ciclo tour 2014

Ciclo Tour 2014

 

Prima tappa – Gradisca-Feltre 133 km giovedì 19 giugno 2014

Dopo l’interruzione del 2013 della tradizione del giro ciclistico di giugno causa maltempo (sul Passo San Pellegrino il 29 giugno c’erano 2 gradi e 10 cm di neve) il meteo pare più clemente e quindi decido di partire per l’ennesima avventura per raggiungere la Val di Fiemme con la bici in piena autonomia.

Questa volta decido di partire di giovedì, avendo avuto la conferma che l’Albergo al Cervo di Tesero che mi ospiterà nei due giorni di riposo avrebbe aperto venerdì 20.

La partenza è come al solito di mattina molto presto: quest’anno ho deciso di raggiungere la Val di Fiemme attraverso strade che non ho mai percorso (almeno in questo senso di direzione) affrontando nuove salite che in altre occasioni avevo soltanto sfiorato.

Forse un po’ temerariamente ho deciso di raggiungere Feltre, la mia prima destinazione, attraverso la strada che porta all’altipiano del Cansiglio, che rappresenta una sfida per molti ciclisti anche senza le borse che mi porto dietro per il viaggio. I primi 45 km sono tranquilli, attraverso San Quirino e Roveredo in Piano e una strada che ho scoperto pochi anni fa che accorcia notevolmente il tragitto per raggiungere Caneva mi fa uscire all’altezza di Fiaschetti, che sulla strada provinciale che arriva da Aviano è situata tra Sarone e Caneva. Passando in mezzo al paese riesco a tagliare un po’ la prima parte della salita, ma prima di affrontarla mi fermo a mangiare qualcosa (frutta secca) e a bermi una bevanda energetica. Proprio l’incrocio di Fiaschetti rappresenta il punto altimetrico più basso dell’intero giro, solo 28 m s.l.m. e per raggiungere la “vetta” dovrò superare un dislivello di oltre mille metri in circa 16 km. Nei primi 11 km la salita presenta pendenze anche intorno al 10% con punte al 15. Salgo con regolarità ed essendo il tratto che sto affrontando esposto sulla pianura, man mano che salgo ho la possibilità di ammirare il panorama della pianura pordenonese anche se la giornata non è limpidissima. Mi sorprendo dal fatto di non fare particolare fatica a salire e anche se le velocità sono ridotte arrivo alla Malga Coda del Bosco che segna la fine delle fatiche più dure e dalla quale la strada si addentra nel bosco per raggiungere prima con un tratto di leggera discesa e poi con un ulteriore strappo in salita la prima (e unica) asperità della giornata, il Passo Crosetta a 1.118 m dopo circa 2 ore e 45 min di salita. Sono passate esattamente cinque ore dalla partenza da casa e ho percorso circa 60 km. Decido di raggiungere la statale di Alemagna attraverso la discesa più breve, cioè attraverso Valdenogher e Farra d’Alpago, immettendomi sulla statale in prossimità della località La Secca dalla quale raggiungo Ponte nelle Alpi dopo circa altri 30 km percorsi in un ora e 40 minuti. Dopo un rifornimento d’acqua alla solita fontana sulla statale della sinistra Piave che mi permette di evitare il centro di Belluno, proseguo per strade che ormai conosco bene e che come difficoltà solo alcuni saliscendi che rompono un po’ il ritmo, attraverso le località di Limana, Mel e Lentiai arrivo al ponte-diga sul Piave a Busche dopo altri 30 km percorsi più o meno nello stesso tempo dopo otto ore e un quarto dalla partenza da casa. A parte qualche altro pezzetto di frutta secca non ho mangiato nient’altro ma ormai mancano pochi km a Feltre e decido di proseguire senza fermarmi altre volte, e quando arrivo a Feltre cerco subito la deviazione per Pedavena, dove all’omonima birreria avrò modo di recuperare energie con un bel piatto di Wurstel e patatine e un paio di buone birre. Il tratto tra Feltre e la birreria è in leggera salita ma non mi crea difficoltà e raggiungo la mia meta effettiva della giornata dopo circa nove ore dalla partenza di casa. Sono presto rispetto al previsto quindi me la prendo comoda dopo circa tre quarti d’ora posso affrontare, stavolta in discesa, il tratto che mi riporta a Feltre, dove raggiungo l’albergo e posso riposare. Il contachilometri segna 132,5 km in un tempo effettivo di 8 ore e 45 minuti, ad una media di poco superiore ai 15 km orari. Posso stare contento.

 

Seconda tappa – Feltre-Tesero venerdì 20 giugno

Faccio colazione presto e mi avvio per il lungo rettilineo che da Feltre porta verso Arsiè cercando di utilizzare al massimo la ciclabile che costeggia la strada anche se non in condizioni eccellenti. Mi ri-immetto nella trafficatissima statale che porta da una parte verso Bassano del Grappa e dall’altra parte verso Fiera di Primiero e dopo avere lasciato sulla destra il bivio per Arten e Fonzaso raggiungo dopo circa 13 km l’abitato di Arsiè attraverso una scorciatoia che mi porta direttamente sulla leggera salita che mi permetterà di raggiungere la discesa delle “Scale di Primolano” che segnano l’ingresso in Valsugana. Un divertente saliscendi di circa 8 km precede l’inizio della salita che dal paese di Grigno in circa dieci km e seicento metri di dislivello mi porterà a raggiungere l’abitato di Castello Tesino. La strada, in qualche tratto scavata nella roccia e che presenta alcuni tornanti in galleria è stata costruita durante la prima guerra mondiale. A tratti pedalabili si alternano anche brevi rampe con pendenze fino all 11% ma generalmente la salita è abbastanza regolare: speravo di trovare meno traffico ma anche qui le moto soprattutto danno molto fastidio (tanti i tedeschi in vacanza). Sono notevoli le vedute sulla Valsugana dalla quale mi sto lentamente (anche se solo momentaneamente) allontanando. Il paese di Castello Tesino non si trova esattamente alla fine della salita (che raggiungo in un’ora e trenta minuti) ma un km e mezzo più in là dopo una leggera discesa: raggiungo il centro del paese dopo tre ore e quaranta minuti complessivi di pedalata. Il prossimo obbiettivo è il Passo Forcella, che raggiungo dopo circa 5 km di saliscendi impegnativi: la quota è appena più alta di quella di Castello Tesino e raggiunta la cima prima di iniziare la discesa che mi riporterà in Valsugana faccio il pieno d’acqua. Dopo circa 11 km di discesa appena passato il paese di Strigno decido di fermarmi a mangiare qualcosa e decido, una volta tanto, di prendermela comoda e di mangiare una pizza. Sono quattro ore e mezza che sto pedalando e mi conviene rifiatare.

Quando riparto la strada comincia subito a salire: dai programmi dovrei raggiungere la località di Telve, da dove parte la salita per il passo Manghen, e proseguire per le località di Torcegno e Roncegno. Dovrei affrontare una nuova salita e una successiva discesa verso Borgo Valsugana ma il caldo mi fa desistere e devio lungo la pista ciclabile dopo circa 5 km: la abbandono e raggiungo comunque Roncegno facendo una certa fatica nei successivi due km sempre in salita. Dopo qualche altro kilometro mi ri-immetto nella ciclabile che a parte qualche rampa presenta un tracciato praticamente in piano e seguo le indicazioni per Levico Terme dove la abbandono definitivamente. So che da Levico Terme a Pergine Valsugana la strada è in leggera discesa e costeggia il lago di Levico, ne approfitto per rilassarmi un po’. Mi sono sempre confuso sulle direzioni da prendere in Valsugana e anche questa volta arrivo lungo al bivio che dovrei prendere: per fortuna me ne accorgo subito e in questo mi è d’aiuto il telefonino che con una delle sue applicazioni di navigazione mi fa trovare la strada giusta. Una rotonda mi mette in difficoltà ma riesco a seguire le indicazioni giuste e proseguo nell’itinerario che prevede il transito per l’altipiano di Pinè, famoso per il porfido, per una strada che non ho mai affrontato. La strada comincia subito a salire, e non trattandosi di una salita vera e propria non ne ho trovato descrizioni sui vari libri che ho consultato per studiare il percorso. Costeggio il piccolo ma grazioso lago di Canzolino e mi dirigo verso Montagnaga che dovrebbe segnare la fine della salita (notevole, dato che devo superare 500 mt di dislivello in dieci km). Sto facendo i calcoli sull’orario di arrivo a Tesero, e se in un primo momento ero convinto di arrivare in tempo per vedere la partita Italia-Costarica dei mondiali che comincia alle ore 18, mi sto rendendo conto che probabilmente riuscirò a vedere solo il secondo tempo, ma ho fatto male i calcoli. Raggiungo Montagnaga quando sono circa le 17, e la sorpresa, negativa, è rappresentata dal fatto che la strada, nonostante qualche breve discesa, continua a salire: devo affrontare altri tredici km e superare altri 200 mt di dislivello. Per raggiungere il paese di Baselga di Pine’, il centro più grosso della zona la strada presenta un unico lungo tratto praticamente rettilineo, senza tornanti. Superata Baselga costeggio prima il lago di Serraia e poi quello delle Piazze, ma sono talmente stanco che non riesco a godere del panorama. Cerco di scrutare alla fine della valle l’inizio della sospirata discesa verso la Val di Cembra che inzia praticamente solo al bivio per il passo Redebus al quale proseguo diritto: la discesa è lunga solo tre km e attraverso Montesover e un ultimo tratto molto ripido mi fa arrivare al bivio con la strada a sinistra della val di Cembra nei pressi di Sover dopo dieci ore e 25 minuti dalla partenza. Il tratto che segue, che mi porterà ad entrare in val di Fiemme all’altezza di Molina è un susseguirsi di strappi in salita e successive discese nel quale faccio ancora fatica: comunque dopo 35 minuti lascio la statale e imbocco la ciclabile della Val di Fiemme che ho percorso tante volte (in senso contrario) in occasione della Marcialonga di sci di gennaio. Preferisco affrontare questo tratto per cercare di “riposare” un po’ prima di affrontare l’ultima rampa della giornata, la salita di poco più di un km che dalla località di Lago (sede dello stadio del fondo che ha ospitato tre edizioni dei campionati mondiali della specialità) mi porta all’abitato di Tesero dove in centro è situato l’albergo “Al Cervo”, meta abituale di queste mie avventure annuali in bici. Manca poco alle ore 20, non sono riuscito a vedere niente della partita (l’Italia ha comunque perso) e dopo esattamente 12 ore dalla partenza e 141 km (percorsi in 10 ore e 45 minuti effettivi di pedalate) posso finalmente riposare. E’ stata più dura del previsto ma l’importante era arrivare.

Terza tappa, Lunedì 23 giugno, Tesero-Pieve di Cadore, 132 km

Dopo due giorni di riposo in val di Fiemme lunedì mattina presto parto per quella che in teoria dovrebbe essere la tappa più impegnativa del tour, visto che prevede tre salite di un certo impegno.

Il primo obiettivo è il Passo Fedaia, che dal versante della Val di Fassa non è impegnativo come quello da Caprile ma comunque è una salita rispettabile che inizia a Canazei, località che raggiungo dopo 35 km in due ore e 35 minuti percorrendo una strada che conosco bene, costantemente in salita ma che presenta anche alcuni tratti più facili dove è possibile riposare, specie all’uscita di Moena verso Soraga e tra Vigo e Pozza di Fassa. L’inizio della salita è tranquillo e le pendenze cominciano ad aumentare solo a Penia: alcuni tornanti facilitano la salita e mano a mano che salgo la presenza della Marmolada si fa sentire sempre di più alla mia destra: in uno dei punti più panoramici mi fermo per scattare alcune foto. Percorro i quasi 12 km di salita in un’ora e mezza, ad una media che mi soddisfa molto, percorro il tratto in falsopiano che inizia a ridosso della diga che forma il lago di Fedaia sul quale si riflette la poderosa forma della Marmolada ed inizio la insidiosa discesa verso Caprile, cercando di non farmi prendere la mano in velocità sia nei primi ripidissimi tornanti sia su un lunghissimo rettilineo che termina in prossimità del piazzale di malga Ciapela, da dove parte la funivia che raggiunge la vetta della Marmolada. Qui parte anche un caratteristico tratto di strada denominato “Serrai di Sottoguda” che passando in mezzo alla forra del torrente Cordevole mi porterebbe ad uscire a Rocca Pietore evitando di percorrere la statale. Purtroppo da alcuni anni questo tratto è percorribile solo in salita e dopo avere chiesto alla responsabile dell’entrata il permesso di passare, che mi viene negato, sono costretto a ritornare faticosamente sui miei passi (200 mt di salita) e riprendere la discesa su per Caprile sulla statale che avevo appena abbandonato. Giunto a Caprile mi faccio confondere dalle prime indicazioni stradali e per raggiungere Selva di Cadore, località da dove inizia la seconda salita della giornata, il Passo Staulanza, prendo la strada più lunga e faticosa attraverso Colle Santa Lucia, con altri nove km di salita ed altri 400 mt di dislivello. Quando giungo a Selva di Cadore, decido di fermarmi per mangiare qualcosa e prendere da bere a un bar: sono passate circa sei ore dalla partenza e ho percorso 75 km. Quando poco dopo riparto comincia a cadere qualche goccia di pioggia ma decido di proseguire comunque: appena passato l’abitato di Pescul, ultimo centro prima del culmine della salita, che trovo meno impegnativa di quanto ricordassi, ho il primo incidente meccanico: mi salta la catena e avendo le scarpe agganciate ai pedali ed essendo la velocità molto ridotta perdo l’equilibrio e cado alla mia destra battendo il ginocchio a terra. Fortunatamente non è nulla di grave e posso raggiungere il passo Staulanza dopo 10 km di salita e poco più di 400 mt di dislivello dopo sette ore e mezza dalla partenza. Nuvoloni si fanno sempre più  minacciosi e comincia a prendere corpo l’idea di anticipare la fine della tappa in val Zoldana, che raggiungo dopo sedici km di discesa. Dopo avere risposto ad una telefonata da casa decido di seguire il piano originario e all’altezza di Forno di Zoldo devio sulla sinistra per affrontare i dieci km di salita che mi porteranno al passo Cibiana a quota 1536, dopo 700 mt di dislivello. La salita alterna momenti pedalabili ad altri più impegnativi e mi fermo più volte per rifocillarmi e bere: per fortuna il traffico è molto ridotto ed il meteo mi è favorevole: fa caldo ma solo ogni tanto cade qualche goccia di pioggia. Nei punti più difficili (trovo anche pendenze intorno al 13%) la velocità è quasi pedonale, non ho la forza di rilanciare la bicicletta nei tratti meno impegnativi ed arrivo molto stanco alla fine della salita dopo un’ora e 45 minuti. Sono passate poco più di dieci ore dalla partenza ed ho percorso 112 km.

A questo punto l’impressione che ho è quella di avere finito le difficoltà e penso ad affrontare con sicurezza la discesa che mi porterà a Venas di Cadore nei cui pressi prenderò la ciclabile che in circa 10 km facili mi porterà a Pieve di Cadore. Tra la fine della discesa e l’inizio della ciclabile c’è però una ripida rampa in salita di circa 500 metri: cambio rapporto per metterne uno più agile e la catena si spezza facendomi perdere ancora l’equilibrio. Riesco a non cadere ma mi preoccupo per il grave inconveniente: non sono tardissimo ma potrei non trovare un meccanico che mi risolva il problema. Per fortuna, raggiunta la ciclabile a piedi, trovo subito un ciclista che mi rincuora indicandomi un meccanico a Valle di Cadore, a metà strada da dove mi trovo e l’albergo. Non potendo pedalare uso quando posso la bici a mo’ di monopattino e scendo per camminare quando la strada va un po’ in salita…resto comunque sulla ciclabile il più possibile per evitare la trafficatissima statale. Effettivamente trovo l’officina proprio dove mi era stata indicata, purtroppo però il meccanico si è assentato e la commessa del negozio di bici prova a contattarlo telefonicamente.  L’attesa del meccanico è più lunga dell’intervento di sostituzione della catena ma per fortuna dopo avermi sostituito il pezzo con uno di maggiore qualità ad un prezzo veramente onesto, dopo circa 50 minuti posso riprendere la strada: qualche perplessità sulla regolazione del cambio mi infastidisce un po’ ma forse è solo un problema di assestamento. Dopo 12 ore dalla partenza raggiungo Tai di Cadore e i 130 km: Pieve di Cadore è ormai vicina ma mi accorgo di avere scelto l’albergo posto più in alto rispetto al paese di molti altri, tanto che devo sorbirmi un altro buon km in salita. Il tempo effettivo sui 132 km totali è di 10 ore e 37 minuti, le pause si rivelano essere maggiori del solito anche a causa dell’incidente meccanico. Quando arrivo i gestori mi avvisano che sono l’unico ospite e che quindi per la cena dovrò scendere in paese. Ho visto un ristorante salendo e quindi non mi preoccupo. L’importante è che nonostante tutto sono arrivato, senza prendere nemmeno una goccia di pioggia: il temporale si scatena infatti quando sono a cena e smette giusto in tempo per farmi raggiungere la mia camera per riposare in attesa della tappa per il ritorno a casa.

Quarta tappa, 24 giugno 2014, Pieve di Cadore-Gradisca 101 km

Erano molti anni che intendevo provare a scendere da Pieve di Cadore verso Longarone seguendo la vecchia statale di Alemagna, che in molti punti è stata sostituita da nuovi tratti anche in galleria che la rendono, in auto, molto più veloce e scorrevole. Per fortuna la vecchia strada non è stata dismessa ed è diventata un paradiso per i ciclisti: naturalmente ora che ci devo passare io la strada principale è interessata da lavori per cui il vecchio tracciato viene usato come deviazione. Per fortuna però l’interruzione comincia alle 9.30 mentre io partito verso le otto dall’albergo riesco ad arrivare dopo pochi km tutti in discesa al bivio per Perarolo, località alla quale il nuovo ponte sulla statale ha tolto un sacco di traffico. Subito dopo Perarolo ad una deviazione rischio di confondermi, ma imbocco la strada giusta e in un alternarsi di salite e discese con una strada con divertenti saliscendi prendo a seguire la direzione di Longarone, che raggiungo dopo circa 24 km percorsi in un’ora e 25 minuti nei quali mi sono fermato ad una invitante fontana per il pieno d’acqua. Evito un ulteriore tratto di statale tagliando per Codissago, paesino posto proprio all’inizio dell’unica salita della giornata, il Passo S.Osvaldo, che attraverso la diga del Vajont ed Erto mi porterà ad entrare in Valcellina. Conosco bene la salita, ed affronto i primi sette km che sono i più impegnativi che si concludono poco dopo la diga del Vajont all’altezza di una piccola zona artigianale che raggiungo in poco meno di un’ora. La strada si mantiene più o meno in quota per circa sette km, durante i quali attraverso il vecchio abitato di Erto, dal quale la strada riprende a salire per raggiungere il Passo a quote 847 m. Ci arrivo dopo poco meno di tre ore di viaggio e comincio la discesa che mi porterà prima a Cimolais e poi attraverso il territorio di Claut a raggiungere l’abitato di Montereale Valcellina che segna il ritorno alla pianura friulana. Purtroppo come spesso succede mi trovo a percorrere questo tratto di circa trenta km in sfavore di vento ma comunque la strada in prevalente discesa mi aiuta a mantenere una buona media ed infatti, dopo avere attraversato Barcis costeggiando l’omonimo lago e le successive lunghe gallerie (1 e 4 km), attraverso l’ultimo breve tunnel sopra il nuovo lago di Ravedis (formato dall’omonimo sbarramento) dopo circa un’ora e mezza. Per arrivare a casa ci sono ancora 30 km e così, per pranzo, finalmente riesco a fermarmi in un locale all’entrata di Montereale famoso per i panini. Un bel panino alla mortadella e una buona birra sono un buon viatico per proseguire per gli ultimi kilometri di questo viaggio. Sono poco più di trenta km che percorro in un’ora e mezza, attraversando Maniago, Sequals, entrando a Spilimbergo attraverso il paese di Istrago e, per evitare di percorrere in senso inverso i primi due km del primo giorno, devio per la borgata di S.Giovanni Eremita da dove raggiungo casa dopo sei ore e mezza dalla partenza, superando di poco i 100 km percorsi in un tempo (al netto delle soste) di 5 ore e 40.

Ho superato di pochi km i 500 km complessivi nelle quattro tappe e sono molto contento, anche quest’anno il “ciclo tour” dolomitico va in archivio con molta soddisfazione.

 

ciclo tour 2014ultima modifica: 2015-08-16T18:53:13+02:00da maxpres8
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