parto nel secondo gruppo (uno dei benefit dell’essere Master del circuito Worldloppet del quale fa parte la gara) e nelle prime salite fatico un po’ a rompere il fiato e a non farmi superare da troppi concorrenti. Dopo un po’ di saliscendi comincia una lunga e veloce discesa che porta al giro di boa in direzione Maria Luggau dal quale si risale con una salita piuttosto regolare fino ad oltre tre km successivi al punto di partenza per poi tornare ed iniziare il secondo giro: percorro il primo giro di 21 km in un’ora e 55 in una media ottima per me. Quando sono arrivato quasi arrivato per la seconda volta alla fine della discesa, nel tratto più impegnativo rappresentato da una curva a gomito cerco di restare nella parte meno rovinata della pista ma perdo l’equilibrio e cado: quando mi rialzo vedo che sono caduto sopra il bastoncino sinistro rompendolo. Devo così percorrere due km (dei quali uno fortunatamente in discesa) con un solo bastoncino prima di trovare l’assistenza che me ne fornisce uno che dovrò naturalmente restituire dopo l’arrivo. Perdo qualche ulteriore minuto nell’operazione che si rifletterà nel tempo finale: nell’edizione 2023 prima di tornare verso l’arrivo era stata inserita una salita più impegnativa che quest’anno ci è stata risparmiata: concludo comunque la gara in quattro ore e un minuto, soddisfatto nonostante la pirlaggine della caduta e della rottura del bastoncino. Il solito piatto di goulaschsuppe ed una buon birra sono il giusto premio di una gara comunque positiva.

QUARTA GARA – MARCIALONGA DI FIEMME E FASSA –  70 KM 28 GENNAIO 2024

Nel 2023 ero riuscito a partecipare per la prima volta alla “Lavazeloppet” al Passo Lavaze’ in Val di Fiemme, provando la pista il mercoledì, effettuando la gara il giovedì e provando le piste della Marcialonga in Val di Fiemme il venerdì. Sabato mi ero trovato con un gruppo di amici del gruppo SkiNordic in Val di Fassa soffrendo per le temperature piuttosto basse che purtroppo avevavno avuto conseguenze sul mio stato di salute tanto che avevo fatto una grande fatica nel portare a termine la gara.

Quest’anno ho preferito tornare all’antico e salire in Val di Fassa il venerdì per provare la pista che ho trovato molto ghiacciata ed affollata dai Team Pro che provavano gli sci. Venerdì sera si era svolta sul tratto da Lago di Tesero a Predazzo la “Marcialonga Story”, gara che viene affrontata con attrezzatura ed abbigliamento d’epoca. IO ho provato quel tratto sabato mattina trovandolo in condizioni disastrose visto che dopo il passaggio della motoslitta che fungeva da “scopa” la pista non era stata battuta presentandosi quindi particolarmente ghiacciata e sconnessa. Avevo limitato quindi la sciata ad una quindicina di km per poi assistere, nel primo pomeriggio, alla “MiniMarcialonga” splendida manifestazione che vede alla partenza circa 500 bambini dai 6 ai 12 anni. Nel tardo pomeriggio mi ero recato all’Hotel Erica di Stava a trovare gli amici Anna e Walter, gestori dell’Hotel, con i quali sarei salito alla partenza il giorno dopo. Avevo così trovato in visita anche il gruppo dei norvegesi che, tradizionalmente, come me alloggiavano all’Albergo al Cervo di Tesero.

Salito quindi alla partenza di Moena con gli amici Anna e Walter (Anna partecipava alla gara) sono entrato nel tendone per attendere al caldo la partenza preoccupato un po’ per lo stato della pista viste le temperature previste in aumento che mi avevano consigliato di usare gli sci con le pelli al posto di quelli da sciolinare.

La temperatura durante la notte invece era scesa un po’ più del previsto e nonostante la limitazione dello spazio nella prima salita verso il centro di Moena la pista si presentava in buone condizioni, Il primo ingorgo come al solito all’uscita di Moena faceva perdere un po’ di tempo, poi alla fine della ripida discesa verso Soraga ho visto molta gente che toglieva gli sci a causa di un tratto particolarmente ghiacciato e quindi mi sono adeguato anch’io. Proseguito abbastanza regolarmente nel tratto che da Moena porta a Canazei attraverso tratti in salita nei quali si procede in fila più o meno ordinata, sono arrivato al giro di boa di Canazei dopo 18 km in due ore e 25 minuti, rispettando i miei tempi. Cominciato la ridiscesa verso Moena ho notato che gli sci erano comunque veloci: sulla temuta discesa di Mazzin ho provato a scendere senza togliere gli sci ma per stare sull’estrema destra dove la neve era più mossa mi sono praticamente incastrato e quindi ho dovuto forzatamente togliere gli sci per proseguire. Al ristoro nel tendone di Pozza di Fassa mi sono rifocillato con due mezzi panini.  Nella stretta discesa che precede la lunga salita di Soraga un concorrente mi è caduto davanti e per non prenderlo in pieno mi sono dovuto buttare a terra non trovando spazio per passare. Ho perso un po’ di tempo per rientrare in pista e ho superato abbastanza tranquillamente il breve tratto di discesa successivo alla lunghissima salita di Soraga che si percorre letteralmente a passo d’uomo.

L’ultimo impegnativo tratto di discesa era rappresentato dalla nuova discesa che porta al centro di Moena nel quale nel 2023 ero caduto clamorosamente ed ero andato in confusione non riuscendo a rialzarmi da solo. Nonostante i consigli di un addetto dell’organizzazione ho provato a scendere senza togliere gli sci e facendo estrema attenzione sono riuscito ad arrivare indenne nella piazza centrale di Moena e successivamente al ristoro posto all’altezza della partenza, dopo 38 km percorsi in 4 ore e 18 minuti. Sapevo di essere in notevole anticipo rispetto al tempo del 2023 e la cosa mi ha tranquillizzato e dato un po’ di entusiasmo. Sono arrivato al traguardo della gara di 45 km in cinque ore esatte e da Predazzo a Ziano nonostante la pista molto scaldata dal sole ho stabilito il mio record delle ultime edizioni. Sono così arrivato allo stadio del fondo di Lago di Tesero in tempo per salutare l’amico Mario Trettel che mi aspettava, molto contento di avere rispettato l’appuntamento con un ritardo accettabile.

Nonostante una caduta da pirla sul tratto pianeggiante tra Lago e Masi di Cavalese nella quale, cadendo di schiena, ho distrutto il flacone di impregnante per le pelli che mi ero portato dietro, sono arrivato piuttosto velocemente al ponte vicino alla cascata che da il nome all’ultima salita, e ho cominciato il tratto verso Molina sempre con una certa velocita: a Molina una serie di deviazioni ha allungato un po’ il percorso e in 22 minuti sono arrivato all’inizio della salita finale, che come nel 2023 ha visto la modifica dell’ultimo km che ora si affronta attraverso un tratto in viva pendenza chiamato “Il Mur da la Stria”…riesco a sciare discretamente senza ricorrere alla salita a spina di pesce e mi immetto nel rettilineo finale concludendo la gara in circa sette ore e 33 minuti, molto contento di essere riuscito a tornare sui miei tempi medi dopo la brutta esperienza del 2023.

Il lunedì rispetto la tradizione e salgo sulle piste di Passo Lavazè dove per un giorno abbandono la tecnica classica per avviarmi verso Malga Ora e Capanna Nuova con gli sci da skating. Come al solito la battitura delle piste è perfetta ed arrivo fino al bivio per la Malga Schoenrast con l’obiettivo di arrivare alla Malga Schmieder. Purtroppo le condizioni della pista peggiorano e devo fare molta attenzione tra chiazze di terra, sassi e sporco. Arrivo comunque, dopo avere camminato per circa 500 metri alla Malga Schmieder e vengo accolto calorosamente dal titolare Heini che si ricorda di me nonostante non frequenti la sua malga troppo di frequente. Riesco anche a farmi preparare il mio piatto preferito (fettuccine al pino mugo con sugo di selvaggina) nonostante fossero fuori menù e posso tornare verso Lavazè facendo un po’ più di fatica nelle salite che portano a Malga Ora. Scio comunque per quasi 29 kilometri soddisfatto di avere rispettato una tradizione consolidata.

Nel week end successivo sarebbero state in programma due gare in Germania, ad Oberammergau, ma purtroppo due giorni di pioggia intensa avevano sciolto completamente la neve e quindi le gare della Koenig Ludwig Lauf erano state cancellate. Avevo dovuto così cancellare la prenotazione pagando una penale piuttosto salata avendo comunque come contropartita uno sconto sull’eventuale prenotazione per il 2025.

Venerdì 2 febbraio sono andato sulle piste del Centro Fondo Campolongo sopra Asiago dove ho trovato piste in buone condizioni che mi hanno permesso di sciare per circa 32 km in poco più di tre ore.

Dovendo partecipare alle gare in Val Casies di lì a due settimane, il 7 febbraio sono salito nella Valle AltoAtesina per un allenamento su quello che dovrebbe essere stato il percorso della gara corta.

QUINTA E SESATA GARA – GRAN FONDO VAL CASIES – 17 E  FEBBRAIO

Dopo un paio di allenamenti sulla corsa ed in bici, il 16 febbraio sono tornato in Val Pusteria ed ho provato la parte alta (la più impegnativa) dell’anello della gara lunga del giorno dopo, trovando la salita e la discesa finale in ottime condizioni. Purtroppo le temperature erano previste in aumento e quindi ho preferito, per la gara di sabato 17, usare gli sci con le pelli.

Affrontata con calma la salita subito dopo la partenza, ho superato con relativa tranquillità le ripide discese nella prima parte di gara e sono sceso piuttosto velocemente verso il giro di boa di Tesido nel raggiungere il quale in una salita al sole la neve cominciava a diventare bagnata e sporca. Coperti i primi 18 km in un’ora e mezza circa ho cominciato il lungo tratto in falsopiano che riportava verso la partenza (e il traguardo della 30 km) cercando di utilizzare la sola spinta di braccia ho il “passo spinta” per la maggior parte dei km: arrivato al bivio per la 42 km in due ore e 50 in un tempo accettabile, comincio la lunga salita (sei km) verso Santa Maddalena con buona lena. Le pelli mi garantiscono una buona tenuta e salgo in buon ritmo e supero la temuta zona lungo il torrente con una serie di dossetti che rompono il ritmo. Finito questo tratto dopo una lunga rampa finalmente si raggiunge la zona degli impianti di risalita nella quale si può sciare con discreta tecnica. Raggiungo il culmine della salita dopo un’ora circa superando 250 metri di dislivello. Convinto di avere superato le fatiche affronto la lunga discesa che però è in condizioni disastrose, con neve bagnata e a mucchi che mi impongono molta prudenza soprattutto nelle numerose curve. Nell’ultima curva pericolosa prima del tratto d’arrivo riesco ad evitare un concorrente in difficoltà che non riesce a rialzarsi dopo una caduta. Arrivo così al traguardo dopo 43 km percorsi in quattro ore e 27. Nel tornare alla macchina per cambiarmi incontro un gruppo di amici del gruppo SkiNordic ai quali do appuntamento per il giorno dopo per la gara skating alla quale anche loro parteciperanno.

Avevo intenzione di fare la gara lunga in skating anche il giorno successivo ma visto che le temperature non accennavano a diminuire per evitare di trovare la discesa finale ho deciso che per la prima volta in decine di partecipazioni avrei optato per il percorso corto. Il numero dei partecipanti è di gran lunga superiore a quello del giorno prima e affronto la gara con assoluta tranquillità, soprattutto nella parte caratterizzata da una serie di “S” in discesa che impongono prudenza. Vengo superato da molti concorrenti ma non mi preoccupo e proseguo con il mio ritmo. Arrivo al giro di boa di Tesido con qualche minuto di anticipo rispetto al giorno prima ed arrivo bene all’attraversamento della statale che avviene sotto uno stretto tunnel. Manca una breve salita che si conclude con l’attraversamento di un torrente su uno stretto ponte poi le difficoltà sono finite: arrivo quindi con tranquillità al traguardo che taglio dopo due ore e 37 minuti concludendo la gara a quasi 12 kmh, una media molto soddisfacente.

Nel capannone nel quale si gusta il famoso “piatto Casies” incontro tanti amici e conoscenti tra i quali tutti quelli del gruppo “SkiNordic” presenti e dopo avere preso il caffè saluto la compagnia e me ne torno in albergo dove conosco una coppia di Trieste che scopro essere colleghi di lavoro nella mia ex-banca che conoscono una collega di Maniago con la quale ho lavorato nei miei ultimi quattro anni di lavoro.

Solitamente avrei effettuato una sciata di defaticamento ma il giovedì successivo sarei dovuto partire in aereo per una lunga trasferta in Finlandia e Svezia e quindi ho preferito tornare a casa per preparare valigie e sci con calma.

Giovedì 22 febbraio sono quindi partito per la Finlandia: preso l’aereo da Venezia dove sono arrivato poco dopo le quattro del mattino (l’aereo partiva alle 6.30) sono arrivato a Monaco dove ho preso subito la coincidenza per Helsinki trovando già sull’aereo il resto del gruppo del viaggio organizzato dall’agenzia Running and More con sede operativa a Tesero.

Siamo arrivati ad Helsinki in perfetto orario e subito fuori dall’aeroporto ci aspettava il bus che vi avrebbe portato a Lahti con un viaggio di poco più di un’ora. Una volta preso possesso delle nostre stanze siamo scesi nell’adiacente centro commerciale dove ognuno ha trovato il modo di mangiare qualcosa. Io ho approfittato per un primo giro per la città e per l’acquisto di frutta fresca in un supermercato del quale ricordavo bene la posizione.

Venerdì mattina ci siamo incamminati verso lo stadio del fondo per provare i primi km della pista: il tempo umido e un po’ piovigginoso avevano reso la pista un po’ pesante e nonostante usassi gli sci con le pelli mi sono trovato un po’ in difficoltà con la tenuta nelle salite facendomi distanziare dagli altri del gruppo. Non mi sono preoccupato più del dovuto e ho poi risolto il problema in vista della gara del giorno dopo avanzando al massimo la posizione degli attacchi e con una passata del solo impregnante che evita alle pelli di bagnarsi troppo. Dopo il ritiro pettorali e il pranzo al ristorante italiano “Mamma Mia” nel pomeriggio sono finalmente riuscito a visitare il museo dello sci adiacente allo stadio dove, tra le altre cose, fanno bella mostra di sé le tre medaglie d’oro vinte da Maria Liisa Kirvesniemi alle olimpiadi di Sarajevo ’84. Tornato in albergo sotto una fitta pioggerellina me ne sono stato tranquillo fino ad ora di cena dopo un giro per il centro commerciale.

SETTIMA GARA – FINLANDIA HIIHTO – 62 KM, 24 FEBBRAIO

A differenza del 2023 la partenza è stata anticipata di un’ora, ma ciò mi ha consentito comunque di prepararmi con estrema calma dopo un’abbondante colazione in albergo. Raggiunto il grande capannone della fiera trasformato in “race center” mi sono preparato con la calma, ho lasciato il sacco con il ricambio e mi sono avviato alla partenza attendendo pochi minuti che aprissero i cancelli per chi, come me, partiva nel terzo gruppo.

Dalla sera prima aveva smesso di piovere ma la neve era comunque pesante anche se le condizioni dei binari erano accettabili: la partenza prevede due lunghe salite e ho verificato che l’intervento sugli sci aveva dato i frutti sperati. I primi dieci km ricalcavano quelli già percorsi nelle due precedenti occasioni nelle quali avevo disputato la gara (2016-2023) compresa la lunga e veloce discesa che precedeva di poco, dopo una salita piuttosto impegnativa, il bivio per la gara dei 20 km. La neve è più lenta delle altre mie partecipazioni e riesco comunque a mantenere un velocità media sufficiente per i primi 20 km anche se mi rendo conto che non riuscirò a ripetere il tempo del 2023 anche perché la gara è prevista sui 63 km contro i 58 del 2023. Con i binari in condizioni sufficienti riesco comunque a percorrere le salite con relativa tranquillità anche se nella seconda parte la media orario cala un po’ visto che aumentano un po’ anche i tratti in salita. Superato un tratto nel finale che ricordavo piuttosto bene anche per la presenza di un campo di volley sommerso dalla neve, passato un sottopassaggio comincia un lungo tratto rettilineo al termine del quale una secca deviazione a destra immette nel tratto forse più impegnativo a causa di ripide discese in cui ci metto molta attenzione. Provo a forzare un po’ i tempi in salita e vedo che riesco a distanziare alcuni concorrenti con i quali ho fatto gara quasi parallela.  Anche il finale è stato modificato ed invece di arrivare allo stadio dopo una lunga discesa dopo il rettilineo dal quale si cominciano a vedere i trampolini si devia sulla destra sulla pista usualmente utilizzata per le gare di coppa del mondo che comprende una lunga e ripida salita seguita da una discesa dopo la quale ci viene risparmiato il caratteristico secco tornante che oltrepassiamo per girare verso lo stadio mentre lo speaker pronuncia il mio nome. Mancano ancora alcune centinaia di metri e da un quarto d’ora ha ricominciato a piovere: taglio comunque il traguardo cercandomi sul maxi schermo che trasmette le immagini della gara dopo sette ore e quattro minuti sfiorando la media di nove kmh, comunque molto soddisfatto. Scatto una foto al tabellone che indica il mio tempo e mi avvio verso il capannone dove ho la possibilità di cambiarmi al caldo, prendere due prodotti per la cura delle pelli degli sci ad un prezzo molto vantaggioso e mangiare qualcosa constatando che i finlandesi sono migliorati da questo punto di vista.

Torno in albergo sotto una fitta pioggia mista a neve e preparo subito i bagagli perché domenica mattina si parte per la Svezia.

La maggior parte dei componenti del gruppo fa ritorno subito in Italia, mentre a viaggiare per la Svezia siamo in cinque, e a noi si aggiungerà a Stoccolma un sesto componente della compagnia, Fabrizio.

Il lunghissimo viaggio da Stoccolma a Mora ci permette di constatare che come da previsioni le temperature sono appena sopra lo zero e che pioviggina. Dopo la cena in un locale a poca distanza dall’arrivo della Vasaloppet che diventerà quasi un punto fisso nei giorni seguenti riprendiamo il furgone per andare ad Orsa dove si trova il centro che ci ospita. Per la prima volta sono ospitato in una villa a cinque minuti dalla struttura principale che mostra i segni di una costruzione non proprio recentissima. La mia stanza ha anche un piccolo terrazzino la cui ringhiera in legno è però gravemente danneggiata.

Il lunedì partiamo col pullmino prima per Oxberg dove andiamo a controllare la zona di partenza della gara che dovremo effettuare il giorno dopo: la zona è completamente ghiacciata e tutti ci auguriamo in un buon lavoro di fresatura per il giorno dopo. Dopo un sopralluogo in una struttura che l’agenzia vorrebbe utilizzare per il prossimo anno, ci portiamo a circa 18 km dall’arrivo della gara e ci inseriamo con gli sci sulla pista mentre sono in corso quattro gare: Open Track 90 km, gara in skating di 90 km e altre due gare minori. La neve è veloce e me la prendo comoda scattando alcune foto, arrivo nei pressi del traguardo ed esco dalla pista per trovarmi con gli altri del gruppo per pranzare (buffet a prezzo fisso) nel locale già frequentato la sera prima.

OTTAVA GARA – VASALOPPET 45 – 27 FEBBRAIO 2024

Partiti presto per raggiungere la partenza (la gara parte alle nove) ci cambiamo con calma, lasciamo il sacco col cambio e entriamo nel primo gruppo (come da diritto visto che siamo iscritti anche alla gara principale). I giovani addetti mi fanno un po’ di difficoltà visto il mio pettorale ma gli dico che è un mio diritto e posso passare.

Verifico alla partenza che il lavoro di fresatura è stato fatto molto bene: la neve è compatta e veloce ed affrontiamo il primo tratto che per me è una assoluta novità. Mi sembra di andare bene e riesco anche a superare qualche concorrente: il percorso è ondulato, non ci sono grandi salite ma alla prima discesa importante un concorrente nel cambiare binario cade proprio davanti a me e non riesco ad evitarlo. Mi preoccupo per i materiali, sci e soprattutto bastoncini che è la prima volta che uso in gara, ma per fortuna riesco a ripartire senza danni. Dopo circa sette km il percorso si immette nel tracciato originale della Vasaloppet  e dopo un’ora e 17 minuti arrivo al ristoro di Oxberg ad una media molto soddisfacente di oltre 12 kmh.

La media cala un po’ nel tratto che porta ad Hokberg vista la presenza di una lunga salita ma superato il controllo e passo sotto gli archi della zona sponsorizzata dalla Volvo che con una serie di telecamere riprende il passaggio di ogni concorrente inviandogli poi a fine gara un breve filmato personalizzato. Dopo il ristoro riconosco il tratto di pista percorso il giorno prima, arrivo al controllo di Eldris dopo 36 km percorsi in tre ore e 34 minuti e comincio l’ultimo tratto di gara rimanendo deluso che ad un ristoro intermedio non abbiano la cioccolata calda he mi era stata offerta il giorno prima pur non essendo in gara. Arrivo alle porte di Mora intravedendo il campanile della chiesa che è il segno dell’imminente fine delle fatiche e prendo con molta calma l’ultimo km godendomi il rettilineo finale che taglio con un telemark un po’ goffo. Non consegno gli sci al deposito convinto che i sacchi con il cambio siano vicino al parcheggio dove ho l’appuntamento con gli altri che hanno finito la gara prima di me, ed invece devo prendere il bus per il campo sportivo lasciando gli sci appoggiati ad una rete. Dopo scesi dal bus e recuperato il sacco si raggiunge lo spogliatoio a 300 metri e solo dopo essermi cambiato posso riprendere l’autobus che mi riporta alla fermata dove recupero gli sci. I miei compagni di viaggio sono ancora in zona arrivo e Carmine, il capo gita, deve ancora andare a recuperare il pullmino e quindi entro nel locale ormai familiare e pranzo con molto gusto molto soddisfatto della mia gara, forse la migliore dell’anno.

Dopo un giorno di riposo durante il quale in autonomia ho raggiunto con i mezzi pubblici il centro di Mora dove c’è la sede dell’arrivo della gara e di tutte le attività relative alla gara, fiera dello sciatore compresa. Purtroppo ho trovato tutto chiuso essendo uno dei pochi giorni in cui non c’erano gare in programma e ho fatto alcuni acquisti nel negozio di articoli sportivi più fornito della cittadina.

Il giovedì assieme agli amici Luciano, Fabrizio e Matteo ho raggiunto il centro fondo di Orsa/Groenklitt, un vero paradiso per gli sciatori con oltre 160 km di piste. Situato a oltre 400 metri più in alto rispetto alle piste della Vasaloppet presentava ancora una neve invernale grazie anche ad una leggera spruzzata notturna. Non ho voluto esagerare anche perché sentivo che stavo per sviluppare un forte raffreddore ed ho sciato per circa un’ora e mezza e 14 km. Nei due giorni seguenti, a parte una camminata fino in centro ad Orsa per prendere qualcosa in farmacia contro il raffreddore e una ulteriore breve visita a Mora il sabato assieme al resto del gruppo che era arrivato il giovedì sera, me ne sono stato nella mia stanza in vista della gara prevista per domenica mattina.

Domenica 3 marzo come al solito sveglia all’alba per constatare che la pioggerellina che era iniziata il sabato pomeriggio stava purtroppo continuando e che la temperatura era, come nella maggior parte dei giorni precedenti, ancora sopra lo zero.

Arrivati in abbondante anticipo alla partenza me ne sono stato sul bus e ho preferito non affrontare le lunghe code per entrare nella zona di partenza per depositare i miei sci, mi sono preparato con calma indossando anche un poncho “usa e getta” visto che stava ancora piovendo e mi sono avviato verso il gruppo che mi era stato assegnato (il sesto su dieci) e ho fatto fatica a trovare posto per mettere giù gli sci. Poco prima del segnale di partenza (che avviene simultaneamente per tutti i 15.000 e oltre partecipanti) ha smesso di piovere ma ormai il danno alla pista era fatto. Percorsi abbastanza tranquillamente i primi metri ai piedi della prima salita c’è stato il tradizionale ingorgo, amplificato quest’anno da un numero di partecipanti superiore alle attese, visto che si trattava della 100.ma edizione della gara. La salita in queste condizioni pare infinita e il grosso problema è mantenere l’equilibrio e non pestare gli sci ed i bastoncini degli altri concorrenti: ho avuto un gran male alle braccia solo per tenermi coi bastoncini e non scivolare indietro. Solo dopo un’ora e dieci minuti sono riuscito ad arrivare sul primo tratto in piano e ho provato a sciare su una pista nella quale i binari erano solo un’idea abbozzata. Nell’ultima occasione in cui avevo corso la gara con la partenza di massa, nel 2015, ero arrivato al primo ristoro in un’ora e 14 minuti, stavolta ci sono arrivato in un’ora e 57 minuti sperando di recuperare qualcosa nel tratto successivo. Nelle prime leggere discese ho sentito che lo sci sinistro mi dava dei problemi, mi sono fermato ed ho constatato che una delle pelli si era raggrinzita e parzialmente staccata. Ho provato a sistemarla un po’ e ho spostato il cursore degli attacchi in una posizione che mi permettesse maggiore scorrevolezza ma senza grandi risultati. Superato dalla maggior parte dei concorrenti che stavano sopraggiungendo ho cominciato a fare dei calcoli sul tempo che mi sarebbe servito a finire la gara ed ha cominciato a balenarmi l’idea del ritiro visto che mancava la cosa più importante: la soddisfazione nello sciare e soprattutto il divertimento. Raggiunto quindi il ristoro di Mangsbodarna dopo 25 km con un ritardo di un’ora e dieci rispetto alla mia prestazione precedente ho consegnato agli addetti il chip che serve a tenere il tempo ai vari passaggi e sono salito sul bus che mi doveva riportare all’arrivo, trovandolo già quasi pieno, segno che non ero l’unico ad avere sofferto le condizioni quasi impossibili.

Arrivato al parcheggio sono riuscito a recuperare gli sci un po’ laboriosamente e mi sono diretto verso il nostro bus dove mi sono potuto cambiare, sono andato a mangiare qualcosa nel recinto riservato ai concorrenti dove mi è stata offerta una birra appena entrato e poi sono risalito sul bus ad aspettare i componenti del gruppo che avevano terminato la gara. Avrei potuto raggiungere Orsa e la mia stanza con i mezzi pubblici ma me ne sono stato tranquillo aspettando circa tre ore prima che il bus partisse.

Il lunedì siamo tornati a Stoccolma e all’aeroporto abbiamo trovato al check-in una folla di concorrenti della Vasaloppet che come noi dovevano prendere l’aereo per il ritorno a casa: una volta tanto Lufthansa ha fatto un po’ di confusione e due del nostro gruppo, tra i quali il responsabile del viaggio, sono rimasti a terra. Per fortuna a me è andato tutto bene: prima un lungo scalo a Monaco dove ho preso l’aereo per Venezia dove sono arrivato in perfetto orario. Recuperati i bagagli, sci compresi, ho potuto riprendere la macchina a riavviarmi verso casa.

Si è conclusa così una stagione lunga e, nonostante la brutta esperienza nell’ultima gara, molto soddisfacente: mi sono divertito e ho conosciuto gente nuova, in gamba e simpatica. Il bilancio quindi non può che essere positivo.

stagione agonistica 2023/2024ultima modifica: 2024-03-18T20:16:02+01:00da maxpres8
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