Vasaloppet 2015

Dopo una notte passata a Tesero e il viaggio in pullman fino a Milano (durante il quale col telefonino mi sono iscritto alla Marcialonga 2016) a Milano prendiamo l’aereo per Stoccolma da dove con vari pullmini dopo quattro ore circa e una sosta per mangiare in un locale dove incontriamo la squadra di De Bertolis della quale fa parte anche uno dei fgratelli Mich di Stava, arriviamo prima a Mora e poi al nostro alloggio ad Orsa.

A parte il viaggio il primo giorno effettivo, venerdi’ comincia con la prova della pista, la cui situazione non coincide mai con quella del giorno di gara. Ci portiamo a Hochberg, 19 km all’arrivo, la pista e’ un vetro, velocissima, pero’ al sole si sta gia’ sfaldando…comunque io e Gianni Zappaterra facciamo la strada assieme e in poco piü’ di un’ora e mezza arriviamo sul rettilineo finale, dove nessuno ci impedisce di tagliare trionfalmente il traguardo (è in corso la staffetta). Ci portiamo al capannone dove per 130 corone (14 euro) puoi prendere il menù dell’atleta e ti puoi riempire come vuoi. Visita agli stand, primi acquisti (una klister “wet” che si rivelerà decisiva) e poi ritorno alla base.
Sabato relax, shopping in centro, assistiamo alla gara dei piccolissimi che sciano accompagnati (talvolta trascinati) dai genitori. A poche decine di metri dal traguardo un piccolo sembra non volerne più’ sapere, si avvicina il Re Vasa (chi è stato alla Vasa sa di chi parlo) che gli dice due parole e il bimbo riparte a razzo…il re è sempre il re. Ritorno alla base per il pranzo e la preparazione degli sci. Io i miei li ho già’ preparati per lo scorrimento (HF8 swix più cera liquida f10 che lucido sul posto) per la tenuta base klister spray, poi alterno una universal -3+10 e la wetklister di cui sopra…gli sci si riveleranno ottimi, tenuta e scorrimento, senza un ritocco per tutti i 90 km.
A nanna presto, sveglia alle 3, colazione alle 3.30, autobus alle 4.30, arrivo a Sälen alle 6.40 circa. La temperatura è sui 5 gradi sopra lo zero (è rimasta costante dal pomeriggio di venerdì con punte di 10 gradi positivi) per terra c’è un fango immondo, le file per i bagni chimici interminabili, pozze d’acqua dappertutto soprattutto in pista, tanto che hanno dovuto restringere la zona di partenza. Alle 7.40 chiudo il sacco vestiario e lo consegno, controllo che tutto sia a posto e alle 8 in punto si parte. Non mi accorgo del casino davanti, parto comunque nel quarto gruppo (non so grazie a quali risultati) però non spingo troppo per arrivare alla prima salita, non voglio sprecare forze…

Già affrontando la prima salita mi accorgo che gli sci tengono bene, purtroppo non ho potuto seguire i consigli del capo-comitiva di partire dalla parte destra per affrontare meglio la salita perché avrebbe comportato il passaggio su clamorose pozze d’acqua: prevedendo di stare ore sulla pista pur con scarpe nuove non me la sono sentita di rischiare di bagnarmi subito.

Saliamo lenti ma senza pause, non mi fermo mai, scivolo una volta e finisco a terra, poi scivola uno accanto a me e mi piomba sullo sci destro… rabbrividisco al pensiero dell’anno scorso (con neve terribile e la rottura di uno sci al 42.mo km)  ma lo sci regge. La salita sembra non finire mai, è praticamente una “cascata” (la salita finale della Marcialonga) messa all’inizio, il fiume di gente davanti è impressionante, non mi fido a voltarmi per vedere quelli dietro, che al momento sono molti di più.

Spianata la pista riesco a spingere solo di braccia, ma vedo che riesco a mettere giù anche qualche passo di alternato e mi rassicuro. C’è un vento piuttosto forte che da un pò fastidio. Prima di arrivare al primo ristoro, Smagan, a lato della pista un bambinetto nero che avrà si e no tre anni ha già imparato la lezione e grida “Heja Heja”,  divertentissimo. I binari sono sufficienti, anche se come al solito impera la legge del “binario del vicino è sempre il migliore” quando cambio poi il mio peggiora improvvisamente. Comunque, al primo ristoro solo “sport drink” (passate esperienze mi sconsigliano di esagerare con il blablar al momento).

Da lì e fino al ristoro successivo, Mangsbodarna, tengo la media più alta della aiutato anche dalla prevalente discesa.  Quando comincio la salita verso Risberg comincio un po’ a tremare ed il motivo è divertente. Non sono particolarmente scaramantico, ma do importanza a certi segni. L’anno scorso avevo comprato una spilla della gara senza accorgermi che vi era citata una delle località dei ristori. L’aveva messo nello zaino e poi dimenticata lì. Quest’anno ne ricompero un’altra (mio fratello fa collezione) e nel metterla via mi viene fuori quella dell’anno scorso. Bene, la località citata in quella del 2014 era Evertsberg, il ristoro nel quale mi ero ritirato, in quella di quest’anno Risberg…  lascio a voi le considerazioni.  Fatti i debiti scongiuri  passo anche il terzo ristoro mangiando anche un paninetto e mi appresto ad affrontare la discesa immortalata nel 2014 su YouTube con un video chiamato “The Risberg massacre”, una serie di clamorose cadute apparentemente senza motivo: la pista è buona, i binari battuti bene, la discesa è di un centinaio di metri e va tutto bene, siamo al 35.mo kilometro.

Mi avvicino al tratto in cui l’anno scorso avevo rotto lo sci (42.mo km) e i due signori norvegesi che me l’avevano rattoppato con il dutch tape sono ancora lì. Potevo fermarmi a salutarli, ma non so se ricordavano.  Arrivo ad Evertsberg, 48.mo kilometro e mi sento stanco, decido di prenderla comoda e provo tutte le specialità del chiosco (dopo avere ingurgitato una busta di enervitene): acqua (tiepida) sport drink, paninetto, blablar e brodo, che tutto fa… Comincia una bella discesa, ma è il preludio alle salite per Oxberg e Hokberg che paiono non finire mai. Ormai non evito nemmeno più i tratti con le pozze d’acqua, ma per fortuna prima una motoslitta e poi un gatto delle nevi (preceduto da un’altra motoslitta che chiede ai concorrenti di spostarsi a destra o sinistra a seconda dei casi)  provvedono a battere nuovi binari sui quali si va di lusso. Poco prima di Oxberg vengo raggiunto da Martin (Pichler, titolare dell’agenzia Running and more) che mi sorpassa solo per riprendermi in salita con la sua minicamera e mi fa anche una piccola intervista (parole scontate, determinato ad arrivare fino in fondo, etc…) Martin è alla sua prima gran fondo, ha esperienza di maratone e, dice, di avere fatto solo una lezione di tecnica…arriverà 5 minuti prima di me…

La media si abbassa vistosamente ma confido nei ristori per riprendere un po’ di forze che puntualmente ritornano (ce ne sono anche organizzati dagli sponsor della gara – la Volkswagen regala anche berretti ma non me ne accorgo – e in uno bevo molto volentieri un po’ di coca cola). Sto già facendo i miei calcoli sul tempo finale ma purtroppo la pista (e le mie condizioni fisiche) non sono quelle di venerdì. Però approfitto delle discese per riposare un po’, mi fermo (raggiunto ancora da Martin) al solito posto di blocco degli alpini (caffè nero bollente – quello al ristoro successivo, Eldris, fa quasi schifo al confronto) e mentre mi rendo conto che dovrei comodamente battere il mio record del 2006 (10 ore e 23 ma pista magnifica con tanta neve e freddo) comincio ad accarezzare l’idea di stare sotto le dieci ore.  Nelle piccole salitine degli ultimi nove kilometri riesco a salire nel binario (in precedenza anche per riposare le facevo a spina di pesce) in una discesa mi preoccupo per un “veteran” (concorrente che ha corso almeno 30 Vasaloppet) che nonostante grida ed avvertimenti sembra non accorgersi dell’arrivo del mezzo battipista (mi ricorda la scena di piazza Tien an Men con l’uomo davanti al carrarmato). Dopo l’ultima salita assassina ai meno tre km ed il passaggio sotto un ponte, nei pressi del cartello degli ultimi 2 km vedo un mezzo battipista fermo ai lati della stessa. Naturalmente negli ultimi km non riescono a passare, la pista ridiventa infame, spuntano sassi e terra, qualcuno comincia ad accendere le fiaccole, anche se è solo quasi l’imbrunire, però sullo sfondo appare il campanile di Mora e passano tutte le malinconie. Le ultime due rampe precedono il lungo rettilineo finale, mi rendo conto che non ce la farò per le dieci ore ma non importa: Il binario ridiventa decente, prendo quello all’estrema destra poi mi ricordo che mi devono fare la foto e mi sposto al centro, mi cerco sul maxi schermo ma devo rendermi conto che non è uno specchio e quindi devo guardare dall’altra parte, mi vedo e sorrido, ce l’ho fatta, e per la prima volta nelle mie oltre 90 gare taglio il traguardo a braccia alzate, uso fotografo sì ma soprattutto per  dare un segno  visivo al senso di soddisfazione, emozione, orgoglio, sollievo ma anche commozione che mi prende. Per un minuto e 14 secondi non sto nelle dieci ore, ma chi se ne importa. Ho lavato l’onta del ritiro dell’anno scorso e percorro con soddisfazione quel tratto verso l’uscita, faccio finta (non è vero) di fare fatica ad alzare la gamba per farmi togliere il chip, ne faccio molta di più per togliere gli sci e seguo la trafila. Consegno gli sci, prendo l’autobus (la puzza all’interno è indescrivibile – qualcuno del  nostro gruppo crede che una disinfezione non basti alla fine “forse li bruciano” dice) . Al ritiro dei sacchi una signora si impegna in una accorata spiegazione in svedese per indicarci dove trovarli senza accorgersi che ce l’ho già in mano (le sfugge un sorry…) mi cambio in palestra, niente doccia, niente cena, riprendo subito l’autobus per ritornare alla finish area dove tre eroi  del gruppo (lasciatemeli definire così) che hanno fatto la gara prendendo la medaglia ci aspettano a turno per riportarci in albergo. Riesco a prendere il diploma (gratis) ed il profilo della gara con i tempi intermedi (a pagamento) prima di raggiungere il pullmino che mi riporta a “casa”. Entro nel tendone per prendermi una bottiglia di sidro (buonissimo – leggermente alcolico) e una gentile signorina mi dice che posso non posso consumarlo all’aperto, solo dentro il tendone. Entro, lo finisco di un fiato e lei mi prende la bottiglia e la porta via. Apprendo che Gianni Zappaterra è arrivato all’86.mo kilometro, sono contento, lui aveva condiviso con me l’amarezza del ritiro l’anno scorso, stasera festeggiamo insieme.

Vasaloppet, stavolta ho vinto io.

 

 

Vasaloppet 2015ultima modifica: 2023-04-28T10:52:14+02:00da maxpres8