Stagione agonistica 2023

Stagione agonistica 2023

La preparazione per la stagione agonistica sugli sci da fondo e sulla neve è iniziata molto presto, addirittura a fine estate, sfruttando le strutture del Centro di Sci Nordico di Planica, in Slovenia, a pochi km dal confine, nel quale è stato realizzato uno “ski-tunnel” , sigillando, riempiendo di neve e mantenendo la temperatura a -2 gradi, il parcheggio sotterraneo realizzato a servizio del nuovo centro direzionale costruito in vista dei Campionati del Mondo di Sci nordico che si sarebbero dovuti svolgere tra febbraio e marzo 2023. Il 27 settembre 2022 ho ripreso così confidenza con la neve, ripetendo l’esperienza qualche settimana più avanti.

L’esordio stagionale all’aperto invece avviene l’11 novembre sulle piste di Obertilliach, in Austria, su neve accantonata dalla stagione precedente con il metodo dello “snow farming” (la neve viene accatastata e poi ricoperta da teli termici e cippato di legno. Il metodo permette di mantenere circa l’80 per cento della neve).

Essendo Obertilliach un centro di allenamento per il biathlon molto frequentato soprattutto da squadre giovanili, l’utilizzo per gli amatori come me è limitato dalle 12 alle 14 circa. Riesco a sciare quindi per circa due ore in skating, non essendo battuti i binari per la tecnica classica. La temperatura è alta ma comunque è un buon inizio.

Dopo una decina di giorni torno a Planica dove con lo stesso metodo di Oberttilliach hanno preparato un anello di circa due km piuttosto impegnativo: fa più freddo e la neve è piuttosto dura e i binari ghiacciati trovo molto comodo usare i miei sci con le pelli che risolvono tenti problemi di tenuta. Dopo quattro giorni torno a Planica dove hanno allungato un po’ l’anello e quindi la sciata è un po’ meno monotona e riesco a percorrere circa 19 km.

Nel frattempo avendo ricevuto la segnalazione che nel centro fondo di Campolongo, sopra Asiago, erano battuti su neve naturale diversi kilometri, il 30 novembre raggiungo la località veneta e percorro per la prima volta poco più di 30 km su neve molto bella. Non sono battuti tutti gli anelli nemmeno la settimana successiva, quando comunque riesco a percorrere ancora 31 km.

Dopo alcune difficoltà nel trovare una sistemazione alberghiera in Val di Fiemme, il 10 dicembre raggiungo la mia amata valle fermandomi però a sciare sulle piste del Passo San Pellegrino dove scierò anche il giorno successivo visto che le piste sono ben battute e poco affollate.

La prima sciata a Passo Lavazè, mia meta principale, la faccio lunedì 12: purtroppo è battuto (solo parzialmente) un anello di poco più di 4 km che percorro sei volte. Il giorno successivo partendo molto presto dall’albergo raggiungo le piste sull’Alpe di Siusi (la strada è chiusa al traffico privato dopo le nove). Anche qui non sono battuti tutti gli anelli ma riesco a sciare per circa 23 km.

A parte la prima uscita avevo sempre sciato in tecnica classica: per cambiare un po’ il giorno successivo percorro circa 25 km a skating sulle piste di Lavazè mentre nell’ultimo giorno di vacanza scio ancora sul Passo San Pellegrino dove hanno aperto anche l’anello più lungo (Campo d’Orso – 10 km) che percorro con non poche difficoltà per una preparazione degli sci un po’ affrettata.

Il 20 dicembre torno a Campolongo dove trovo battuti anelli sui quali non avevo mai sciato e percorro altri 30 km, mentre la settimana successiva utilizzo le piste friulane della Val Saisera per una sciata di circa 26 km.

L’ultima sciata del 2022 la faccio ancora ad Obertilliach dove ha nevicato abbastanza per permettermi di superare per la prima volta i 40 km senza quasi mai passare dalla stessa parete.

Il 2023 sugli sci si apre il 5 gennaio in Val Saisera su neve particolarmente bella, mentre qualche giorno dopo devo rinunciare dopo circa 6 km ad una sciata a Sappada a causa del vento molto forte che oltretutto ha riempito la pista di rami, foglie ed aghi di pino.

Il 13 gennaio provo la parte centrale della pista della “Pustertaler Ski Marathon” che si corre il giorno dopo, altri 20 km circa e sono pronto alla prima gara dell’anno.

PUSTERTALER SKI MARATHON, 14 GENNAIO 2023, 62 KM

Dopo alcuni anni in cui la gara partiva a Sesto, gli organizzatori hanno cambiato sede di partenza facendo iniziare la gara sulle piste della Val Fiscalina che raggiungo con l’autobus predisposto dall’organizzazione. Riesco a trovare posto in un bar nei pressi della partenza dove incontro Francesco Mich, fratello delle titolari degli alberghi che frequento di solito in Val di Fiemme. La temperatura esterna è di circa 6/7 gradi sotto zero e la partenza del mio gruppo viene data alle 9.30 (in precedenza sono partiti gli atleti elite che gareggiano in un circuito internazionale denominato “Ski Classic”.

Conosco l’anello della Val Fiscalina e so che per circa 2,5 km la pista è in prevalente salita per poi scendere    senza presentare particolari difficoltà. Alcuni strappi in salita non mi creano difficoltà e sento che ho preparato bene gli sci che non mi danno problemi di tenuta e sono piuttosto veloci. Superata una lunga discesa subito dopo Sesto e attraverso una lunga serie di saliscendi dopo poco più di 21 km percorsi in un’ora e 40 arrivo a Dobbiaco dove comincia la lunga salita verso Cimabanche, passo posto tra Dobbiaco e Cortina. La difficoltà della salita è accentuata da una deviazione verso la Val Fonda dove al culmine della salita è posto il “gran premio della montagna” della gara elite per i quali esiste una specifica classifica (climb).

Una discesa piuttosto impegnativa precede un altro tratto di poco più di due km fino al tanto agognato giro di boa nei pressi di Cimabanche dove comincia la discesa verso Dobbiaco. A questo punto ho percorso circa 40 km in poco meno di quattro ore. La pista è prevalentemente in discesa anche se non mancano alcune impegnative rampe in salita: supero abbastanza tranquillamente una discesa segnalata come pericolosa poco prima del lago di Dobbiaco e raggiungo le piste agonistiche dove una lunga salita precede alcuni tratti di discesa piuttosto ripida in direzione di Villabassa. Ormai mancano circa 7 km all’arrivo e trovo il solito divertente saliscendi e poi il tornante che precede il lungo rettilineo di arrivo, che non è posto come l’anno scorso nel centro del paese ma in un tratto più aperto sopra la cittadina. Faccio ridere lo speaker improvvisando un arrivo in telemark e concludo la gara in  5 ore e 48 minuti, molto soddisfatto.

Non vedendo arrivare il bus dell’organizzazione che mi dovrebbe riportare a Dobbiaco, approfitto di un bus di linea che per pochi euro mi porta a poche centinaia di metri dall’albergo dove posso finalmente riposare.

Avevo prenotato fino al lunedì mattina prevedendo di andare a sciare sulle piste della Valle Aurina ma per un impegno preso col mio coro che avrebbe rischiato di saltare con la mia assenza preferisco anticipare il rientro a casa passando comunque per Obertilliach dove provo il giro che dovrò percorrere la domenica successiva nella Dolomitenlauf.

DOLOMITENLAUF OBERTILLIACH – 42 KM – 22 GENNAIO 2023

Negli anni passati per partecipare alla Dolomitenlauf in Austria partivo presto da casa e tornavo in giornata: già l’anno scorso non avendo più problemi di lavoro avevo scelto di pernottare a Dobbiaco per poi raggiungere Obertilliach in tempo per la gara, solo che nel 2022 la gara era stata annullata all’ultimo momento e avevo approfittato per lunghe sciate in Val Casies e Val Pusteria.

Quest’anno la gara era programmata sui 60 km nella piana di Lienz, nella valle della Drava, ma per scarsità di neve l’organizzazione ha optato per una gara classica sui 42 km sulle piste di Obertilliach.

Il venerdì ho raggiunto la Val Casies per quella che sarebbe stata l’unica sciata della stagione su quelle piste e ho percorso l’anello corto della gara che si svolge nel terzo week end di febbraio per un totale di 28 km.

Nel frattempo avevo saputo che due carissimi amici avevano preso il biglietto per assistere a due gare di coppa del mondo di Biathlon nella vicina Anterselva e quindi anch’io me l’ero procurato cercando di prenderlo nello stesso loro settore.

Così sabato 21 dopo una sgambata sulle piste agonistiche di Dobbiaco con temperatura di meno 15, dopo una doccia sono partito per Anterselva dove prima di raggiungere i miei amici in tribuna ho approfittato dell’incredibile e velocissimo servizio ai tavoli nel gigantesco capannone messo a disposizione degli spettatori per il pranzo. Ho assistito quindi alle gare di inseguimento femminile e maschile e sono riuscito a lasciare lo stadio con una certa facilità grazie alla grande organizzazione logistica.

Domenica mattina quindi con tutta calma mi sono recato a Obertilliach (a 35 minuti dal mio albergo) e ho ritirato il mio pettorale (notando subito che erano stati riciclati quelli non utilizzati nel 2022) e dopo avere bevuto un caffè dal thermos che era compreso nel pacco gara della Pustertaler, mi sono recato alla partenza con gli sci che avevo già sciolinato e hai quali avevo dato una ripassata prima di lasciare la macchina.

Con il titolo di Master Worldloppet conquistato l’anno scorso mi ero meritato il secondo gruppo di partenza ed ero un po’ preoccupato di non venire travolto dagli altri concorrenti ma anche a causa di qualche problema con gli sci che si “piantavano” nella neve: il problema si è risolto subito e non ho avuto altri intoppi sulle prime salite e sulle lunghe discese che portavano al giro di boa di Untertilliach. Qui cominciava il lungo tratto in salita, comunque sciabile a parte un breve tratto che non avevo percorso nella prova del lunedì precedente. In poco meno di dieci km e oltre 270 metri di dislivello si arrivava al punto più alto del percorso dal quale in circa 5 km di prevalente discesa si arrivava alla fine del primo giro ripassando praticamente dalla linea di partenza. Le gare del circuito Worldloppet devono avere una distanza minima di 42 km e quindi la gara si è svolta su due giri. Durante il secondo la fatica si è fatta un po’ sentire e se il primo l’ho percorso in due ore e cinque minuti per il secondo mi ci sono voluti dieci minuti di più. Ho finito la gara in quattro ore e venti minuti a una media di quasi 10 km all’ora e mi sono sentito comunque soddisfatto.

Dopo il pranzo con la solita goulaschsuppe e una buona birra sono quindi rientrato in albergo per riposare. Avrei potuto sciare ancora il giorno dopo ma considerato che il mercoledì avrei dovuto ripartire per la Val di Fiemme ho preferito fare subito ritorno a casa.

LAVAZELOPPET – 18 KM – 26 GENNAIO 2023

Non ero mai riuscito a partecipare alla Lavazeloppet, gara che si tiene tradizionalmente il giovedì precedente la Marcialonga prima perché non potevo permettermi di utilizzare tanti giorni di ferie quando ero a lavorare, poi perché negli ultimi due anni era stata annullata causa Covid. Quest’anno fortunatamente non ci sono stati problemi e quindi sono partito da casa mercoledì 25 per provare la pista e ritirare il pettorale. Una parentesi simpatica è stata la breve visita, durante il viaggio di andata, a Oscar, figlio di una amica originaria di Gradisca e da tempo residente in provincia di Treviso, che gestisce un locale sul Passo San Pellegrino. La comune amica Loredana di Gradisca mi ha chiesto di portargli due specialità gastronomiche, una gubana (dolce tipico delle Valli del Natisone) e alcune polpette fatte in un locale di Dignano (UD) su ricetta segreta. Un incontro piacevole che ripeterò sicuramente in futuro.

La prova della pista conferma la scelta che avevo fatto per gli sci e al ritiro pettorali ho la sorpresa di trovare nel pacco gara una bellissima felpa in pile, regalo ben più prestigioso che in altre gare ben più famose.

Giovedì 26 la gara, che era prevista sui 22 km, si svolge invece su 18 km su piste che conosco benissimo: alla partenza alle 9.30 ci sono cinque gradi sotto zero e un bel sole, conidizioni ideali. Affronto con più decisione del solito le due salite principali della gara, quella dell’anello della “Torbiera” e quella più lunga dell’anello di “Malga Ora” e infatti stabilisco i miei record su entrambi gli anelli: concludo così la gara in un’ora e 43 minuti, molto soddisfatto.

MARCIALONGA DI FIEMME E FASSA – 70 KM – 29 GENNAIO 2023

Contrariamente alle abitudini, venerdì provo la pista della Marcialonga in Val di Fiemme (di solito lo facevo il sabato) ed infatti trovo alcuni tratti non ancora pronti per la gara della domenica. Comunque un bell’allenamento di circa due ore.

Di solito provavo la pista in Val di Fassa il venerdì ma quest’anno ho aderito all’invito ad alcuni amici del gruppo dell’ex Forum Ski-Nordic e mentre ho il piacere di re-incontrare alcuni di loro conosco personalmente un altro amico che disputerà la gara per la prima volta. Fa molto freddo e faccio fatica a scaldarmi, ma comunque altri 18 km ad un livello piuttosto alto per stare dietro ai miei amici. Non mi fermo a pranzo con loro perché ho intenzione di assistere alla Mini-Marcialonga, gara alla quale partecipano circa 500 bambini che è sempre uno spettacolo.

Sono pronto quindi per la Marcialonga e domenica raggiungo la partenza assieme ad Anna e Walter, gli amici dell’Hotel Erica di Stava, e trovo subito posto nel tendone dove attendo con calma la partenza, che sarebbe prevista per le 8.50 ma come al solito c’è un po’ di ressa nonostante la partenza a gruppi e parto alle 9.10 circa. Sento che gli sci vanno bene, la temperatura è ben al di sotto dello zero e la neve è buona, a parte naturalmente gli attraversamenti dei paesi, Moena in primis, dove c’è la solita coda in prossimità della prima discesa. Proseguo comunque senza particolari problemi e arrivo al giro di boa di Canazei abbastanza tranquillamente, anche se sento già di fare più fatica del dovuto.

Dopo un piccolo problema tecnico nei primi km del ritorno verso Moena che mi fa perdere un po’ di tempo vedo che non riesco a spingere come vorrei e mi avvicino ad uno dei punti più temuti, la discesa di Mazzin, durante la quale cado per la prima volta non riuscendo ad evitare una concorrente che frena più del dovuto.

Gli sci sono veloci ma sento di fare fatica a controllarli ed infatti nella breve discesa dopo la lunghissima salita di Soraga, che si fa a passo d’uomo, scivolo ancora e comincio a preoccuparmi per la discesa di Moena. Non riesco a riconoscere i tratti che di solito precedono la discesa e vedo che la pista è molto rovinata ed a un certo punto cado ancora. Non riesco a rialzarmi e devo essere aiutato da un addetto che mi fa togliere gli sci. Sono un po’ in confusione a faccio anche fatica a riagganciare gli sci mentre intorno a me vedo molti concorrenti cadere e la cosa mi consola un po’. Dopo qualche centinaio di metri capisco perché non riconoscevo i tratti di pista: quest’anno il centro di Moena si raggiunge direttamente dalla discesa che arriva in piazza su un tratto di solito a traffico limitato che ho percorso molte volte in bici. A questo punto le difficoltà tecniche sono finite ma vedo comunque che faccio molta fatica tanto che non riesco ad alzare la media pur nei tratti in prevalente discesa. Copro i primi 37 km in quasi cinque ore in una media che è tra le più basse di tutte le mie partecipazioni. Arrivo a Predazzo e noto che la pista nonostante la neve riportata in un lungo tratto in centro è in buone condizioni e proseguo verso Ziano senza avere particolari problemi tecnici con gli sci ma facendo ancora molta fatica. Avevo promesso al mio amico Mario Trettel che sarei arrivato allo stadio del fondo di Lago di Tesero verso le 14 ed invece arrivo quando sono circa le 15.45: sono talmente sconvolto che non sento nemmeno Lorenza, la titolare dell’albergo Al Cervo che mi ospita, che mi chiama dalla tribuna. Durante il lungo tratto che da Lago porta al giro di boa di Molina trovo per terra un pezzo di attacco per gli scarponi uguale a quello che ho perso io in un’altra occasione: ho la lucidità nonostante tutto di fermarmi e raccoglierlo (sistemerò così un paio di sci che ho a casa). Quando arrivo a Molina ho la sorpresa di vedere che hanno allungato la pista, forse per recuperare alcune centinaia di metri che ci sarebbero stati abbonati nell’ultima, inedita, salita. Per percorrere i successivi tre km fino all’inizio della salita finale (la salita della “cascata”) ci metto cinque minuti più dell’anno scorso ed almeno ho la soddisfazione di trovare schierati Walter (il mio autista della mattina) con le figlie ed i nipotini in attesa della nonna che è ancora in gara.

Alcuni tratti in cui il binario è ancora decente mi permettono di salire con un po’ meno di fatica, anche se naturalmente la pista è molto impegnativa. Arrivo così all’attacco della nuova salita, che comincia circa duecento metri prima di dove fino all’anno scorso era posizionato lo striscione dell’ultimo km. La nuova salita è chiamata il “Mur de la Stria” (muro della strega) e comincia subito con due tornanti in viva pendenza, poi la pendenza cala un po’ ma la salita è sempre dura fino a quando spunta sul rettilineo finale, che si percorre in senso contrario rispetto a tutte le edizioni precedenti. Annunciato dallo speaker taglio finalmente il traguardo dopo 8 ore e 48 minuti, il mio secondo peggior risultato delle mie 24 partecipazioni dopo quello dell’edizione 2016 che avevo corso con un solo mese di allenamento dopo tre mesi di inattività per una lombosciatalgia.

Dopo l’arrivo ricevo, molto gradito, l’abbraccio di Davide Stoffie, segretario generale della gara e genero di Anna e Walter, i miei accompagnatori della mattina.

Raggiungo così la palestra dove mi cambio con la calma e per fortuna trovo subito la strada per prendere il bus che mi porterà in piazza a Tesero, dove a poche centinaia di metri c’è il mio albergo. Sono così stravolto che il solo pensiero di cenare mi da la nausea, avviso quindi che non mangerò e torno subito in camera per riposare.

Di solito tonavo a casa il martedì, ma stavolta, dopo avere salutato tutti i miei conoscenti, preferisco partire il lunedì. Quando arrivo a casa mi metto subito a letto, mi è uscita una tosse molto fastidiosa e violenta ed ho la febbre. Probabilmente ho cominciato a covarla proprio durante la gara ma non voglio cercare scuse: il prossimo anno tornerò alle vecchie abitudini e arriverò solo in tempo per ritirare il numero il venerdì e provare la pista il sabato.

KOENIG LUDWIG LAUF – 42 KM – 5/2/2023

La gara tedesca è stata in forse fino all’ultimo causa assoluta mancanza di neve (nel territorio in cui si svolge è proibito per legge produrla artificialmente) e la decisione di svolgerla è stata presa in extremis dopo una nevicata di circa 20 cm la settimana precedente l’effettuazione.

Io avrei potuto disdire l’albergo entro la domenica precedente l’effettuazione ma dopo la Marcialonga ero talmente sconvolto che la cosa non mi è passata proprio per la testa. Se non fossi andato avrei dovuto comunque pagare comunque l’intera prenotazione alberghiera e quindi ho deciso di partire nonostante non fossi in grande forma, rivedendo in parte il programma che mi ero fissato.

Il giovedì quindi sono partito un po’ più tardi del previsto e dopo una sosta a Dobbiaco per una pizza (la mia preferita alla Pizzeria Hans) sono ripartito con la calma ricordandomi di fermarmi nell’ultima area di servizio in Italia per acquistare la vignetta obbligatoria per le autostrade austriache mentre stava nevicando piuttosto copiosamente. Non mi sono fermato quindi nei dintorni di Seefeld, in Austria, per la prevista sciata sulle piste di Leutasch. Entrato in Germania poco prima di Garmisch Partenkirchen la neve continuava a scendere per poi, purtroppo, trasformarsi in leggera pioggia proprio durante l’attraversamento della città olimpica tedesca. La mia meta, Oberammergau, dista circa 25 km da Garmisch e trovo l’albergo (che era la prima volta che frequentavo) proprio dove pensavo dovesse essere. Per fortuna l’albergo è in grado di fornirmi anche la cena e quindi evito le peregrinazioni per il paese alla ricerca di un ristorante che avevo dovuto sorbirmi nel 2022.

Il venerdì mattina (che avrei dovuto occupare con una prima prova della pista) lo passo a cercare, senza risultato, un adattatore per la presa di corrente del mio portatile che essendo a tre poli non entra nelle prese della mia stanza che ne hanno solo due. Dopo che ho ritirato i pettorali (sono iscritto infatti sia alla gara corta del sabato in skating che a quella lunga in tecnica classica della domenica) devo tornare di corsa in hotel per risolvere un improvviso problema intestinale che resta per fortuna un episodio. Dopo il pranzo nella birreria nei pressi dell’Abbazia di Ettal provo a recarmi in auto in uno dei paesi vicini ancora alla ricerca dell’adattatore, ma senza risultato.

Come previsto intanto è cominciato a piovere, e continuerà tutta la notte, confermando la bontà della mia scelta di rinunciare alla gara in skating per recarmi a Garmisch per un giro e la ancora infruttuosa ricerca dell’adattatore. Per il pranzo mi reco all’arrivo della gara dove quest’anno hanno riaperto il chioschetto che vende panini con i wurstel e risolvo il problema. Nel tardo pomeriggio mentre controllo i pettorali mi accorgo che me li hanno scambiati, dandomi per il sabato quello della domenica e viceversa. Per fortuna il centro distribuzione è a poche centinaia di metri dall’albergo e quindi risolvo subito il problema. Prima di uscire tolgo il berretto dalla tasca del giubbotto e non mi accorgo che mi sono caduti il telefono e le chiavi della macchina. Dopo poche metri me ne accorgo ma spero di averli lasciati in albergo. Così non è e devo tornare di corsa alla distribuzione pettorali dove spiego la situazione a una gentile signora che si offre di aiutarmi ma per il momento senza risultato. Vado al banco iscrizioni e per fortuna ritrovo il telefono ma non le chiavi, senza le quali non posso prendere gli sci che dovrei usare il giorno dopo ma soprattutto non sarei in grado di ripartire lunedì non avendo con me quelle di riserva. Nel centro stanno smobilitando tutta l’esposizione organizzata dagli sponsor, chiedo disperatamente in giro ma nessuno ha trovato niente. Lascio il mio numero di telefono e il nome dell’albergo alla gentile signora che mi aveva dato il pettorale nel caso le chiavi fossero state ritrovate e torno in albergo cercando, inutilmente, un numero di telefono dell’assistenza che essendo sabato sera non risponde. Salgo in camera in preda alla disperazione e in quel momento suona il telefono della camera: è la reception che mi avvisa che all’ingresso c’è la signora Caroline che ha trovato le chiavi e che me le ha riportate. Scendo di corsa e non so come ringraziarla e la abbraccio di istinto.

Intanto ha smesso di piovere e la temperatura scende un po’ e quindi la situazione delle piste domenica mattina quando in bus arrivo alla partenza di Ettal è leggermente migliorata anche se ci sono larghe chiazze di terra e ghiaccio un po’ dappertutto. Decido quindi di prenderla con calma e per la prima volta dopo averli tolti alla Marcialonga rimetto gli sci ai piedi. Viste le condizioni della neve ho deciso di usare gli sci con le pelli che mi danno più garanzie sulla tenuta in salita. Purtroppo per la situazione neve anche quest’anno (e per la mia quarta presenza) il percorso non è quello originale di 50 km (che passerebbe nel parco del castello di Linderhof, uno di quello costruiti da Re Ludwig cui è dedicata la gara) ma è previsto su due giri di circa 21 km. Dopo poche centinaia di metri dalla partenza la pista migliora un po’ e anche nel tratto in discesa dopo circa due km la neve permette di sciare in sicurezza…prima del lungo tratto nel bosco inizialmente in salita c’è una ulteriore discesa che termina in un tratto in piano in ghiaccio vivo, quindi frenare prima è d’obbligo. Usciti dal bosco la pista spiana e non presenta particolari difficoltà e presenta un lungo tratto in leggera discesa che termina all’altezza di un attraversamento stradale poco dopo il quale c’è la deviazione per il secondo giro con la pista che ripassa per la partenza dove è appena partita la gara sui 20 km che aggiunge un po’ di confusione e il passaggio di altri concorrenti rovina ancora di più la pista, che presenta ancora tanti tratti di ghiaccio e chiazze di terra. Termino il primo giro in due ore e tre minuti: se fossi passato solo quattro minuti prima avrei evitato l’incrocio con la gara corta. Gli ultimi due km si svolgono su un lungo rettilineo sul quale vengo superato dai primi concorrenti della 20 km: questo tratto mi ha sempre messo un po’ in difficoltà. Finalmente quando comincio a costeggiare il fiume so che sto per finire la gara, lo attraverso in un passaggio un po’ impegnativo e poi dopo una breve rampa entro nel campo di calcio trasformato in stadio del fondo e taglio il traguardo dopo quattro ore e 12 minuti, alla media esatta di 10 km all’ora, che dopo le disavventure varie rappresentano un risultato piuttosto soddisfacente. Solo guardando il video del mio arrivo noterò un episodio piuttosto divertente: un concorrente francese che aveva partecipato alla gara sui 20 km e con il quale mi ero scambiato più volte la posizione nel tentativo di forzare negli ultimi metri fa un clamoroso capitombolo a faccia in giù.

Il lunedì parto il più presto possibile per tornare a casa: devo prepararmi per un altro viaggio in auto, questa volta in Repubblica Ceca.

JIZERSKA 50 – 48 KM – REPUBBLICA CECA

Nella mia rincorsa al secondo Master Worldloppet volevo fare una gara inedita per me; quindi, in ritardo rispetto alle altre gare mi sono iscritto alla gara Ceca del circuito, non prima di avere trovato una sistemazione in albergo.

Venerdì 10 febbraio alla mattina presto parto quindi per affrontare in macchina i quasi 800 km che mi separano da Liberec, località un centinaio di km sopra Praga, famosa per avere ospitato i campionati del mondo di sci nordico nel 2009.

Mi fido del navigatore della mia macchina che ad un certo punto, appena prima di Innsbruck, mi fa uscire dall’autostrada: approfitto per fare il pieno ad un prezzo inferiore di circa 50 centesimi rispetto a quello che avrei trovato in autostrada. Prima di arrivare in albergo preferisco passare per il centro commerciale che ospita il ritiro pettorali e devo affrontare un ingorgo causato da lavori prima di trovare l’uscita dall’autostrada. Arrivo quindi all’albergo che è situato nella piazza centrale della cittadina a poche decine di metri dal municipio, che è il suo monumento più caratteristico. Per fortuna l’albergo dispone di un parcheggio privato ad un prezzo più che conveniente che mi permette di non toccare l’auto per tutto il soggiorno visto che per muovermi mi servirò dei mezzi pubblici. Prima di cena infatti vado a verificare dove si trovino le fermate per raggiungere la località di Bedrichow, dove parte e arriva la gara.

Sabato 11 così salgo con il bus di linea e prendo contatto con la neve Ceca mentre è in corso la gara sui 25 km. La neve è ottima, devo stare solo attento al mezzo battipista che sta ribattendo i binari per l’arrivo della gara. Molti punti della pista non sono percorribili proprio a causa della gara in corso, così mi accontento di sciare poco più di un’ora e mezza per poi ridiscendere a Liberec per il pranzo in uno dei ristoranti vicini all’albergo meglio recensiti dalle varie agenzie di valutazione. Poi con l’autobus di linea (ho fatto un biglietto che vale 24 ore) raggiungo di nuovo il centro commerciale dove approfitto per prendere alcuni berretti della gara e fare un giro senza comprare niente altro. Come previsto purtroppo comincia a piovigginare trasformando così la neve e consigliandomi l’uso degli sci con le pelli per la gara del giorno dopo.

Prendo l’autobus per la partenza davanti alla sede della Lokomotiva, locale società sportiva facendo la fila in modo ordinato. Per fortuna la gara parte presto, il mio gruppo alle nove e entro nella griglia abbastanza presto. Dopo un’attesa di circa 20 minuti parto su una pista molto larga affrontando subito una salita: sento che c’è qualcosa che non va negli sci ma cerco di proseguire. Un concorrente Ceco mi dice qualcosa che naturalmente non capisco ma quando in una leggera discesa gli sci mi bloccano capisco che mi devo fermare per verificare cosa è successo. Sono preso dallo sconforto quando vedo che su entrambi gli sci le pelli si sono staccate ed attorcigliate su loro stesse: ho percorso solo due km e già sto rischiando il ritiro. Cerco di tirare le pelli in qualche modo e per un po’ la situazione migliora. Approfitto di ogni ristoro per verificare la situazione e ripristinare ancora la situazione nel modo migliore possibile. Il percorso è impegnativo e per i primi km si scia sotto una leggera pioggerellina e in una nebbia abbastanza fitta. I concorrenti sono quasi 5.000 e la pista è stretta: ci sono tre binari ma quelli laterali sono battuti di fresco ed i bastoncini affondano nella neve, mentre quello centrale è talvolta inesistente. Le salite sono lunghe, non ripidissime ma sembrano non finire mai: ad un certo punto comincia un tratto che sembra essere di più di tre km dritto e in costante ascesa, si vede la fiumana umana che procede lentamente senza soluzione di continuità. Naturalmente con le numerose fermate per sistemare gli sci la media è molto bassa ma non mi scoraggio e penso solo a trascinarmi avanti sperando che l’agonia si concluda al più presto, tanto più che per essere valida per la registrazione sul passaporto Worldloppet è sufficiente che la finisca, non importa in quanto tempo. Avevo letto che l’arrivo degli ultimi concorrenti era previsto per le 16.30, vedo che dovrei arrivare abbondantemente in tempo. A sorpresa, dopo che avevo da poco passato il cartello dei 5 km alla fine, riconosco la pista che avevo percorso il giorno prima ed infatti appare quasi subito il cartello dei due km alla fine: ce ne hanno abbonati due ma non posso esserne più felice. Praticamente negli ultimi due km si ripercorre la pista percorsa alla partenza, ormai sono arrivato e termino la gara in sei ore e 49 minuti, cl lordo dei 25 minuti persi a sistemare gli sci che sono in condizioni disastrose, avendo raccolto un po’ di tutto, compresa, credo anche una buona quantità di scioline klister di tenuta usata dagli altri sciatori. Ho un set di pelli nuove a casa e una delle prime cose che farò sarà sostituirle.

Dopo essermi cambiato e avere mangiato una specie di goulasch suppe con una buonissima birra ed essermi fatto fare il timbro sul passaporto Worldloppet, trovo subito il bus che mi riporta a Liberec. L’ultima sorpresa me la riserva l’albergo nel quale avevo cenato le prime due sere che invece la domenica ha il ristorante chiuso. Devo così uscire e dopo avere trovato chiuso anche il ristorante dove avevo mangiato il sabato a pranzo mi devo accontentare di un McDonald’s.

Il lunedì riaffronto la strada che mi riporta a casa con il navigatore che mi fa seguire un percorso diverso ma comunque più o meno rispetto i tempi dell’andata e arrivo a casa nel tardo pomeriggio. Approfitto così di caricare una prima lavatrice per avere tutto pronto per la partenza per Estonia e Finlandia prevista per venerdì 17.

Come già nel 2022 infatti avevo programmato assieme all’amico Franco Landra di Volpiano (TO), in compagnia del quale e della moglie Donatella ero già stato in Finlandia nel 2016 e in Canada nel 2018, il viaggio in Estonia approfittando del fatto che il figlio fa l’allenatore di basket in una squadra della massima serie estone. L’anno scorso la squadra era di stanza a Joehvi, a trenta km dal confine russo in una zona a maggioranza russofona: in seguito all’invasione russa dell’Ucraina la dirigenza aveva preferito trasferire la squadra a Rakvere, cittadina più vicina alla capitale Tallinn a maggioranza estone. Io e Franco, dopo avere partecipato alla Tartu Maraton 2022 (alla fine della quale completando le dieci gare previste ero diventato Master Worldloppet) avevamo soggiornato a Joehvi per un paio di giorni prima di tornare a Tallinn per prendere l’aereo che ci avrebbe riportato a casa. La moglie Donatella era rimasta a casa per assistere la compagna del figlio che era in attesa del primo figlio che sarebbe dovuto nascere di lì a giorni.

L’anno scorso per problemi di neve, la gara estone era stata disputata in contemporanea con la gara finlandese del circuito Worldloppet, la Finlandiahiihto, e quindi non era stato possibile fare una eventuale doppietta. Quest’anno invece, rispettando la tradizione, la gara finlandese era in programma per la domenica successiva e quindi di comune accordo abbiamo organizzato il viaggio per disputare entrambe le gare.

Mentre Franco e Donatella erano saliti in Estonia con largo anticipo e alloggiavano nel nuovo appartamento in cui vivono il figlio Alessio, la compagna ed il piccolo Nicolò, io avevo prenotato il volo per venerdì 17 febbraio, in modo che i miei amici mi avrebbero prelevato all’aeroporto dopo che avevano ritirato l’auto già prenotata a noleggio. Purtroppo due giorni prima del viaggio, prima per problemi informatici e poi per uno sciopero negli aeroporti tedeschi previsto proprio per il giorno del mio volo, ho ricevuto la comunicazione della cancellazione dello stesso. Dopo una lunga serie di telefonate ho ricevuto una e-mail da parte di Lufthansa che mi comunicava che il mio volo era stato rinviato a sabato 18 nel pomeriggio, con arrivo a Tallinn verso la mezzanotte. Purtroppo l’ultimo bus per Tartu, dove avevo prenotato l’albergo e dove si trova la sede della gara, partiva alle 23.35, quindi per raggiungere la mia stanza ho dovuto prenotare un taxi alla considerevole cifra di 300 euro.

Ritirati i bagagli, sci compresi, con un certo ritardo, ho trovato l’autista che mi aspettava e in mezzo ad una vera e propria bufera di neve siamo partiti per il viaggio che è durato oltre due e ore e mezza. Tra l’altro l’autista abitava a Tallinn e quindi dopo avermi portato a destinazione avrebbe dovuto rifarsi la strada del ritorno sempre sotto la fitta nevicata: ho ritenuto di dargli una mancia per lo splendido servizio.

TARTU MARATON – 63 KM – 19 FEBBRAIO 2023

Arrivato in albergo alle tre (la reception è aperta 24 ore su 24) ho trovato la busta con il pettorale ed il biglietto del bus per la partenza ritirati dall’amico Franco e mi sono messo a letto. Ero convinto che l’autobus per la partenza partisse alle 8 come l’anno scorso ma l’anno scorso la partenza della gara, che doveva essere trasmessa dalla tv estone, era stata rinviata di un’ora per la concomitanza con una gara delle Olimpiadi di Pechino. Quindi ho dovuto svegliarmi alle sei, fare colazione e poi dirigermi alla fermata del bus sotto la nevicata che aveva continuato per tutta la notte. Arrivati ad Otepaa, dove si trova lo stadio Tehvandi sede della partenza, ancora sotto una bufera di vento e neve, parlando con un ragazzo estone ho avuto la conferma che avremmo potuto restare al caldo nel bus fino alle nove (la mia partenza era prevista per le 9.20). Ho approfittato e poi ho consegnato lo zaino con i vestiti di ricambio e con tutta calma mi sono recato alla partenza.

La prima parte, molto ondulata come quasi tutto il resto della gara, è la più veloce e devo purtroppo constatare che le condizioni della pista sono ancora peggiori rispetto a quelle del 2022, con binari quasi inesistenti e neve che continua a cadere accompagnata da forti folate di vento. Intorno al 14.mo km comincia la salita più lunga della gara (circa tre km) seguita da una discesa sulla quale ancora una volta gli estoni si confermano non troppo a loro agio (uscirà infatti su Youtube un paio di giorni dopo un video chiamato “Tartu Maraton Crash Movie” nel quale si vedono decine di cadute apparentemente senza motivo. Dopo avere mantenuto una media soddisfacente, anche a causa di ripide rampe sulle quali è necessario salire a spina di pesce in quanto non esistono binari, ad un certo punto mi pare di sentire ancora problemi ad uno sci: lo tolgo e vedo che una delle pelli(appena sostituite) si è staccata leggermente. Provo a riattaccarla ma quando vedo che a causa del ghiaccio l’impresa appare impossibile provvedo a staccarla del tutto ed a metterla in tasca: con le condizioni della pista avere una pelle o due negli sci fa poca differenza. Continuando a fermarmi ad ogni ristoro (nel primo dei quali vengo chiamato per nome e salutato con un bel “buongiorno!”) vedo che difficilmente riuscirò a ripetere il tempo dell’anno scorso. Arrivo infatti a metà percorso (che è sui 63 km) in tre ore e 35 minuti ma come in Repubblica Ceca non mi scoraggio e cerco solo di finire la gara. Ad aggiungere difficoltà al 35.mo km circa spuntano dalla destra i concorrenti della 31 km, che contribuiscono a rovinare ancora di più la pista. Tra loro anche alcuni ragazzi in tuta mimetica e sci d’epoca che sono in evidente difficoltà a stare in equilibrio, soprattutto nelle discese: per evitare uno di loro a terra sono costretto a cadere anch’io senza particolari conseguenze (a parte un leggerissimo graffio all’arcata sopraccigliare).

Mi ricordavo del tratto finale di circa 10 km che era praticamente in piano, con brevi strappi in salita e conseguenti discese: la pista sembra leggermente migliorare e si riesce a sciare nei binari anche superando alcuni ostacoli imprevisti (alberi caduti a causa del vento uno dei quali ha sfiorato un concorrente)…mi avvicino così agli ultimi km dove vedo a lato della pista un fotografo (l’unico che avevo notato lungo il percorso). Taglio il traguardo di Elva dopo sette ore e venti circa, (circa 50 minuti più dell’anno scorso), ritiro il mio zaino rimasto appoggiato sulla neve (gli estoni non consegnano il classico sacco di nylon dove inserirlo) e mi cambio con i vestiti rimasti fortunatamente asciutti. Dopo essermi fatto fare il timbro sul passaporto Worldloppet contatto l’amico Franco che pensavo fosse arrivato da tempo (lui aveva fatto la gara sui 31 km). Invece a causa di grossi problemi con le scioline (si sciava su una neve sulla quale gli sci o scivolavano o facevano il tanto temuto “zoccolo” con la neve che si attacca alla sciolina ed impedisce l’avanzamento) e di una brutta caduta con forte botta al ginocchio è arrivato dopo di me. Lo raggiungo in auto mentre si sta cambiando ed insieme torniamo in albergo dove ci aspetta la moglie Donatella. Il tempo di fare una doccia e riposare un po’ e raggiungiamo un locale dove nonostante fossimo in Estonia abbiamo mangiato una buona pasta ristoratrice dopo tanta fatica.

Il lunedì mattina dopo colazione partiamo per Rakvere, la città dove risiede il figlio Alessio, prendo possesso della mia stanza ed andiamo a pranzo in un locale molto carino e tranquillo. Dopo pranzo ci dirigiamo verso l’abitazione di Alessio e quando arriviamo lo troviamo a passeggio col piccolo Nicolò e la compagna Silvia. Mi ero portato come regalo un pupazzetto di Michael Jordan da regalare al piccolo suscitando l’invidia del papà che avrebbe voluto tenerselo per lui. Nel pomeriggio i due ragazzi approfittando della presenza dei nonni e vanno a fare un po’ di shopping mentre io riposo in albergo ed alla sera vado a mangiare in un locale che loro mi avevano consigliato nel quale mangio un buonissimo spiedino di maiale.

Il martedì mattina vado a fare una camminata nella parte vecchia della cittadina, con un’altura sulla quale era stato costruito, nel medioevo, un castello ora parzialmente distrutto ma comunque visitabile, anche se non in febbraio, la statua di un “Uro”, bovino estinto che è uno dei simboli della cittadina, e un bellissimo parco dove sono state ricavate diverse strutture per l’effettuazione di spettacoli e dove una scolaresca passa la mattinata scivolando con i bob.

A pranzo mi riunisco con la compagnia e tutti andiamo a mangiare in un locale piccolo ma caratteristico: quando abbiamo finito torniamo nell’appartamento e accompagno Franco che deve farsi sistemare gli sci: io chiedo se hanno anche le pelli di ricambio per i miei sci e loro mi indicano un negozio nel quale le trovo ad un prezzo veramente conveniente rispetto a quello pagato in Italia e poi, dopo avere preso le chiavi della macchina, me ne torno in albergo dove trovo un po’ di relax con una poltrona massaggiante e provvedo ad attaccare la pelle mancante allo sci.

Vado a cena da solo nel locale che avevo frequentato a pranzo il primo giorno e poi torno in albergo dove mi preparo per una sciata prevista per l’indomani e seguo sul tablet le partite della Champions League che non riesco a seguire fino in fondo perché, vigendo in Estonia l’ora solare, le partite iniziano alle 22 e mi addormento regolarmente prima della fine.

Mercoledì mattina in auto mi reco sulle piste dell’ “Ebavere Spordikeskus” a Vaijke Marija a trenta km circa da Rakvere e trovo le piste proprio a lato della strada. La temperatura è scesa drasticamente, il termometro della macchina segna anche meno 16, le piste sono battute bene anche se i binari sono coperti da un paio di centimetri di neve fresca. Dopo un giro in direzione di una gigantesca ciminiera mi addentro nel bosco dove sono battuti, tra gli altri, due anelli di cinque km. Le piste sono piuttosto impegnative ma sono da solo e posso percorrerle anche in senso contrario prima di accorgermi di avere sbagliato. Sono contento che gli sci vadano bene dopo l’intervento di riparazione e scio per un’ora e tre quarti per circa 15 km, incontrando solo alla fine una scolaresca portata sulle piste con il bus. Sulla strada del ritorno passo accanto ad un parco nel quale sono ricavate altre piste che curiosamente si chiama “Palermo”. Torno a pranzo nel locale al quale ormai sono affezionato e dopo avere riposato nel pomeriggio sono invitato a cena nell’appartamento di Alessio e Silvia. Alessio non cenerà con noi perché ha una partita importante e Silvia approfitta per una seduta di acqua-Gym. Quando torna finiamo la cena e poi seguiamo su internet il risultato della partita e la squadra di Alessio, dopo essere stata in svantaggio di dodici punti, alla fine vince di uno.

Torno in albergo per preparare le valigie perché il giorno dopo con Franco e Donatella ci avvieremo verso Tallinn dove prenderemo il traghetto per Helsinki da dove raggiungeremo Lahti dove è in programma la Finlandiahiihto.

IL viaggio è tranquillo, l’attesa al porto piuttosto lunga anche per fare scendere un incredibile numero di auto e poi riusciamo finalmente a salire sul traghetto, che parte puntualissimo alle 12. Io approfitto per pranzare poi alle 14.15 puntuali arriviamo al porto di Helsinki. L’attesa per scendere dal traghetto è più breve anche se siamo preoccupati dal fatto di essere stati fatti parcheggiare su una piattaforma che viene abbassata a livello del pavimento solo al momento di uscire.

Ad Helsinki nevica e le strade sono piuttosto sporche e percorriamo un lungo tratto pieno di semafori prima di entrare finalmente in autostrada che ci porta a Lahti in poco più di un’ora. Dopo esserci fatti aprire il garage dove parcheggiamo la macchina saliamo in stanza in un albergo che pare un po’ vecchio e soprattutto poco riscaldato, ma che se non  altro è vicino allo stadio dove parte la gara.

FINLANDIAHIIHTO – 58 KM – 25 FEBBRAIO 2023

Il venerdì mattina dopo colazione prendo gli sci e mi avvio verso lo stadio, sempre caratteristico con i suoi tre trampolini che si stagliano sopra la collina (Lahti è stata sede di diverse edizioni dei campionati del mondo di sci nordico, l’ultima nel 2017) Quando entro e metto gli sci trovo binari immacolati e perfettamente scolpiti: uso ancora gli sci con le pelli anche se mi sono portato anche sci da sciolinare visto che le previsioni davano temperature in rialzo per la domenica. Percorro i primi km della gara ed arrivo in un caratteristico punto dove sorge un locale e dove è ricavato il primo ristoro. Non voglio esagerare e visto che non trovo indicazioni chiare (è tutto scritto in finlandese e non conosco bene i nomi delle località) decido di tornare indietro. Ad un certo punto incontro l’amico Mariano Trentini che precede di poco il gruppo dell’agenzia “Runningandmore” capeggiata da Carmine Tomio che da l’indicazione sulla direzione da prendere. Li seguo un po’ tornando indietro ma poi continuo per conto mio, arrivando lungo ad una deviazione in ripida discesa che avrei percorso il giorno dopo in gara e spero comunque di arrivare dalle parti dello stadio. Quando arrivo presso un sottopassaggio trovo un cartello che indica Lahti a nove km: ho evidentemente sbagliato strada e torno indietro ancora una volta passando vicino ad un centro vacanze dove scatto una foto ad un campo di pallavolo con la rete montata ma ricoperto di neve (la cosa farà ridere la mia nipotina quando le chiederò se possono avere inventato lo snow volley). Trovo finalmente le indicazioni per lo stadio (usando anche il traduttore sul telefono) e finalmente scorgo in lontananza alla fine di un lungo rettilineo la sagoma del trampolino grande e percorro la discesa che dovrò affrontare anche in gara: rinuncio a percorrere il tratto di pista che comprende un caratteristico tornante nei pressi dello stadio e tolti gli sci mi avvio verso l’albergo per fare subito una doccia. Ho percorso circa 20 km in due ore e dieci, forse ho esagerato ma non mi sento troppo stanco.

Dopo la doccia torno verso lo stadio e nel “Race center” ritiro il pettorale non accorgendomi che avrei potuto prendere qualcosa gratis dagli stand, faccio un giro nel negozio Intersport realizzato all’interno del grande fabbricato che ospita diversi impianti sportivi e la fiera ed incontro l’amico Maurizio Franzolin che era iscritto alla gara lunga ma ha chiesto di essere iscritto alla corta per una serie di acciacchi. Noto le indicazioni per un ristorante al primo piano e mentre mi avvicino al self-service una signorina mi dice che prima devo pagare poi posso prendere quello che voglio. Mi prendo così una bella porzione di pasta simil-pesto, una specie di goulasch alla finlandese e un po’ di verdure cotte. Per la birra l’iter è lo stesso, prima pago poi me la consegnano.

Nel pomeriggio dopo un breve riposo mi reco a piedi alla stazione dei treni per vedere gli orari dei treni per Helsinki. Io ho la gara solo sabato mentre ho l’aereo per il ritorno lunedì, mentre l’amico Franco dopo avere chiesto il cambio di iscrizione dalla 31 alla 20 kilometri, parteciperà anche alla gara della domenica. Così ho deciso di recarmi ad Helsinki per una breve visita alla città, che si raggiunge comodamente in treno in poco più di un’ora e faccio subito il biglietto per domenica.

La particolarità della gara finlandese, che come detto parte e arriva allo stadio di Lahti è che parte piuttosto tardi rispetto alle altre gare: la mia partenza è prevista per le 10.30, così posso stare comodamente in albergo dopo avere fatto colazione ad un’ora normale. Alle 9.30 lascio l’albergo, dopo poche centinaia di metri devo tornare indietro perché ho dimenticato il telefono, comunque in un quarto d’ora entro nel centro gare dove trovo subito posto per prepararmi, indossare le scarpe, controllare che sia tutto a posto e consegnare il sacco con il ricambio che comunque viene tenuto al caldo e all’asciutto. Quando manca un quarto d’ora lascio l’ampio salone e con tutta calma mi reco alla partenza: i cancelli sono aperti già da qualche minuto e quindi trovo già i concorrenti schierati, ma non è un problema, sono abituato a partire in coda tanto che, naturalmente, non devo puntare al risultato ma solo a finire la gara decentemente.

La gara parte subito con due salite importanti e una discesa nella quale vedo uscire di pista una concorrente ma senza conseguenze. Dopo poco più dieci km in vista del secondo ristoro (il primo era posto dove ero già passato il giorno prima) affronto una lunga e velocissima discesa (raggiungo i 37 kmh) che però è in condizioni perfette permettendomi di restare nei binari. Prima del ristoro c’è una serie di tornanti in salita e subito dopo c’è la deviazione per la gara sui 20 km. Comincio a ricordare un po’ il posto e so che dopo poco dovrei trovare una discesa che nel 2016 era presidiata da alcuni addetti. Non così questa volta ma il tratto difficile è di una decina di metri poi riprende il binario in un tratto rettilineo che non crea problemi. Qualche concorrente si fa da parte per affrontare il tratto con più attenzione, tra i quali una signora che avrò occasione di incontrare più volte in gara. Al 25.mo km si corre parallelamente ai concorrenti che sono un po’ più avanti ed arrivo a metà gara (che era inizialmente prevista sui 62 km e che è stata ridotta a 58) in due ore e 57 in una media molto soddisfacente. Non ci sono salite lunghissime ma sono quasi tutte che si possono percorrere nel binario senza dover avanzare a spina di pesce. Quando mancano circa 10 km ripasso per il sottopassaggio che avevo percorso il giorno prima e continuo per un po’ sul tratto che conoscevo, poi invece la pista devia da un’altra parte e arrivo all’ultimo ristoro dopo il quale l’unica discesa ripida e in condizioni precarie mi immette nel tratto finale che comincio a ricordare avendolo già percorso nel 2016. Ci sono ancora alcune salitelle ma niente di importante e quindi mi immetto nel rettilineo dietro ai trampolini e vengo affiancato ancora dalla signora di prima, che affronta con prudenza l’ultima discesa con un curvone parabolico lasciandomi passare. La pista continua in ripida discesa passando sotto un arco che percorro con uno sci nel binario ed uno fuori per evitare di prendere velocità. Entro così nello stadio e cerco di vedere se ci siano fotografi per immortalare il mio arrivo come in tutte le altre gare ma resto deluso: proseguo su quella che in estate è una pista di atletica sorridendo al pensiero che sullo stesso rettilineo che stavo percorrendo Federico Pellegrino aveva vinto la gara sprint dei mondiali 2017. Taglio così il traguardo riuscendo a stare di poco sotto le sei ore, di gran lunga la migliore gara dell’anno. Vedo il mio nome sul tabellone e scatto una foto, proseguo per il centro gare parlando con un signore finlandese con il quale ci scambiamo alcune opinioni, poi entro, ritiro il mio sacco e mi cambio con tutta la calma possibile.

Dopo avere mangiato la zuppa con patate e un po’ di carne, due fette di pane nero spalmate di margarina e bevuto prima un bicchiere d’acqua (rimpiangendo la birra ceca) e una bibita a base di latte mi faccio mettere il timbro sul passaporto Worldloppet e mi avvio verso l’albergo dopo essermi messo d’accordo con Franco, che nonostante la botta al ginocchio ha concluso con soddisfazione la sua gara, per la cena. Una bella doccia e sono pronto per la cena che consumiamo in un locale gestito da un italiano dove però servono solo pizza. Non è il massimo ma ci dobbiamo accontentare.

Domenica 27 dopo colazione prendo il treno delle 8,19 per Helsinki dove ho intenzione di visitare alcuni dei monumenti più importanti. Comincio con la Piazza del Senato con la Cattedrale nella quale riesco ad entrare proprio all’ultimo momento prima della chiusura per la funzione domenicale. Vorrei girare un video per riprendere l’interno mentre il coro della cattedrale sta provando ma purtroppo non riesco a farlo partire.

IL secondo appuntamento sarebbe una chiesa letteralmente scavata nella roccia ma apre al pubblico solo alle 12.45: sono solo le dieci e dopo avere invano cercato di entrare in una cappella che trovo chiusa fino a data da destinarsi, proseguo per il parco Sibelius, dove ammiro il monumento dedicato al famoso musicista finlandese. Sulla strada del ritorno verso il centro c’è il museo nazionale finlandese ed entro per una visita: molto interessante la parte sulla preistoria con molti reperti, resto sorpreso che non venga riservata una parte allo sport nella sezione dedicata alla storia della Finlandia moderna, diventata indipendente nel 1917.

Mi avvio quindi verso la Temppeliaukio, la chiesa scavata nella roccia dove entro con un biglietto che avevo fatto on line. La chiesa è una delle mete turistiche preferite della capitale ed è veramente impressionante: acusticamente è definita la migliore sede per concerti della capitale e ogni mercoledì si svolge uno spettacolo. È dotata di uno splendido organo, un pianoforte e una gradinata per i cori.

Visto che il tempo non è dei migliori, fa freddo e tira un forte vento, decido di riprendere il treno per tornare a Lahti ma prima cerco un posto per mangiare: non ho tanto tempo a disposizione e scelgo un McDonald’s confidando nella celerità del servizio. Così purtroppo non è e non faccio in tempo a prendere il treno delle 13.35. Faccio il biglietto per un diretto alle 13.56 ma poi non riesco a trovare il binario: forse la località segnalata nel tabellone è il capolinea finale ma giro un po’ a vuoto e intanto il treno è partito. Partirò alle 14.35 e il controllore conferma la validità del biglietto. Arrivo a Lahti alle 15.45 circa e non faccio in tempo a visitare il museo della Finlandiahiihto che sarebbe stato sicuramente interessante. Se tornerò non mancherò di visitarlo. Intanto Franco ha finito la sua seconda gara svoltasi su piste perfette: sono contento per lui: mi manda un messaggio per chiedermi se intendo cenare: naturalmente rispondo di sì. Uno dei pochi locali aperti è un ristorante che serve specialità sudamericane: io prendo un piatto con tanta insalata fresca, un petto di pollo ai ferri e tanta frutta, una piacevole sorpresa.

Salgo in camera e preparo le valigie perché all’indomani è previsto il mio ritorno in Italia: Franco e Donatella mi accompagneranno all’aeroporto poi riprenderanno il traghetto per Tallinn dove si fermeranno qualche giorno prima del ritorno in Italia in compagnia di Silvia e del piccolo Nicolò.

Arrivo all’aeroporto e trovo subito il check-in dove una gentilissima impiegata disbriga le pratiche, mi comunica che il pagamento che pensavo di dovere fare per il bagaglio sportivo (gli sci) era compreso nel pagamento fatto all’andata e mi accompagna allo sportello per la consegna dei bagagli speciali. Non mi resta che attendere la partenza e poi, una volta arrivato a Francoforte, ancora cinque ore per prendere la coincidenza per Venezia dove ho la macchina. Trovo uno che blocca l’uscita dal parcheggio e che mi fa perdere 10 minuti e poi l’autostrada chiusa a Treviso Nord che mi costringe a raggiungere Conegliano per la viabilità ordinaria. È passata da poco la mezzanotte quando arrivo a casa, contento di avere portato a termine anche questa avventura.

Mi prendo qualche giorno di riposo poi una settimana dopo il rientro dalla Finlandia torno sulle nevi della Val Saisera per allenarmi in skating, tecnica che non usavo da dicembre. Sulle piste nel comune di Malborghetto si era allenata fino alla settimana prima la nazionale norvegese impegnata nei Campionati del Mondo di sci nordico (ai quali avevo assistito nella giornata di venerdì 3 marzo seguendo la staffetta maschile e la gara sul trampolino grande di salto con gli sci).

Per l’occasione avevo riesumato un vecchio paio di sci Morotto ed avevo accorciato un paio di bastoncini anche quelli non usati da molto tempo: avevo infatti già preparato le due paia che avrei usato nel weekend in Engadina e non volevo doverli ripreparare.

In Val Saisera era aperto solo l’anello alto ma anche una variante in mezzo al torrente che ha reso l’allenamento meno monotono: 25 km ed ero pronto per partire per la Svizzera.

ENGADIN SKI MARATHON – 44 km – 12 MARZO 2022

Avevo già partecipato a questa gara nel 2019 e avevo fatto tesoro dell’esperienza prenotando un albergo in Italia, a Chiavenna(a poco più di 30 km da Maloja, sede della partenza della gara). Gli organizzatori avevano però spostato la sede del ritiro pettorali da Sankt Moritz a Pontresina e così ho deciso (per evitare di fare almeno 100 km in più) di raggiungere l’Engadina dall’alto, passando per Merano, la Val Monastero e il Passo Forno. Dopo che dal Passo avevo guidato sotto una fitta nevicata, all’arrivo a Pontresina stava uscendo un po’ di sole: ho ritirato il numero e incontrato di nuovo l’amico Maurizio Franzolin. Ho poi messo gli sci per provare un tratto della pista che non era stato battuta in mattinata ed era piuttosto rovinata. Dopo poco più di 8 km, arivato a Samedan e tornato a Pontresina, mentre stava per nevicare ancora ho preferito smettere e raggiungere l’albergo a Chiavenna.

Il sabato mattina sono risalito nella valle svizzera per verificare dove avrei potuto parcheggiare il giorno della gara e poi percorrendo con gli sci il tratto iniziale della gara sono arrivato fino a Silvaplana dove sorge un castello denominato “Crap de Sass”. Sono poi rientrato a Maloja percorrendo una tratto di pista che costeggia uno dei laghi sui quali si scia durante la gara e dopo 24 km ho tolto gli sci e sono andato a mangiare in un ristorante poco distante dove ho gustato, come desideravo, Bratwurstel e Roesti con una buona birra.

Domenica 12 alle 7.15 ho lasciato l’albergo e in poco più di mezzora sono arrivato a Maloja dove il parcheggio (a pagamento) che avevo scelto come prima opzione era praticamente vuoto. Col senno di poi avrei potuto dormire un po’ di più ma ormai ero sul posto e si trattava solo di attendere l’ora della partenza (per me le 9.49).

Alle nove mi sono incamminato per la zona di partenza che distava circa 1 km dal parcheggio, ho indossato gli scarponcini, chiuso la borsa nel sacco fornito dall’organizzazione e dopo averlo consegnato al camion che lo avrebbe portato all’arrivo mi sono recato alla partenza che è stata data, per il mio gruppo, con una puntualità (nemmeno a dirlo) svizzera.

Nella prima parte (circa 14 km) la gara si corre sopra alcuni laghi ghiacciati: solitamente la neve non ha mai rappresentato un problema per la gara, ma quest’anno ne era caduta veramente poca tanto che la maggior parte della pista era stata preparata con neve artificiale. Sui laghi la neve era veramente un velo e ho dovuto spostarmi alla ricerca dei pochi tratti un po’ più innevati per non sciare direttamente sul ghiaccio: riesco a mantenere comunque una buona media per le mie abitudini, avvicinandomi ai 14 kmh.

Da lontano ho potuto vedere la solita coda sulla prima vera salita della gara che porta i concorrenti nell’Arena di sci nordico di Sankt Moritz: nel 2019 in quella salita avevo perso almeno dieci minuti ma quest’anno per fortuna riesco a percorrerla abbastanza tranquillamente e senza mai fermarmi. A questo punto ero incuriosito da una modifica del percorso subito sopra Sankt Moritz dovuto alla scarsità di neve. Dopo poche centinaia di metri di salita trovo centinaia di concorrenti fermi: evidentemente poco più avanti c’era l’inizio un po’ pericoloso di una discesa e gli addetti facevano passare i concorrenti col contagocce. Alcuni concorrenti intorno a me dopo 15 minuti di attesa decidono di togliere gli sci e scendere per una piccola scarpata fino alla pista che si intravede a circa trenta metri al di sotto della nostra posizione. Decido di farlo anch’io e con un po’ di difficoltà raggiungo la pista e posso rimettere gli sci e ripartire. Purtroppo dopo nemmeno un kilometro la pista si re-immette in un altro lago e l’ingresso è caratterizzato da una grossa pozza d’acqua. Anche qui un rallentamento che mi fa perdere un po’ la pazienza ma il peggio deve ancora venire: il percorso originale dopo Sankt Moritz saliva e poi restava in quota fino ad una discesa piuttosto impegnativa nel bosco chiamato Stazerwald: per risalire fino al punto più impegnativo della gara si percorre una salita piuttosto stretta che permette a malapena a due concorrenti di proseguire appaiati. Anche qui si procede a passo d’uomo perdendo un sacco di tempo: una volta rientrati nel percorso originale dopo alcuni strappi impegnativi in salita si arriva alla famigerata discesa che percorro con molta attenzione viste le condizioni della pista, con tratti di neve a mucchi ed altri in cui la neve è stata spazzata via dai concorrenti che frenavano a spazzaneve. Un curvone a destra segna la fine del tratto più pericoloso e in un tratto praticamente dritto prendo un po’ troppa velocità e riesco miracolosamente ad evitare una concorrente che invece continuava a frenare. Alla fine della discesa si trovava il traguardo di Pontresina della gara dei 21 km, mentre che come me ha scelto la gara lunga il percorso prosegue con una decisa curva a sinistra. I tratti pericolosi sono finiti ma intanto col caldo la neve si è molto trasformata e si riesce a sciare bene solo nei tratti in ombra, che sono pochi. Arrivo al ristoro di Samedan ed esce un vento fortissimo naturalmente contrario e si vede la interminabile coda dei concorrenti in un tratto della valle particolarmente largo.

Ho percorso a questo punto i trenta km in circa due ore e cinquanta: la media è vistosamente calata a causa delle lunghe pause ma resta comunque buona per i miei standard. In teoria il percorso dovrebbe essere prevalentemente in discesa ma invece è molto ondulato e si devono superare due impegnative salite a La Punt e Zuoz prima di cominciare gli ultimi km. La gara sarebbe dovuta essere di 42 km ma con le deviazioni è stata dichiarata di 43,5 km e anche gli ultimi km si presentano con rampe impegnative e poi lunghe discese che percorro, quando posso, dentro i binari, guadagnando velocità e risparmiando energie. Si arriva così al cartello dell’ultimo km con una paio di discese piuttosto impegnative (una delle quali molto rovinata) ed un ultima rampa che precede il rettilineo di arrivo in leggera salita. A dieci metri dall’arrivo un ragazzo mi taglia la strada salendomi su uno sci, gli urlo una serie di improperi e non accetto le scuse che mi fa dopo l’arrivo: chissà cosa sperava di guadagnare.

Chiudo quelli che si sono poi rivelati essere 44 km in quattro ore e 12 minuti, mi cambio, salto la zona dove è possibile mangiare (a pagamento), trovo lo stand della Worldloppet dove mi faccio mettere il timbro sul passaporto e mi avvio verso la ferrovia con il treno che ci riporterà a Sankt Moritz: durante il viaggio scambio qualche parola con uno sciatore americano e poi arrivato alla stazione dove salgo al volo in affollatissimo autobus dell’organizzazione che mi riporterà alla partenza, svuotandosi progressivamente prima di arrivare a Maloja: Percorro con assoluta calma il tratto che mi porta al parcheggio e posso scendere all’albergo dove posso finalmente riposare, in attesa del rientro a casa previsto per il giorno dopo, lunedì.

Si conclude così una lunga stagione sugli sci che è durata  quattro mesi e nella quale ho disputato otto gare, con risultati alterni e condizioni della neve non sempre ottimali. Resterà il rammarico di non avere approfittato delle buone condizioni della pista della Marcialonga ma bisogna sapersi accontentare.

MI metto così in attesa dell’apertura della stagione 2023/2024 che avrà per me una apertura inedita, avendo prenotato un viaggio per disputare le gare Worldloppet in Australia e Nuova Zelanda per la fine di agosto, primi di settembre 2023.

 

 

 

 

 

 

Stagione agonistica 2023ultima modifica: 2023-03-13T20:49:29+01:00da maxpres8
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