ciclotour 2003

CICLOTOUR 2003

 

PRIMA TAPPA 16/6/03

GRADISCA- FELTRE   145 KM

 

La partenza, come al solito quando parto da casa, è all’alba. La bici è pronta dalla sera prima e quindi devo solo vestirmi e fare colazione prima di partire.

Dopo due kilometri mi viene da ridere ripensando al tour del 2001 quando per arrivare a Cortina sono passato per la Pontaiba a Pinzano: quest’anno per arrivare a Feltre via Consiglio passo per la Molevana a Provesano. D’altra parte da qualche parte bisogna pur passare.

I primi 50 kilometri sono un trasferimento per strade molto conosciute e arrivo a Caneva dove approfitto per rifocillarmi e per fare un prelievo al Bancomat. Sono passate da poco le nove e sono in perfetta tabella di marcia.

Al bivio per Villa di Villa comincia la parte più impegnativa della giornata con il transito per Sarmede e l’inizio del tratto che mi porterà a inserirmi sulla strada che da Vittorio Veneto porta alla Crosetta e quindi in Consiglio. Mi faccio fregare ancora una volta dalle mappe che ho consultato che non riportano la planimetria e quindi già i primi kilometri sono piuttosto impegnativi: un ultimo, micidiale strappo a fianco di una chiesa a ……… mi permette di tagliare qualche metro e cominciare la salita vera. La temperatura e molto alta e non mi rendo conto che il sole sta cominciando a scottare le spalle non abituate ad essere esposte. Per la prima volta sto infatti usando una maglia senza maniche. Il caldo e la pendenza si fanno sentire e devo prendermi qualche pausa ogni tanto per riprendermi dalla fatica. Quando intravedo il bivio per Caneva nei pressi del passo della Crosetta mi rinfranco un po’ e faccio un ultimo sforzo.

 La leggera discesa che porta fino al pian di Cansiglio  mi fa recuperare le forze anche se la fame comincia a farsi sentire. Mi ricordo di alcune trattorie al Pian d’Osteria (un nome, una garanzia) e per fortuna la mia memoria mi aiuta. Il servizio non è velocissimo e mi fa perdere un po’ di tempo in più rispetto al preventivato, ma a stomaco pieno ripartire è tutta un’altra cosa. Quando arrivo sopra il lago di Santa Croce, sull’altipiano dell’Alpago mi faccio prendere da alcuni dubbi sulla strada da seguire: alla fine non farò in senso contrario la strada fatta due anni prima quando ero partito da Ponte nelle Alpi  ma seguirò una strada più dritta che mi porterà quasi fino al bivio per Belluno/Feltre poco sopra Ponte nelle Alpi. Qui comincia a piovere e sono costretto a fermarmi un po’ al coperto di una fermata dell’autobus. Riparto con la strada bagnata e riesco a tenere una buona media che mi permette di ripercorrere la strada che porta a Limana, Mel e al bivio per Feltre in un tempo relativamente breve, nonostante il saliscendi. Passata la diga sul Piave mi immetto sulla statale che arriva da Belluno quando a Feltre mancano più o meno di dieci kilometri  alla fine della tappa e nubi minacciose ormai mi circondano. Quando entro a Feltre cercando di ricordarmi le istruzioni della titolare per raggiungere l’albergo il temporale sta per scoppiare: infatti, appena salito in camera nell’albergo (che non ha nemmeno una rimessa per la bici che ho lasciato nell’ingresso) comincia a diluviare. Sono circa le 16.30 quando faccio la doccia e posso riposare un po’. Appena smette di piovere approfitto per un giro per la città vecchia anche per trovare un locale per la cena. Mi accontento di una pizza e poi a letto, per riposare in vista della tappa dell’indomani, con l’ascesa al Passo Rolle.

 

SECONDA TAPPA 17/06/03

FELTRE – TESERO 85 KM

 

Dopo una colazione appena sufficiente (sospiro al pensiero di quella che troverò a Tesero…) mi riammetto nella provinciale che esce da Feltre quando sono circa le 7.30. Il traffico è intensissimo e per fortuna una pista ciclabile mi consente di correre al di fuori della provinciale anche se per terra c’è un po’ di tutto dopo il temporale del giorno prima.

Per fortuna arrivo al bivio di Arten dove il traffico si dirada un po’ e comincia la strada, sempre in leggera e costante salita che mi porterà prima a Fiera di Primiero per poi cominciare la salita vera e propria al Passo Rolle.

Il primo tratto è caratterizzato da una lunga serie di gallerie, tutte immancabilmente in salita, che mi causano qualche disagio. Per fortuna poi la strada spiana, le gallerie finiscono e posso approfittare per una breve pausa in un area attrezzata per mangiare qualcosa e prepararmi all’impegno vero. Dopo una serie di saliscendi e circa 40 kilometri  arrivo a Fiera di Primiero dove c’è una certa animazione e molti turisti, perlopiù anziani, che creano un po’ di confusione. Una sosta per il pieno d’acqua e comincia la salita che in 22 kilometri mi porterà in cima al Passo Rolle. Mi fisso subito un obbiettivo che è quello di raggiungere San Martino di Castrozza per l’ora di pranzo. Sono le dieci circa e penso di farcela in due ore (i kilometri sono dodici). Alcuni cantieri (immancabili) rischiano di farmi perdere più tempo di quello preventivato e la salita si fa sentire; arrivo comunque poco dopo mezzogiorno e tra impianti di risalita e alberghi vari entro a San Martino di Castrozza dove trovo un solo locale aperto, ma che comincia a servire i pasti solo alle 12.30. Non mi va di aspettare 20 minuti per niente e decido di continuare e affrontare i successivi dieci kilometri  mangiando qualcosa di quello che mi sono portato dietro. Sarà forse perchè ho mangiato qualcosa di sostanzioso e immediatamente utilizzabile sul piano energetico che riesco ad affrontare gli ultimi kilometri ( che in teoria dovrebbero essere i più difficili) con meno fatica del preventivato e la visione prima delle Pale di San Martino e della Malga posta a circa un kilometro dalla “vetta” mi fa pensare di aver raggiunto l’obbiettivo. Dopo la malga infatti la strada spiana un po’ e affronto gli ultimi tornanti entusiasta della nuova “impresa”.

Due foto veloci sotto il cartello del passo e un panino veloce nel bar al passo e mi appresto ad affrontare la discesa verso la valle di Fiemme. Un temporale in arrivo e le gambe un po’ legnose mi fanno soprassedere al progetto della deviazione per passo Valles e passo San Pellegrino e proseguo dritto verso Predazzo con una sosta a Paneveggio per una breve visita al parco ed ai suoi cervi. Quasi per una beffa rispunta il sole e mi accorgo della scottatura sulle spalle.

Sono da poco passate le tre quando arrivo nella mia valle preferita e i pochi silometri che separano Predazzo da Tesero sono una passeggiata tranquilla.

Quando arrivo all’albergo “Al Cervo” vengo accolto festosamente da Anna, una delle titolari, che mi offre subito da bere e si offre di prepararmi un bagno nella vasca idromassaggio. Rinuncio (non ci sono abituato) e vado subito in camera per una bella doccia e un riposino. Scendo per andare in paese per prendere una pomata per le scottature ed una per gli arrossamenti della pelle (ho qualche problema al “soprassella”) e, dopo cena, una chiacchierata con Valter (il cuoco, marito di Anna) che mi propone per il giorno dopo una camminata in montagna con alcuni degli ospiti dell’albergo. Rinuncio, dovrò pur riposare, no?

 

18/03/03 GIORNO DI RIPOSO.

 

Dopo una bella colazione (una delle mitiche colazioni che faccio in montagna – croissant, pane e marmellata, un panino con speck e formaggio, succo di frutta, caffè-latte…) mi incammino verso Lago e le piste dello stadio del Fondo dei Mondiali convinto di trovare strade da seguire per una passeggiata e scopro che le piste non sono ricavate su strade forestali ma direttamente sui prati e quindi (visto che la rugiada mi impedisce di camminare sull’erba pena una grande lavata) proseguo sulla pista ciclabile fino a Masi di Cavalese e poi risalgo a Tesero per una stradina sterrata che mi porta all’imbocco del paese. Prendo tutto con la massima calma ed arrivo giusto per l’ora di pranzo. Trovo aperto solo una piccola trattoria che è l’unica ad essere sempre aperta: il menù è fisso ma si mangia discretamente. Risalgo in camera per un pisolino, mi guardo un film e poi vado a fare un giro a piedi per la parte alta di Tesero, trovando sempre nuovi vicoli e strade che non ho mai visto.

Dopo cena Valter mi invita a partecipare con lui l’indomani a parte della escursione in mountain bike che prevede di arrivare proprio sul passo di Costalunga, uno dei passi previsti nella terza tappa. Preferisco mantenere il progetto originale anche perché c’è l’incognita dello stato delle strade, con il peso delle borse non si sa mai.

 

19/06/03 TERZA TAPPA

 

TESERO-AGORDO 138 KM

 

Dopo la solita, abbondante colazione e un saluto agli amici dell’Albergo al Cervo e il rifornimento d’acqua alla solita fontana di Tesero, comincio la terza tappa dirigendomi verso Cavalese, che supero per continuare verso passo San Lugano, prima “asperità” giornata; la salita non presenta particolari difficoltà a parte il traffico piuttosto intenso (vengo anche sfiorato da una corriera che rischia di farmi cadere).

Ho già percorso in senso contrario questa strada nel 1998, ma mi ricordo ancora certi passaggi: arrivo così al bivio per Aldino che precede di poco un viadotto dal quale la vista sottostante è piuttosto impressionante per l’altezza. Comincia la salita per Aldino che non pensavo così dura e nemmeno cosi’ tanto lunga, e resto deluso dal fatto che dopo il centro del paese la pendenza non cali (speravo in una discesa…). In effetti la strada continua a salire praticamente fino a Monte San Pietro e la discesa comincia solo dopo il bivio per l’abbazia di Pietralba, che lascio sulla destra e preferisco non visitare (sarebbero due kilometri di salita inutile e l’abbazia l’ho già visitata…).

Una interruzione stradale con uno dei soliti cantieri segna la fine della prima discesa e l’inizio della salita verso Nova Ponente. La strada principale non entra in paese e subito dopo il bivio comincia la vertiginosa discesa verso Ponte Nova, dove alcuni pazzi scatenati si lanciano a velocità folli con le loro bici  rischiando anche un frontale con le macchine che sopraggiungono in senso contrario.

Io vado molto più tranquillo e raggiungo prima il bivio per il Passo Lavazè e poi quello per il passo di Costalunga cominciando a riconoscere i luoghi che ho già frequentato (sia in bici che in macchina).

La prima difficoltà della salita verso il passo Costalunga a 1752 m. d’altitudine (lunghezza totale 14 km) è rappresentata da una galleria che supero a fatica. La strada comincia ad impennarsi sempre più e si cominciano a vedere anche alcuni ciclisti oltre che alle decine e decine di moto che imperversano su tutte le strade. Una sosta per un breve spuntino all’ingresso di Nova Levante e comincio l’impegnativa salita che mi porterà prima al lago di Carezza per proseguire poi verso il passo. Ho una mappa con me che mi da i riferimenti ma non mi aiuta a pedalare, la fatica comincia a farsi sentire fa non fa troppo caldo e riesco a raggiungere il lago dove mi fermo un po’, ma c’è troppa gente e preferisco ripartire. L’ultimo strappo parte dalla zona degli impianti di risalita verso il Latemar ed il Catinaccio (al quale scatto una foto).

La sosta al passo di Costalunga è breve, giusto il tempo per una foto e via in discesa verso la Val di Fassa, Vigo, Pera (passo davanti alla partenza della Marcialonga del 2002 e 2003); poco prima di Canazei mi fermo per mangiare qualcosa di quello che mi sono portato dietro – l’esperienza di San Martino di Castrozza si rivela utile – e riposarmi un po’. La strada ed il paesaggio mi sono molto familiari e quindi non ho difficoltà a prendere la strada che mi condurrà al passo di Fedaia. Una telefonata a casa e un abbondante rifornimento d’acqua precedono l’inizio della salita che mi porterà a 2072 al cospetto della Marmolada, che mi accompagnerà per tutta la salita. La salita non regge il confronto con quella dell’altro versante: è piuttosto pedalabile e guadagno quota con relativa tranquillità tanto che posso anche fermarmi a scattare qualche foto. L’ultimo tratto che porta al passo sembra il più lungo ma passate altre due corte gallerie sono sul lago e davanti al cartello che segna il passo. Una foto veloce, metto su il giubbotto e parto per la discesa che mi preoccupa un po’. Dopo alcune foto ai terribili tornanti che si affrontano in salita dalla parte di  Malga Ciapela, prendo definitivamente la strada che porta A Rocca Pietore sperando di riuscire a trovare la stradina che mi permette di lasciare la statale e arrivare al “piano” per i “Serrai di Sottoguda”, una stretta strada che scavalca a più riprese un torrente piuttosto rumoroso in una gola con pareti alte fino a 60 m. Il posto merita più di una foto e approfitto per abusare dell’autonomia della macchina fotografica.

Dal passo fino ad Agordo, via Alleghe, la strada è praticamente tutta in discesa e mi sorprende il fatto che nel 2001 abbia percorso la stessa strada in modo contrario, percorrendo così circa 40 km sempre salendo. Sono preoccupato della qualità dell’albergo, che trovo in cima ad una salita ripidissima, ma la proprietaria (originaria di Chions) è gentilissima e la cena di ottima qualità.

Sono troppo stanco e c’è troppa strada da fare a piedi per arrivare in centro per cui decido di andare subito a letto e riposare…domani si torna a casa.

 

4.A TAPPA 20/06/03

 

AGORDO-GRADISCA 120 KM.

 

La partenza dell’ultima tappa non potrebbe essere più impegnativa: non c’è nemmeno il tempo di scaldarsi che cominciano subito le rampe del passo Duran, che, alla fine, risulterà essere la salita più dura affrontata nelle quattro tappe. Per fortuna dopo tre kilometri (i più lunghi km iniziali della mia carriera di ciclista…) trovo una fontana che mi permette di fare rifornimento d’acqua. All’uscita della frazione di valle inizia la parte più difficile della salita. Un lunghissimo tratto praticamente dritto, con pochissime curve e nessun tornante, poco riparato dal bosco: la giornata è abbastanza fresca, così da mitigare la salita, ma la media è bassissima e la salita non molla anche quando, finalmente, cominciano a vedersi alcune curve. Sono però entrato nel bosco a prendo fiato un attimo fermandomi in una piccola area attrezzata prima di affrontare l’ultimo tratto con la strada un po’ sconnessa e alcuni strappetti che fanno male…

All’uscita da uno degli ultimi tornanti, quando la strada comincia finalmente un po’ a spianare, ecco l’incontro inatteso: un gregge di capre ha invaso la strada, ed il caprone mi osserva con lo sguardo cattivo. Riesco a tirare fuori la macchina fotografica e a scattare un paio di foto (se la racconto nessuno mi crederà, penso…) e dopo uno slalom tra le capre riesco a superare l’ultimo ostacolo dalla vetta, dove trovo i soliti tedeschi in moto ma anche una splendida vista, con il Monte Pelmo ben visibile ad Est. Una foto è doverosa prima di affrontare la discesa che mi porterà a Dont, in Val Zoldana. Il tratto Dont-Longarone, che non ho mai affrontato in bici, è una serie di saliscendi anche impegnativi (oltretutto con il vento contrario) ma la tabella oraria mi conforta e arrivo a Longarone verso mezzogiorno e decido di entrare in un supermercato per comprare qualcosa per il pranzo. Un panino e un po’ di ciliegie, troppo invitanti.

Non trovo un posto decente per fermarmi e mi fermo alle prime rampe del Passo di Sant’Osvaldo, in un angolo all’ombra, a lato della strada. Fa caldo, e quando riparto per affrontare i primi tornanti del passo mi chiedo se è possibile che nell’ora centrale del giorno immediatamente precedente il solstizio d’estate debba proprio essere impegnato in salita sotto il sole…insomma, chi me lo fa fare??

Piano piano mi avvicino alle gallerie sulla diga del Vajont, passo la zona della frana e raggiungo Erto e poi il piano che precede l’ultimo strappetto prima del passo pregustando la discesa verso Cimolais e la comoda strada che mi porterà a Montereale. La brutta sorpresa però è il vento, che soffia in senso contrario fino alla fine della Valcellina, facendomi faticare più del previsto e, soprattutto, allungando i tempi di percorrenza. Quando arrivo a Montereale la sensazione ormai è di avercela fatta e gli ultimi kilometri li faccio in scioltezza, la strada la conosco bene e non ho la preoccupazione di rispettare tempi e tabelle.

Nei primi due anni ero arrivato a casa in tempo per il pranzo: oggi  arrivo verso le quattro, ma la distanza dell’ultima tappa è stata maggiore e più impegnativa rispetto ai giri dei due anni precedenti.

L’unico rammarico è quello di non avere raggiunto i 500 km totali, fermandomi a circa 485. Ma non importa. E’ stata dura, ma ce l’ho fatta anche stavolta.

 

 

 

ciclotour 2003ultima modifica: 2012-04-08T10:42:35+02:00da maxpres8
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