stagione sciistica 2012

STAGIONE AGONISTICA 2012

 

Il problema principale all’inizio della stagione sciistica 2011/2012 è la mancanza di neve, che mai come quest’anno si è fatta desiderare: per iniziare la preparazione ho scelto quindi le località che garantiscono l’innevamento programmato, a cominciare da Obertilliach, in Austria, dove mi sono recato il primo sabato di dicembre. La pista preparata, con le varie configurazioni, arriva fino a 5 km: il tempo è umido e pioviggina, il che mi crea alcuni problemi nella scelta delle scioline: come spesso accade qui  ho il piacere di incrociare l’olimpionico Giorgio Di Centa al quale chiedo notizie sulla sua sciolinatura.

Il sabato successivo un importante appuntamento col coro mi fa saltare “l’allenamento” ma è tutto programmato, infatti il lunedì successivo sono sulle piste di Passo Lavazè, in Trentino dove hanno approntato un anello di 1.800 metri. Devo farmi forza per fare tanti kilometri, per fortuna nei giorni feriali le piste non sono tanto affollate quindi riesco a sciare con relativa tranquillità, allungando il kilometraggio di giorno in giorno: il quarto giorno l’anello è stato allungato a tre km, ne approfitto per arrivare a 24 km in otto giri, con il programma di arrivare a trenta il giorno dopo: un vento fortissimo mi farà desistere dal tentativo, rinviando gli allenamenti ad altra data.

Internet è fondamentale nel riuscire ad individuare piste preparate e vengo a sapere che, incredibilmente, in Val Casies, laterale della val Pusteria, hanno preparato piste per oltre 20 km. Non mi pare vero e la vigilia di Natale dopo tre ore di macchina raggiungo la partenze delle piste e riesco a sciare per tutta la lunghezza della vallata (circa 35 km) praticamente su neve naturale, incredibile ma vero. Ripeto l’esperienza il 31 dicembre e il sette gennaio dopo avere saputo di una abbondante nevicata a Sappada riesco a fare una buona sciata anche sulle quelle piste che non frequentavo da tempo. Con la sciata di Sappada la preparazione è terminata, nel week end successivo cominciano infatti le gare.

 

PUSTERTALER SKI-MARATHON

14 GENNAIO 30 km skating da dobbiaco a braies

 

Avendo ospitato da poco le gare di coppa del mondo, Dobbiaco da sempre garanzia sulla preparazione delle piste, anche grazie alla nevicata di inizio gennaio, e i percorsi vengono regolarmente confermati: 30 km in tecnica libera il sabato da Dobbiaco a Braies, 42 km in tecnica classica la domenica da Dobbiaco a Sesto in Pusteria.

Le previsioni del tempo danno, soprattutto per il sabato, tempo bello ma ventoso, con abbassamento delle temperature e calo del vento per la domenica. Alle 10 di sabato 14 gennaio la temperatura è di circa 6 gradi sotto lo zero ed il vento soffia in maniera piuttosto fastidiosa alla partenza: per fortuna dopo pochi kilometri corsi praticamente tutti nella vasta piana di Dobbiaco la gara si addentra nella valle di Ladro in direzione di Cortina ed il vento non è un fattore. Nella pista prevalentemente in salita comincio a recuperare posizioni ed ingaggio una lotta personale con un concorrente bolognese che poi staccherò, alla fine, di quasi dieci minuti. Prima del giro di boa nei pressi di un cimitero di guerra per tornare verso Dobbiaco supero anche la concorrente friulana Chiara di Lenardo, partita tre minuti prima di me, che è una “avversaria” storica nelle mie gare. In poco meno di cinquanta minuti raggiungo il primo controllo orario ed inizio il tratto in discesa verso Dobbiaco nel quale incredibilmente non vengo superato da nessuno. Dopo un’ora e dieci minuti di gara  e 17 kilometri percorsi comincia la lunga parte di saliscendi che passando sopra l’abitato di Villabassa porta verso l’imbocco della valle di Braies: qui il vento comincia a farsi sentire e non facilita l’avanzamento anzi, frenando nei rari momenti di discesa.  Dopo circa sette km percorsi in 35 minuti la strada gira decisamente verso Braies e comincia la lunga salita finale: qui sbaglio decisamente a non assumere qualche fonte di energia con gli integratori ed anzi, rinuncio a servirmi anche dell’ultimo ristoro. La mia andatura ne risentirà e i successivi quattro km di salita saranno una sofferenza. Per fortuna gli ultimi due km sono in discesa e riesco a terminare la gara in due ore e 19 minuti, 358.mo su 427 concorrenti che hanno terminato la gara. Durante la fila per il pranzo faccio volentieri passare avanti Stephanie Santer, nazionale di lunghe distanze, che ha vinto la gara femminile e farà un figurone alla marcialonga di fine gennaio. Il ritorno a Dobbiaco in autobus, caratterizzato di solito da lunghe attese e da un “assalto alla diligenza” avviene invece con assoluta tranquillità, sono infatti il primo a salire e devo aspettare che il bus si riempia prima di poter iniziare il viaggio di ritorno. Dopo una breve riposo in albergo faccio una passeggiata in centro a Dobbiaco approfittando del fatto che il vento è finalmente calato, poi cena e subito a letto in vista della gara dell’indomani.

 

15 GENNAIO 42 KM tecnica classica da Dobbiaco a Sesto in Pusteria

 

Quello che avevo sperato per quanto riguarda le condizioni meteo si avvera, ma, della serie “troppa grazia San Gennaro”, anche troppo: il vento è praticamente scomparso lasciando il posto a temperature rigidissime. Alla partenza alle 10 il termometro segna -18, mi metto la giacca un po’ più pesante e lo scaldacollo (souvenir della gara) sotto il berretto ed esco dall’albergo 15 minuti prima della partenza, metto ancora un po’ di sciolina (per nevi freddissime) sugli sci e mi avvio alla partenza dove incontro come al solito l’amico Mario Didomenicantonio e la moglie Maria Grazia anche loro fedelissimi negli ultimi anni.

Dopo poche centinaia di metri sulla larga piana di Dobbiaco già il freddo non si sente più, già da subito il groppone si sgrana e riesco a sciare con tranquillità anche se sulla prima salitina all’altezza dell’impianto di tele-riscaldamento sono costretto ad uscire dai binari per trovare posto per passare. Il percorso nei primi 15 km ricalca quello del giorno prima: la neve, più fredda e quindi più lenta, e la tecnica rallentano un po’ la marcia, tanto che arrivo al giro di boa del cimitero di guerra con 8 minuti di ritardo rispetto al giorno prima. Nel tratto in discesa di rientro verso Dobbiaco non sono così veloce come speravo tanto che devo fare qualche passo alternato aiutandomi con le gambe invece di procedere con la sola spinta delle braccia come speravo di poter fare: come nell’edizione dell’anno precedente la pista prima di rientrare nel nuovo stadio del fondo di Dobbiaco devia per le piste agonistiche e i lunghi tratti di salita mi rincuorano un po’ dato che riesco ad andare un po’ meglio. Tornati sulla piana di Dobbiaco in direzione San Candido mi sento a mio agio visti i lunghi tratti in leggera salita nei quali recupero qualche posizione dopo che ho passato il cartello dei 20 km percorsi in circa un’ora e 38 minuti. Il consueto attraversamento delle piste di discesa di San candido e la ripidissima discesa che si conclude con l’attraversamento della strada che porta al passo di M.Croce Comelico segna l’inizio della lunga salita che porta a Sesto in Pusteria. Mi sento bene, mi sono rifocillato e gli sci tengono alla perfezione in salita, tanto che anche nel tratto più duro nelle immediate vicinanze di Sesto riesco tranquillamente a stare nei binari e non devo salite a “spina di pesce” come invece è costretto a fare qualche concorrente. Un lungo tratto in falsopiano precede la lunghissima, interminabile salita che porta a Bagni di Moso: 2,5 km che percorro in circa 20 minuti, favorito dalla neve che non si è scaldata tanto come in alcune delle ultime edizioni. Faccio un po’ di attenzione nelle prime successive curve in discesa e mi lascio andare nel tratto quasi rettilineo e in discesa che precede il cartello dell’ultimo km. Un tratto di ulteriore salita di circa 300 m precede la parte finale dove un concorrente mi si avvicina e mi “sfida” a batterlo in volata. Riesco a precederlo ma appena passata la linea del traguardo ci scambiamo una stretta di mano e un largo sorriso e i commenti sulla bellezza della gara, che termino in tre ore e 34 minuti, 454.mo su 561 concorrenti. Subito dopo avere ritirato il sacco degli indumenti mi sento chiamare: è un iscritto al forum internet di SkiNordic che mi ha riconosciuto dal nome stampato sul pettorale: anche lui ha corso la gara in preparazione alla marcialonga e ci diamo appuntamento a quella gara. Anche stavolta non ho difficoltà a prendere l’autobus che mi riporta a Dobbiaco dopo il pranzo per un meritato riposo in albergo.

Il giorno dopo faccio una sciata in tranquillità in Val Casies dove alle 10 il termometro segna -22!! Buona parte della pista è al sole e quindi la temperatura non mi fa soffrire più di tanto: saranno altre due ore di buon allenamento in vista delle gare successive.

SABATO 21 GENNAIO – OBERTILLIACH (A)

DOLOMITENLAUF CLASSIC RACE 42 KM

 

 

Accertato durante la settimana che il percorso è rimasto più o meno invariato a quello dell’anno scorso mi fido delle previsioni del tempo per quanto riguarda la preparazione degli sci: in verità era stato previsto molto più freddo e risentirò della cosa verso la fine della gara.

L’importante è che sono riuscito ad arrivare ad Obertilliach, perché ho rischiato veramente grosso durante il viaggio: dopo essere partito molto presto da casa ed avere trovato una leggera nevicata da Timau in su verso il passo di Monte Croce Carnico rimango sorpreso che dal lato austriaco non abbiano provveduto a pulire la strada, forse ritenendo che la neve fosse troppo poca. All’ingresso del primo paese ai piedi del passo, Mauthen, nell’affrontare un curvone che da accesso al paese vedo arrivare a gran velocità un camioncino che in teoria dovrebbe darmi la precedenza…io freno disperatamente e il camioncino mi prende per fortuna solo di striscio, staccandomi la targa ma non il portatarga e facendomi dei danni che al momento non riesco a quantificare. Il ragazzo alla guida si ferma e potrei fare la constatazione amichevole, ma decido di tenermi i miei danni e riparto subito.

Al ritiro dei pettorali trovo la sorpresa di vedere il mio numero cambiato, ma non è un problema: mi preparo con calma e mi reco alla partenza occupando come sempre uno degli ultimi posti del gruppo a me assegnato, l’ultimo. La partenza avviene con un po’ di ritardo ma è abbastanza regolare nonostante alcuni concorrenti siano particolarmente lenti. Sono contento della tenuta dei miei sci che mi permettono di affrontare le prime salite con tranquillità e nella prima veloce discesa, memore dell’esperienza dell’anno scorso, sono più prudente e passo indenne. Dopo una leggera strettoia che causa il primo imbottigliamento comincia la parte più caratteristica del tracciato, una serie di otto lunghi e ondulati rettilinei  paralleli che terminano con veloci tornanti e che permettono di perdere notevolmente quota fino a raggiungere il fondovalle. Sono piacevolmente sorpreso dal fatto che i miei sci siano piuttosto veloci e non vengo superato da tanti concorrenti nei tratti in discesa e anche nei tratti in salita riesco a mantenere e guadagnare qualche posizione.

Due lunghissime discese, che ormai conosco bene e quindi non mi sorprendono (soprattutto una che termina con una stretta circa a gomito dove frenare violentemente è d’obbligo) precedono il giro di boa dopo il quale la pista risale lentamente la valle costeggiando un torrente per ritornare verso la zona della partenza: a questo punto ho percorso 15 km in un’ora e otto minuti. Quello che segue è un tratto di pista che mi piace molto perché la salita è molto regolare e comincio una specie di gara parallela con alcuni concorrenti con i quali alterno alcuni sorpassi. Il tratto di pista che, una volta ripassati dalla zona partenza quando sono stati percorsi complessivamente 27 km procede verso la parte superiore delle piste la conosco molto bene e presenta salite appena un po’ più ripide fino ad un altro giro di boa nei pressi del quale molto stupidamente inciampo e mi colpisco al mento con qualcosa (o il bastoncino o la punta dello sci) procurandomi una lieve ferita che sanguina un po’. La cosa mi disturba un po’ e non riesco, da lì in poi, ad essere efficiente come vorrei. Quando si ripassa davanti allo stadio del biathlon sono passati circa 32 km e il percorso prevede di affrontare ancora una volta la zona dei tornanti, gli ultimi dei quali ci vengono però risparmiati. La temperatura si è alzata più del previsto e quindi la neve si è scaldata, non offrendo quella tenuta agli sci che una neve più fredda mi avrebbe garantito: potrei fermarmi a dare una passatine di sciolina di tenuta ma vedo che i problemi si verificano solo sui dossetti più ripidi, mentre nelle salite più regolari riesco a procedere decentemente. Qualcuno dei concorrenti che avevo leggermente staccato recupera e mi precede di poco all’arrivo: termino la gara in tre ore e 39 minuti, non una delle migliori prestazioni , ma mi accontento, soddisfatto comunque dell’ottimo allenamento in vista della marcialonga. L’unico problema dopo la gara sarà un po’ di confusione del servizio cronometraggio che mi attribuirà un tempo di dieci minuti superiore: usando i riferimenti dei pettorali dei concorrenti che m i hanno immediatamente preceduto la ditta che cura il servizio risale al mio tempo effettivo, che essendo quello ufficiale apparirà anche nella mia “storia” delle partecipazioni alle gare del circuito internazionale “Worldloppet” di cui fa parte la gara austriaca, così come la prossima Marcialonga.

 

 

29 GENNAIO 2012 – MARCIALONGA DI FIEMME E FASSA 70 KM TECNICA CLASSICA.

 

La rituale attesa della conferma delle previsioni del tempo e le discussioni con gli amici del forum internet di “skinordic” condiscono l’attesa per l’obiettivo di tutta una stagione, la Marcialonga di Fiemme e Fassa.

All’inizio della stagione ho acquistato un paio di sci nuovi considerato che pensavo di non poter utilizzare quelli vecchi visto che ne avevo rotto uno nell’ultima gara della scorsa stagione, la Birkebeinerrennet in Norvegia. Ma un bravissimo artigiano di Predazzo è riuscito nell’impresa di aggiustarlo, quindi posso preparare due paia di sci in vista della gara riservandomi di scegliere il paio giusto all’ultimo momento. C’è incertezza sulle condizioni della neve, io ho una mia idea che poi si rivelerà giusta nella scelta degli sci per la gara anche se in una gara di 70 km e in sette ore le condizioni della neve cambiano così tanto che non si indovinerà mai la scelta fino in fondo.

Rispetto comunque il rituale del ritiro del pettorale che quest’anno viene distribuito in una nuova “location” (una palestra di un istituto scolastico) visto che quella tradizionale (il centro congressi di Cavalese) è in corso di ristrutturazione in vista del campionati mondiali di sci nordico del 2013. Nonostante gli oltre 7.000 iscritti disbrigo la formalità in un attimo e ritiro dallo stand della Enervit un kit di prodotti utili per la gara che vengono offerti a prezzo ridotto.

Raggiungo il mio albergo a Tesero dopo avere fatto visita al mio amico Mario Trettel (papà del direttore generale della gara) ed avergli consegnato qualche vasetto di miele: in albergo trovo il solito gruppo di norvegesi capitanati da Steinar Fisvik al quale racconto le mie avventure in Norvegia nel marzo 2011.

Il sabato mattina è dedicato alla prova del percorso: tradizionalmente scendo a Ziano e altrettanto tradizionalmente incontro l’amico Mario Didomenicantonio col quale discutiamo un po’ delle scelte delle scioline mentre lui me ne descrive una che mi pare un po’ strana…non so se poi l’avrà usata. Una ventina di km di sgambata mi permette di riprendere confidenza con il movimenti (non ho fatto praticamente niente durante l’ultima settimana) e di testare le ottime condizioni della neve. Il percorso è stato preparato tutto con neve artificiale ma per fortuna le temperature sono rimaste basse e quindi la neve è rimasta praticamente intatta e sembra proprio di sciare su neve fresca.

Dopo il pranzo ricevo una telefonata da Mario Trettel (che solitamente è di servizio come volontario) che mi chiede di accompagnarlo a vedere la gara dei bambini, la mini-marcialonga. Naturalmente accetto con piacere, arriviamo con un attimo di ritardo quando i piccoli atleti sono appena partiti ma riusciamo a godere comunque dello spettacolo offerto da 500 mini sciatori. Dopo la gara andiamo trovare gli amici dell’Hotel Erica a Stava e troviamo Anna, la titolare, alla quale faccio i complimenti per la convocazione della figlia Giulia per i prossimi campionati mondiali juniores di sci di fondo. Il solito incontro con gli amici del forum di Skinordic a Moena serve a discutere ancora un po’ della preparazione degli sci e a bere una birra in compagnia. La serata si chiude con un ottima cena  dopodiché vado a letto presto, dovendomi alzare alle 5.45.

Dopo la solita abbondante colazione alle sette in punto parte l’autobus che dalla piazza di Tesero mi porta alla partenza di Moena: riesco a trovare posto a sedere all’interno del capannone riservato agli atleti e aspetto quasi un’ora prima di uscire: la mia partenza è prevista infatti per le 8.45.

A differenza dello scorso anno la partenza che viene data a scaglioni è molto puntuale e affronto così per la quattordicesima volta le rampe iniziali che portano a Moena. La parte difficile nei primissimi kilometri è rappresentata dal tratto ricavato all’interno del paese di Moena con la pista preparata nella notte: non c’è traccia di binario quando passo io e ci si bisogna arrangiare alla meglio. Superata abbastanza tranquillamente la prima difficile discesa a Soraga affronto i km che mi separano da Canazei, il punto più alto della gara con buona lena: mi sento bene e gli sci vanno benissimo. Anche nell’affrontare le ripide rampe di Vigo di Fassa trovo finalmente un po’ d’ordine tra i concorrenti così che non ci sono imbottigliamenti e intralci tra un concorrente e l’altro. Il “giro di boa” di Canazei si  raggiunge dopo poco più di 18 km e ci arrivo in un’ora e 53 minuti, perfettamente in linea con le mie passate migliori prestazioni. Da qui in avanti i tratti in discesa o falsopiano sono prevalenti anche se non mancano alcune brevi ma ripide salite e comincio a notare che i miei sci non sono così scorrevoli come vorrei tanto che decine di concorrenti non hanno difficoltà a superarmi: non mi preoccupo e cerco di andare avanti con il mio ritmo: Supero con relativa tranquillità le difficoltà rappresentate da due impegnative discese a Mazzin (che supero meglio del solito) e Soraga dove memore del capitombolo dell’anno scorso ci metto molta più attenzione. Proprio a Soraga si è verificato il fatto più spiacevole dell’intera gara: sulla discesa infatti qualche sconsiderato ha gettato del gesso sui binari facendo cadere clamorosamente in primi concorrenti arrivati sul posto. Il traguardo dei 30 km è raggiunto in 2 ore e 50, mi accorgo di essere un po’ più lento dell’anno scorso ma non mi preoccupo. Al ristoro di Pozza, dove i concorrenti entrano letteralmente in un tendone, mangio mezzo panino e poco dopo raggiungo il tratto forse più difficile della gara, la discesa che porta al centro di Moena. Prestando molta attenzione e cercando di non disturbare troppo gli altri concorrenti (anche se c’è sempre qualche “acrobata” che si lamenta, arrivo indenne al tratto di pista che comincia a costeggiare il torrente Avisio e mi avvicino così a metà gara: i primi 35 km li ho percorsi in tre ore e 17 minuti, sono ancora leggermente superiore ai tempi degli anni passati.

Comincio ad essere un po’ stanco e non riesco a spingere solo di braccia come fanno tanti altri concorrenti e comincio a preoccuparmi un po’ per la temperatura che si è alzata e sulle conseguenze che ciò comporterà sul tratto più esposto al sole che troverò tra la zona dei trampolini di Predazzo e Ziano di Fiemme. Un lungo rettilineo prima dell’ingresso a Predazzo mi mette come al solito in difficoltà; i binari sono solo accennati e la neve comincia a”marcire”: la situazione peggiora nel tratto che porta l traguardo intermedio dei 45 km (l’arrivo della versione “light “ della gara). Qui la neve è una serie di grumi e buche ed è difficile anche solo stare in piedi, figurarsi accennare qualche bel passo di alternato. La situazione migliora un po’ in uscita da Predazzo e rimane difficile come al solito fino a quando si esce dalla piana assolata di Ziano: qui la pista infatti si riavvicina alla parte  più in ombra e gli sci comnciano ad andare decisamente meglio. L’obbiettivo che mi sono fissato è di arrivare in cinque ore alle piste dello stadio del fondo di Lago di tesero dopo 54 km dove mi aspetta l’amico Mario Trettel con la moglie: riesco a contenere il ritardo in soli cinque minuti e il simpatico incontro mi mette come solito di buonumore e mi aiuta a superare una crisi di stanchezza. Non manco di rifocillarmi ad ogni ristoro ma i successivi 10 km sembrano eterni, la neve è molto lenta e anche se ci metto un’ora a percorrerli mi sembra di non arrivare mai. A Molina di Fiemme  c’è l’ultimo giro di boa e cominciano gli ultimi sei km di gara. I primi tre sono in leggera salita e anche se molto stanco li affronto ad una media poco più che accettabile anche se ormai da tempo ho capito che terminerò la gara molto lontano dai miei tempi migliori con un ritardo che si è progressivamente accumulato nel corso dei km e si è amplificato proprio negli ultimi. Comincio già a pensare che sarà il caso ai piedi dell’ultima, terribile salita di tre km nella quale si superano 200 mt di dislivello di dare una passata di sciolina ai miei sci per percorrere la salita con più tranquillità. L’attacco della salita “della cascata” è stato leggermente modificato rispetto agli anni precedenti e percorse poche decine di metri dopo il sottopassaggio che permette di attraversare la strada provinciale delle dolomiti, decido di fermarmi a sciolinare, utilizzando una sciolina che è una via di mezzo tra quelle solide e quelle liquide: delle prime ha la facilità di applicazione, delle seconde l’adattabilità a nevi molto bagnate come quelle che sto affrontando. Appena mi fermo un bambinetto velocissimo corre ad assistermi: mi tiene in mano uno sci mentre preparo l’altro, poi mentre li sto calzando di nuovo vede che sono in difficoltà perché scivolano indietro e quindi me li tiene fermi, agganciandomi anche l’attacco allo scarpone: questi sono i momenti che rendono questa gara unica e giustamente l’impegno del mio piccolo amico e di altri suoi compagni sarà celebrato in un bell’articolo che apparirà sui giornali locali pochi giorni dopo. L’atmosfera dell’ultima salita, specie nell’ultimo kilometro, è sempre speciale: decine e decine di persone che ti incitano e ti sorreggono nella tua fatica che diventa sempre più improba: appena passato l’arco che segna la fine della salita e l’inizio degli ultimi 250 metri mi sento chiamare: penso sia il solito che ha letto il mio nome sulla lista di partenza ed invece è Lorenzo Ravidà, il mio amico di Trento con il quale ho condiviso nel marzo 2011 l’esperienza norvegese. L’ingresso nel rettilineo finale è sempre emozionante, c’è ancora tantissima gente anche se i primi sono arrivati da quasi cinque ore…prendo il binario di sinistra che appare però abbastanza rovinato ma non intendo, a differenza di altri, spingere ancora, voglio godermi il momento fino in fondo. Termino la gara in sei ore e cinquantotto minuti: sono un po’ deluso dal tempo ma fatte le dovute verifiche nei giorni seguenti risulterà, in proporzione, la mia seconda migliore Marcialonga di sempre.

Per festeggiare, il giorno dopo mi concedo una sciata rilassante a Passo Lavazè: nonostante le non ottimali condizioni delle piste riesco a raggiungere la malga “Schmieder” dove ho tutte le intenzioni di gustarmi, come l’anno scorso, un bel piatto di fettuccine al pino mugo condite con il sugo di selvaggina. Finito il pranzo il proprietario mi chiede se mi sono piaciute: quando gli dico che sono venuto apposta per mangiarle e che voglio che diventi una tradizione per il dopo marcialonga è talmente contento che mi offre il caffè e devo rinunciare ad un bicchierino di grappa, visto che devo affrontare altri 15km con gli sci per arrivare alla macchina.

 

CORTINA-DOBBIACO SKATING 4 FEBBRAIO, 32 KM

DOBBIACO CORTINA CLASSIC5 FEBBRAIO 42 KM

 

Il “format” utilizzato negli ultimi anni nella gara che mette in comunicazione le due località veneta e altoatesina viene rispettato anche quest’anno. Per la preparazione degli sci mi affido alle previsioni del tempo che mettono gran freddo e vento durante il week end. Per meglio sopportare le basse temperature previste mi affido ad un gilet tecnico che compero al negozio Morotto che si trova nei pressi dello stadio del fondo di Fiames, sopra Cortina, mentre per la preparazione degli sci uso (seguendo i consigli tecnici apparsi sul forum Ski-Nordic) una vecchissima paraffina di scorrimento che avevo in casa da anni: la scelta si rivelerà particolarmente azzeccata.

Avendo ritirato il pettorale a Cortina la sera prima l’unico problema il sabato, giorno della gara in skating, è dato dalla necessità di raggiungere la partenza con uno dei bus messi a disposizione dell’organizzazione: per fortuna ne trovo uno pronto alla stazione di Dobbiaco e non devo aspettare al freddo, così come riesco ad utilizzare il tendone del ritiro pettorali per gli ultimi “ritardatari” per evitare il freddo intenso e il vento della zona partenza. Parto dal secondo gruppo e noto subito che, per carenza di neve, la partenza è stata spostata nei pressi del campo di calcio in una zona per la verità piuttosto stretta: ciò causerà un ingorgo praticamente subito che si ripeterà subito dopo all’attacco della prima salita dopo nemmeno un kilometro. Per fortuna il gruppo si sgrana e anche se vengo presto superato dagli atleti del terzo gruppo riesco a sciare bene ed affrontare i primi kilometri in salita con meno difficoltà dello scorso anno: ho alcuni riferimenti in concorrenti che vanno alla mia stessa andatura e salgo con regolarità, attraversando i caratteristici viadotti e le due gallerie della pista della “Vecchia Ferrovia”. Riesco ad arrivare a Cimabanche, il punto più alto della gara, con qualche minuto in anticipo rispetto all’edizione 2011 e comincio con tranquillità la discesa verso Dobbiaco dopo avere superato negli ultimi metri di salita un anziano signore che si difende dal freddo con un sacco di nylon che gli arriva alle ginocchia e dopo avere bevuto qualcosa di caldo al ristoro. Non ho particolari intenzioni di forzare ma quando il signore con il sacco mi chiede strada in discesa mi arrabbio un po’, lo supero di slancio e mi butto in discesa con una foga che mi sorprende: riesco a spingere bene e non mi pare di essere mai andato così veloce tanto che nessuno mi supera, e questo è già un avvenimento. Mi avvicino così velocemente per un primo passaggio allo stadio del fondo di Dobbiaco dove si conclude la gara, anche se so che ci sarà una deviazione sulle piste agonistiche prima di poter affrontare il rettilineo finale. Sto bene e come al solito nelle salite impegnative riesco a recuperare qualche posizione: concludo i 32 km in due ore e 17 minuti, nella migliore gara in skating della mia “carriera” in 435.ma posizione su 564 atleti uomini arrivati recuperando quasi venti posizioni dal passaggio a Cimabanche al traguardo. Ritiro velocemente il sacco vestiario (limitato ad un giaccone pesante che indosso subito) e mi dirigo direttamente verso l’albergo che raggiungo praticamente con gli sci. Mi cambio al caldo e vado a mangiare il pranzo offerto dall’organizzazione  aspettando in coda molto meno dell’anno passato. Un pomeriggio di relax in camera (il vento e le basse temperature non consigliano di stare fuori) e una buona cena propiziano il sonno per la gara della domenica.

 

La gara di domenica parte dalla zona della piana dell’aeroporto di Dobbiaco e la linea di partenza è a cento metri dal mio albergo: fa freddo (circa 15 gradi sotto zero) ma non freddissimo come previsto però c’è un vento molto fastidioso. Esco dall’albergo quando mancano dieci minuti alla partenza, prendo gli sci che sono già pronti in macchina, consegno il sacco con il vestiario che ritroverò a Cortina e riesco a fare un po’ di riscaldamento prima della partenza: nel primo, lungo tratto di pista in direzione San Candido il vento contro è quasi insopportabile, poi la pista gira di 180 gradi, per un tratto altrettanto lungo il vento è a favore, poi prima di girare definitivamente verso Dobbiaco un altro tratto controvento mette ancora in difficoltà. Per fortuna la gara dopo 4/5 km entra nella valle di Landro che porta a Cortina e quindi gli effetti del vento diminuiscono un po’: affronto bene le prime rampe (impegnativa quella dello stadio del fondo)  e dopo una altrettanto impegnativa (ma per fortuna corta) discesa, il percorso si immette nella tradizionale pista della ferrovia già percorso nella Pustertaler di gennaio. Gli sci vanno bene, sembrano piuttosto scorrevoli e le senzazioni sono buone: c’è un continuo alternarsi di sorpassi fatti e subiti ma come al solito cerco di salire con regolarità (nei primi 25 km si devono superare circa 300 m di dislivello in salita). La salita più impegnativa si trova in un tratto non percorso nel giorno precedente (alla fine della pista della ValFonda) e, a differenza degli scorsi anni, la discesa seguente non prosegue verso Carbonin ma taglia prima verso la sinistra, tagliando un  tratto di pista sempre molto impegnativo e ondulato per percorrere invece un tratto che presenta una salita di estrema regolarità. Raggiungo Cimabanche in due ore e 18 minuti, prendo coraggio al ristoro e mi appresto ad iniziare il tratto che dovrebbe essere relativamente più facile e meno impegnativo, la discesa verso Cortina. Subito ho la sgradita sorpresa di sentire che gli sci non sono particolarmente veloci e devo spingere e fare anche qualche passo di alternato per prendere velocità: la temperatura molto bassa contribuisce a rallentare la neve e anche i tratti al sole dopo le tradizionali gallerie non sono velocissimi: se non altro però, il tratto che porta dalla pista della ferrovia al centro sportivo di Fiames è in migliori condizioni degli scorsi anni e dopo il passaggio allo stadio il tratto che porta al centro di Cortina (ottenuto tutto con neve riportata negli ultimi giorni) è in condizioni veramente splendide. Mi godo la pista perfetta e spingo il giusto e termino la gara in tre ore e 25 minuti, in 341.ma posizione perdendo solo 3 posizioni nella discesa da Cimabanche a Cortina. Il livello del piazzamento è il linea con quello della gara del giorno precedente, quindi posso stare soddisfatto.

Un caldo minestrone di fagioli è il giusto premio per l’ennesima fatica ed il rientro a Dobbiaco è tranquillo, finalmente l’organizzazione ha capito che sono necessari più autobus e quindi non faccio fatica a prendere posto.

Comincio a preoccuparmi per il giorno dopo: vorrei sciare ancora ma a Dobbiaco il vento è fortissimo e fa freddo: decido di provare ad andare in Val Casies: lì non c’è vento per fortuna ma la temperatura si aggira sui 22 gradi sotto zero: riesco a sciare per due ore e mezza anche se la neve è lentissima ma sono soddisfatto: tornerò qui fra quindici giorni per le ultime gare della stagione.

 

 

GRAN FONDO VAL CASIES 18 E 19 FEBBRAIO 2012

 

Dopo la parentesi del week end del 11/12 febbraio, il primo senza gare da metà gennaio dove ho approfittato delle splendide condizioni delle piste di Piandicasa a Pradibosco (Prato Carnico) per un allenamento di “mantenimento”, nei giorni immediatamente precedenti le gare in Val Casies vengo a sapere che Anna, la titolare dell’albergo Erica a Stava (Tesero) avrebbe intenzione di partecipare alla gara in skating della domenica.  La cosa mi mette di buonumore e mi fa avvicinare al week end di gare con più tranquillità, anche se la situazione della neve è migliore che in altre zone: la Val Casies è infatti uno dei pochi luoghi in cui si è potuto sciare su abbondante neve naturale fin da inizio stagione.

 

Al venerdì sera, al ritiro dei pettorali, incontro alcuni amici del “forum” internet Skinordic tra i quali “Rosqua” appassionata marchigiana oltre che naturalmente Mario, la moglie Grazia ed altri. Le discussioni vertono naturalmente sulla preparazione per la gara in classico del sabato, che deve variare inesorabilmente a seconda che si sclga il tracciato corto (più piatto) o il tracciato lungo (con una lunga ed impegnativa salita). Io come al solito basandomi sulle previsioni del tempo e delle temperature ho preparato gli sci da alcuni giorni riservandomi di ritoccarli la mattina della gara. Non fa freddissimo quando la mattina lascio l’hotel di Monguelfo dove pernotto come da tradizione per raggiungere la zona della partenza. Ho tutto il tempo di prepararmi, di indossare il pettorale e dare l’ultima passata di sciolina per temperature più fredde che non dovrebbe frenarmi più del dovuto nella prima parte, prevalentemente in discesa. Parto nel secondo gruppo assieme al primo, alle 10 in punto e la partenza è come al solito un po’ caotica: riesco ad evitare un mucchio di concorrenti caduti davanti a me e poi con relativa tranquillità affronto la prima discesa in curva che immette in un larghissimo tratto pianeggiante che consente al gruppo di sgranarsi in vista della prima impegnativa salita che viene battuta solo nei due giorni di gara. Mi tengo sul lato esterno della pista, a sinistra, perché ciò mi permetterà di affrontare la successiva discesa tenendo l’interno della curva evitando di farmi trascinare verso l’esterno dalla forza centrifuga. Il primo tratto di gara è come al solito velocissimo, percorro infatti i primi 5 km in 18 minuti per verificare la prima modifica al percorso al quale viene aggiunto un tratto di circa 2,5 km prima della zona sportiva della frazione di “Planca di Sotto” . La pista è più piatta e in alcuni punti fa un inversione verso la partenza per cui ci sono  alcuni tratti in leggera salita che si alternano ad altri in leggera discesa. Dopo 40 minuti arrivo al  cartello dei 10 km di gara che riprende il suo percorso originario prima di affrontare il tratto più impegnativo dell’anello corto, una lunga salita e una susseguente ripida discesa che termina in corrispondenza del giro di boa della gara che fa definitivamente ritorno verso la zona di partenza: ho percorso a questo punto 16,2 km in un’ora e sette minuti.

Il tratto seguente presenta una leggera salita molto regolare per circa 6 km, durante i quali riesco a procedere di sole braccia o di “passo spinta” per lunghi tratti, riservandomi di usare il tradizionale “passo alternato” per la salita finale.

Un ulteriore prolungamento di circa 1 km precede la zona del primo traguardo volante e dopo 28,5 km e due ore e 14 minuti di gara raggiungo il bivio tra le gare di 30 e 42 km. Comincia così la lunga salita di 6,5 km circa che porterà fino alla chiusura della valle: la prima parte è splendida, gli sci tendono benissimo e non devo fermarmi come l’anno scorso dopo 2 km a dare una passata di sciolina. L’unica zona dove non è possibile materialmente fare “esercizio di stile” è quella che costeggia il torrente formata da una lunga serie di dossi (una decina)  che precedono una ripidissima salita di un centinaio di metri che precede la fine delle difficoltà maggiori: restano comunque circa tre km e cento metri di dislivello prima di affrontare la discesa finale molto impegnativa anche perché affrontata con tanta salita nelle gambe. Il tratto di discesa più impegnativo è quello finale caratterizzato da saliscendi e curve molto veloci nelle quale risulta difficile stare in piedi vista la grande velocità (oltre 30 km orari) che si raggiunge. Supero comunque indenne anche l’ultimo tratto e affronto il rettilineo finale e taglio il traguardo (dopo poco più di 40 km) in tre ore e 25 minuti: sono circa venti minuti più dell’anno scorso ma con un finale molto diverso e circa tre km in più: posso ritenermi più che soddisfatto. A pranzo trovo Matteo e Rosa, due amici del forum, e discutiamo tranquillamente sulla gara: ci conosciamo in maniera “virtuale” attraverso internet ma è come ci conoscessimo personalmente da sempre. Non assisto alle premiazioni e mi dirigo verso l’albergo mentre il tempo sta leggermente peggiorando.

 

Domenica 19 è il giorno della gara Skating: come già l’anno scorso mi riprometto di correre la gara lunga doppiando così quella del giorno prima. Non dovendo preparare gli sci gestisco le incombenze pre-partenza con molta tranquillità, e quando mi avvicino alla partenza spero di trovare Anna convinto che sia iscritta alla gara “Just for fun”, quella non competitiva. Scoprirò poi che è partita nello stesso mio gruppo e che quindi, visto il suo tempo finale nella gara “corta” , forse abbiamo fatto gara parallela ma non ce ne siamo accorti.

Ci sono molti più iscritti alla gara della domenica e la confusione alla partenza ne è il segno: la partenza però si rivela più tranquilla del previsto (forse perché parto nel terzo gruppo) e dopo avere salutato l’amico Mario mi avventuro per l’undicesima volta (diciassettesima se conto anche le gare in tecnica classica) sulle piste della val Casies. La partenza e come al solito molto veloce e la tecnica a skating mi permette di procedere più speditamente del giorno prima (ci metto due minuti in meno a percorrere i primi 5 km) e poco dopo all’uscita della zona sportiva di Planca di Sotto vedo a lato pista Rosa che non corre in skating che mi incita: mi accorgo di procedere appaiato con l’amico Mario DiDomenicantonio e la cosa mi spinge ad impegnarmi un po’ di più in questa simpatica lotta in famiglia… Perdo un po’ di tempo al primo ristoro ma arrivo comunque al “giro di boa” dell’albergo al Ponte (Bruckenwirt) con circa sette minuti di anticipo rispetto alla gara del giorno precedente. Risalgo ad una media kilometrica inusulamente veloce per me e quando sto per avvicinarmi al bivio che segna la divisione dei due percorsi della 30 e 42 km decido di rallentare per assumere una busta di integratori. Tento di farlo in corsa, approfittando della facilità con la quale dovrei riuscire a sganciare il bastoncino: invece con lo stesso bastoncino mi faccio lo sgambetto e cado rovinosamente, facendo anche fatica a rialzarmi. Lo faccio proprio mentre arriva Mario che si preoccupa un po’ che possa avere sofferto qualche problema di rottura dei materiali,  lo tranquillizzo e ripartiamo assieme. Lui accelera perché ha deciso di fare il percorso corto, io invece mi sento bene e proseguo, come da programma, per il percorso lungo. Raggiungo il bivio in un’ora e 56 minuti e dispero ormai di finire la gara in meno di tre ore visto anche che il percorso è leggermente più lungo dell’anno scorso. Affronto comunque con decisione la salita nella quale recupero qualche posizione. Dopo il tratto dei dossi c’è l’ultimo ristoro quando mancano otto km all’arrivo e tre alla fine della salita, che sembra non finire mai. Ci metto circa 48 minuti a percorrere i sei km e mezzo di salita e mi “butto” in discesa stando attento a non esagerare con la velocità anche se con il rilevatore GPS da polso cerco di calcolare se riuscirò a raggiungere l’obiettivo delle tre ore. Superati i velocissimi curvoni finali e taglio il traguardo sforando di soli tre minuti il mio obiettivo. Taglio il traguardo dell’ultima gara dell’anno e la soddisfazione si mescola un po’ alla malinconia, ma mi rifarò subito.

Subito mi metto in contatto con Anna Mich che mi aspetta a pranzo e mi fa compagnia: ha finito la gara “corta” in poco più di due ore, e tenuto conto che era la sua prima esperienza agonistica direi che è andata piuttosto bene. Tra l’altro alla gara hanno partecipato il fratello, la cognata e due nipoti: una famiglia di sportivi visto che, come già scritto,  Giulia, la figlia di Anna, era reduce dai campionati mondiali juniores svoltisi in Turchia dove è sempre stata la migliore delle italiane.

Quando ci salutiamo incontro la compagnia dello “Nordic Ski Forum” ed assieme assistiamo alle premiazioni della gara dove la moglie di Mario viene premiata per essere stata una delle atlete che si è più avvicinata al tempo medio dei concorrenti in gara: una bella bottiglia da due litri di birra il meritato premio.

Saluto tutti gli amici dando appuntamento alla stagione 2012/2013 mentre ha cominciato a nevicare più diffusamente.

La mattina successiva troverò 10 cm di neve nuova che non mi fa desistere dal raggiungere le piste del centro biathlon di Anterselva dove trovo piste molto tecniche e perfettamente preparate; il battipista è sempre in azione e rischio anche un frontale in discesa, riuscendo a scansarmi all’ultimo momento.

 

Mi godo quelle che potrebbero essere le ultime sciate della stagione che già a febbraio è molto avanzata: dopo due week end di riposo concludo in bellezza sulle piste di Passo Lavazè dove purtroppo le altre temperature hanno impedito la battitura degli anelli più belli. Devo accontentarmi, ma è il segno che per quest’anno può bastare.

 

 

 

 

 

stagione sciistica 2012ultima modifica: 2012-04-07T18:59:22+02:00da maxpres8
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