ciclotour 2017

Ciclotour 2017

Prima tappa Gradisca-Lamon 144 km venerdì 23 giugno

Nel giro a tappe che annualmente in giugno mi portano in Val di Fiemme cerco sempre di inserire strade o salite che non ho mai fatto, e anche per quest’anno sono riuscito a trovare una salita poco conosciuta che affronterò proprio nella prima tappa assieme ad una che ho già percorso ma non nel senso nel quale la dovrò percorrere oggi.

Come sempre quando parto da casa approfitto di alzarmi presto e partire alle prime luci del giorno, quindi alle 6.30 sono già per strada. Percorro come altre volte nei primi km strade poco trafficate che mi consentono di raggiungere dopo una decina di km il ponte sul Meduna in direzione Ovest che percorro nella ciclabile realizzata a lato. I primi kilometri proseguono abbastanza regolarmente e al 27.mo km, dopo avere oltrepassato San Quirino nella rotonda sbaglio clamorosamente strada e mi dirigo verso Pordenone invece che verso Roveredo in Piano. Me ne accorgo solo quando sto per arrivare a Pordenone e non conoscendo scorciatoie che mi permettano di tagliare per risparmiare un po’ di strada, preferisco arrivare fino all’incrocio della zona artigianale nei pressi dell’aerocampo della Comina per poi risalire verso Roveredo: percorro così circa sei o sette km in più innervosendomi alquanto.

Proseguo verso Caneva attraverso Vigonovo e Ranzano e raggiungo il punto altimetrico più basso dell’intero percorso, poche decine di metri sopra il livello del mare.

Riesco a sbagliare ancora a Vittorio Veneto dove esco alla prima rotonda e mi devo sorbire il traffico di centro città per un po’, rima di raggiungere finalmente il bivio per Revine Lago e Valdobbiadene. Devo stare attento a trovare le indicazioni per il passo Praderadego che dovrei trovare subito dopo Cison di Valmarino e precisamente nei pressi del paese di Valmareno. Ho appena mangiato un buon panino con la soppressa comprato in un negozietto di quelli di una volta a Revine Lago e quindi sono a posto per il rifornimento di energia. Trovo la strada senza difficoltà e la pendenza della salita si fa impegnativa fin dalle prime rampe: la strada è stretta e poco trafficata e nonostante sia in mezzo al bosco il sole si fa sentire. Mi faccio prendere da un dubbio ad un incrocio ma proseguo diritto fortunatamente a ragione. La salita è di 8 kilometri nei quali si superano quasi settecento metri di dislivello ed è quindi piuttosto impegnativa e lo dimostrerà la media finale con la quale la percorrerò. Una striscia bianca che pare una specie di traguardo di un gran premio della montagna mi illude di avere terminato la fatica ed invece al culmine manca ancora poco più di un kilometro. Sono circa le 14 quando comincio la discesa e non fidandomi di una deviazione che mi potrebbe consentire di risparmiare qualche km proseguo per la strada principale che mi consentirà di immettermi nella statale alla sinistra del Piave subito dopo Mel dopo avere percorso 101 km. Mi manca poco all’attraversamento del Piave in direzione Feltre ed entrato in città dopo altri 15 km trovo il bivio per Pedavena dove intendo fare la mia solita sosta nella locale birreria. Dopo un piatto di wurstel con patatine e due birre forse dovrei aspettare un po’ prima di ripartire soprattutto perché proprio a Pedavena comincia la salita al passo Croce d’Aune che non ho mai percorso da questo versante. Fa caldo e alle prime rampe vado un po’ in crisi, mi fermo un attimo anche per cambiare le borracce dell’acqua e riparto sperando di trovare un po’ di ombra sulla salita. Come distanza e come dislivello la salita è simile a quella che ho già percorso in precedenza ed infatti il tempo di percorrenza è simile, poco più di due ore, soste varie comprese. Arrivo comunque in cima dopo 128 km e dopo la foto di rito al passo comincio la veloce discesa per il percorso che ho già fatto in senso contrario qualche anno fa. Arrivo nella località di Ponte Oltra dove comincia la strada per Lamon, località famosa per i suoi fagioli, che raggiungo dopo altri tre km e mezzo di salita e oltre 200 mt di dislivello. Faccio un po’ di fatica a trovare l’albergo ma riesco a fermare il contachilometri dopo quasi 144 km percorsi in poco più di undici ore di pedalata e quando sono le 7.15 circa. Una buona cena è il giusto premio per una giornata piuttosto faticosa ma sono soddisfatto, posso andare a dormire e pensare alla tappa di domani.

Seconda Tappa Lamon-Tesero sabato 24 giugno 2017 86km

Ho scelto una tappa di kilometraggio piuttosto ridotto per raggiungere la Val di Fiemme perché conscio delle difficoltà che mi avrebbe presentato il passo Manghen, il passo più impegnativo che mette in comunicazione la Valsugana con, appunto, la Val di Fiemme.
Perdo un po’ di tempo per la colazione (dove si nota la poca esperienza dei gestori, l’albergo è stato riaperto da poco) e sono le 8.30 quando riparto in direzione di Castello Tesino che devo raggiungere attraverso una strada poco trafficata che mi porterà a raggiungere la località di Roa dopo una salita che comincia dopo circa cinque kilometri dalla partenza. La salita non è troppo impegnativa ma sono comunque da superare 450 metri di dislivello in circa sette kilometri. Raggiunto il culmine della salita (non segnalato da alcun cartello) comincia una strada ondulata che mi fa passare attraverso Castello Tesino con poi un po’ di discesa verso Pieve Tesino e successiva risalita fino al primo passo di giornata, il Passo Forcella, 920 metri di altezza che raggiungo dopo 23 km percorsi in circa due ore e mezza. Comincio la discesa che conosco bene attraverso le località della Valsugana e non riesco a trovare un tratto di strada che dal paese di Carzano mi permetterebbe di raggiungere Telve, da dove parte la salita al passo Manghen, senza perdere troppa quota. Mi trovo così a raggiungere la località di inizio della salita in un lungo rettilineo in salita sotto il sole di mezzogiorno. Mi fermo ad una fontana per mangiare quello che mi era rimasto dei panini del giorno precedente facendo una scelta che mi pentirò di avere fatto successivamente perché la sosta non mi permette di accumulare quelle energie di cui avrei bisogno per i prossimi 23 kilometri di salita durante la quale dovrò superare 1600 metri di dislivello. Comincio subito a fare fatica ed il caldo certo non mi aiuta. Dopo qualche kilometro mi fermo in un locale per bere una Coca Cola e riposare un po’. Le pendenze non sono eccessive nei primi 12 km e la salita vera inizia nei pressi della località di val Calamento con una rampa al 13%. Qui speravo di trovare un altro locale aperto ma che con grossa delusione trovo chiuso. Mi fermerò qualche km più tardi per bere un caffè e mangiare qualcosa in uno degli ultimi bar prima dell’inizio degli ultimi 11 km di salita, quelli più duri con una pendenza media del 9% e un dislivello di oltre 950 metri.. La sosta produce l’effetto sperato e vado decisamente meglio proprio nella parte più difficile. Anche se la velocità è sempre quasi pedonale vedo che riesco comunque a salire meglio e non mi fermo più fino al culmine della salita che è quasi tutta a vista con tutti i suoi secchi tornanti che interrompono lunghi e ripidi rettilinei.
Arrivo così in vetta dopo quattro ore e mezza dall’inizio della salita, con una media abbassata dalle molte soste ma comunque l’importante era raggiungere il culmine della salita e al vicino rifugio nonostante siano ormai le 17.30 mangio un panino che mi servirà ad affrontare i successivi sedici km di discesa con tranquillità e con una certa velocità, con una media superiore ai 35 all’ora. Una volta arrivato in Val di Fiemme, nella località di Molina, mi aspettano gli ultimi tre km e mezzo di salita con un dislivello di 200 metri che mi permetteranno di raggiungere prima Cavalese e poi, il leggera discesa, l’albergo Al Cervo di Tesero mia consueta meta intermedia di questi giri dolomitici in bici. Arrivo circa alle 19.20 dopo nove ore e 25 di pedalata effettiva e oltre un’ora e mezza di soste varie. L’importante era arrivare, adesso serve solo riposare.

Durante il primo dei due giorni di riposo previsti controllo assiduamente le previsioni del tempo che danno un peggioramento in arrivo proprio nei due giorni previsti per il mio viaggio: dopo lunghe riflessioni tenuto conto che quello in quello che era previsto come secondo giorno di riposo è prevista comunque una bella giornata subito dopo colazione decido di anticipare la partenza e modificare l’itinerario che prevedeva l’ascesa ai Passi Pordoi, Campolongo e Furcia per arrivare a Dobbiaco.

Terza tapopa Tesero-Ponte nelle Alpi, lunedì 26 giugno, 99 km

Saluto così Lorenza, titolare dell’Albergo al Cervo e quando sono circa le 9.30 prendo la strada per Predazzo, Paneveggio e Passo Valles che risulterà essere l’unica “asperità” della giornata, con successiva discesa verso Agordo, Belluno e Ponte nelle Alpi dove sono riuscito a trovare una stanza in un piccolo albergo sulla strada statale Alemagna in direzione di Longarone.

Il Passo Valles è una salita che si può dividere in tre parti: la prima comincia a Predazzo ed è in comune con la salita al Passo Rolle ed arriva a Bellamonte, dove comincia la seconda con un tratto più pedalabile che porta prima a Paneveggio e al bivio per il passo, la terza la vera e propria salita al Passo Valles. Da Predazzo al bivio ci sono 13 km e 500 mt di dislivello, negli ultimi 6,5 km si superano altri 450 metri di dislivello.

Il traffico è piuttosto intenso almeno fino al bivio per il Passo Valles e la salita fino a Bellamonte si fa sentire: approfitto di una fontana poco prima del paese e lo stesso fa un’atleta che sta salendo con gli ski-roll: assomiglia molto alla biatleta Dorotea Wierer che si è sposata ed abita in Val di Fiemme ma il fatto che si alleni in tecnica classica (nel biathlon sciano solo in skating) e la mia consueta desuetudine a disturbare atleti anche famosi mi blocca dal chiederle una foto e conferma che sia lei, anche se solo dopo un po’ effettivamente mi parrà di averla riconosciuta.

Copro comunque i primi tredici kilometri in circa un’ora e mezza ad una media soddisfacente, poi i successivi, più duri 6,5 kilometri li copro in poco più di un’ora anche se l’applicazione del telefonino registra anche il tempo utilizzato per il pranzo in cima al passo. Comincio così la lunga discesa che mi porterà prima a Falcade (in cui scenderò di ottocento metri in undici km) e poi attraverso Canale d’Agordo (paese natale di Papa Luciani) e Cencenighe mi porterà, dopo avere attraversato Agordo, a Belluno. Sono preoccupato dal traffico che dovrei trovare in centro e nella strada che porta a Ponte nelle Alpi che è in pratica è una lunga zona commerciale, ma poco prima dell’ingresso in centro città noto sulla sinistra un cartello che indica la direzione di Cortina per le biciclette. Comincia subito una discesa con la strada che passa sotto un vecchio ponte Romano e successivamente una ripida salita: vedo che la strada è utilizzata da molte auto che evidentemente riescono così ad evitare il traffico cittadino. Seguendo i cartelli che mi fanno passare per la periferia di Belluno e poi attraverso una pista ciclabile (che avevo notato più volte passando in macchina) che non sempre trovo in buone condizioni esco sulla statale di Alemagna in direzione di Longarone qualche centinaio di metri prima dell’albergo: sono circa le 17.15, sono molto presto ma mi mancherebbero troppi km per arrivare direttamente a casa e quindi giocoforza devo fermarmi all’albergo dove ho prenotato. L’albergo è modesto, a conduzione familiare, ma pulito e si mangia bene, i proprietari sono molto gentili e non mi pento della scelta che ho fatto.

Quarta tappa Ponte nelle Alpi-Gradisca martedì 27 giugno, 96 km

Sono le otto in punto quando lascio l’albergo e provo ad immettermi nella strada alla sinistra del Piave che mi permetterebbe di arrivare a Longarone evitando il fastidioso e intenso traffico della statale di Alemagna ma subito trovo una segnalazione di strada chiusa e quindi devo malvolentieri tornare sui miei passi.

Come da previsioni il cielo si è annuvolato ma per il momento non piove ed in 45 minuti arrivo ai piedi della salita che prima mi porterà alla diga del Vajont e poi, attraversato Erto, al Passo di S.Osvaldo. Ci metto 33 minuti ad arrivare al semaforo che regola il traffico sulle gallerie nei pressi della diga e proprio mentre sto partendo dopo che è uscito il verde si scatena un’acquazzone che mi costringe a fermarmi sotto la prima galleria. Non perdo tanto tempo e la strada continua in prevalente salita fino all’abitato di Erto e come già fatto in altre occasioni, dopo un rifornimento di acqua passo per il centro del paese “vecchio” prima di affrontare gli ultimi km, sempre in leggera salita che mi condurranno al Passo S.Osvaldo, unica asperità della giornata. Raggiungo il passo dopo 2 ore e venti minuti avendo percorso circa 24 km ed inizio la lunga discesa che mi porterà prima a Cimolais (dove finisce la discesa vera e propria) per poi affrontare la strada che attraverso Cimolais, Claut e Barcis mi porterà ad affrontare le lunghe gallerie che mi permetteranno di riaffacciarmi sulla pianura friulana. Quando sono circa le 12.15 mi fermo a Montereale in locale famoso per i panini e consumo il mio pranzo proprio mentre fuori riprende a piovere. Finito il panino e visto che la pioggia ha concesso una tregua prendo la strada vecchia per Maniago, attraverso il ponte di Ravedis ed entro a Maniago dove decido di fermarmi per mangiare un gelato nella mia gelateria preferita che frequento spesso da quando sono a lavorare nella città delle coltellerie. Finito il gelato decido di allungare un po’ il percorso e prendo la strada per Fanna, Meduno e Travesio per poi scendere a Spilimbergo e poi a Gradisca dopo 96 km quando sono le 15, dopo sette ore dalla partenza e cinque ore e mezza di pedalate effettive.

Concludo così il mio giro annuale un po’ deluso dal non avere potuto svolgerlo come avevo progettato con un totale di kilometri che forse è il più basso da quando nel 2001 ho cominciato questa tradizione estiva. Cercherò di rifarmi il prossimo anno.

ciclotour 2017ultima modifica: 2018-07-01T13:41:28+02:00da maxpres8
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