ciclotour 2008

Ciclotour 2008

 

Prima Tappa – 18 giugno 2008 – Gradisca San Vito di Cadore – 141 km

 

Dopo avere rinviato la partenza del mio solito giro annuale in bicicletta con destinazione Val di Fiemme di due giorni causa maltempo (una volta tanto le previsioni ci hanno preso) la mattina di mercoledì 18 giugno mi sveglio presto solo per constatare che alle cinque, alle sei e poi alle sette ancora diluvia: avrei voluto partire presto per prendere  le cose più con la calma viste anche le difficoltà previste dalla prima tappa. Le previsioni comunque danno il tempo in miglioramento ed infatti collegandomi in internet posso visualizzare le webcam in diretta dalle dolomiti ed in particolare della zona di Cortina posso constatare che da quelle parti splende il sole: appena passate le otto scorgo uno spiraglio di sereno proprio in direzione di Pinzano e il canale di San Francesco, dove passa l’itinerario della mia fatica odierna, e decido di partire. Ho già fatto colazione e la bici è pronta da due giorni, caricata con le borse dove come al solito cerco di mettere il minimo indispensabile ma che pesano comunque tanto: sono previste anche basse temperature e quindi mi premunisco, ma sarà una precauzione inutile, visto che il tempo andrà via via migliorando e le temperature andranno in crescendo.

Sono circa le otto e venti quando saluto mia madre e parto: scelgo di raggiungere Spilimbergo per la strada meno diretta che comporta anche una salita più lunga che però mi permette di evitare il cantiere dell’accesso principale alla città che con tutte le sue buche avrebbe rischiato di comportare qualche problema alla bici.

Le prime salite arrivano a Valeriano e poi a Pinzano, e non mi pare di fare troppa fatica. Come al solito quando scelgo di passare di qua, attraverso la località di Pontaiba dove trovo al solito l’amico  Valentino Chieu al quale ripeto la tradizionale storiella che sto andando a Cortina, passando proprio per la Pontaiba: naturalmente si ricorda anche lui delle esperienze passate e si ricorda anche di una minacciosa domanda fattami da un camionista un paio di anni prima sulla possibilità di bucare una gomma. Detto fatto ripete la stessa domanda che avrà, come dovrò purtroppo constatare sulle prime rampe per Sauris, lo stesso effetto porta sfiga.

Saluto Valentino e mi avvio verso la prima vera salita della giornata che mi porterà da Flagogna ad Anduins: un paio di kilometri con una partenza in dura pendenza, alla fine dei quali scatto le prime foto della giornata: sono in viaggio da poco meno di un’ora e mezza e sto rispettando la tabella di marcia. Inizio la strada che mi porterà a San Francesco caratterizzata da tante gallerie sotto le quali filtra copiosa l’acqua delle ultime piogge: la temperatura è piacevole ed il cielo si sta schiarendo sempre di più. La deviazione iniziale ha comportato un leggero allungamento del percorso e mi scombina un po’ i calcoli, facendomi arrivare al bivio con la valle di Preone sulla salita di Sella Chianzutan (che percorro per circa quattro km) con 1 km in più sul contachilometri rispetto al previsto. Trattandosi di un km in salita il tutto si riflette sui tempi di percorrenza, ma arrivo al bivio in circa tre ore e sono tranquillo sui tempi di percorrenza quando inizio la strada che mi porterà ad attraversare una valle molto appartata e solitaria che risulta sempre affascinante: quando esco dal primo tratto in mezzo al bosco, proprio davanti alla mia bicicletta parte una grossa poiana che era appollaiata sul muretto a lato della strada: all’iniziale spavento fa seguito il rimpianto di non avere avuto a portata di mano la macchina fotografica.

Dopo avere scattato comunque la prima foto con l’autoscatto con la splendida valle sullo sfondo, inizio la ripidissima discesa che mi porterà a Preone per uscire sulla statale che da Villa Santina porta a Forni di Sopra, sulla quale mi immetto in prossimità di Socchieve dove mi fermo in un negozio di alimentari per prendermi un panino e una bibita. Comincia a fare caldo quando dopo avere mangiato mi dirigo verso Ampezzo per una strada che comporta lunghi tratti in salita intervallati da brevi tratti in discesa durante la quale trovo il tempo per telefonare a casa per farmi dare il numero dell’albergo di san Vito di Cadore dove ho prenotato per la notte.

Quando arrivo al bivio per Sauris sono tentato di proseguire dritto per modificare il percorso e raggiungere la mia meta odierna attraverso Forni di Sopra e il Passo della Mauria ma decido di rispettare il percorso che ho a lungo studiato anche se la partenza ritardata da casa rischia di farmi arrivare tardi a destinazione.

Comincio la strada per Sauris quando è da poco passata l’una: i primi tre km sono in leggera salita e proprio mentre sto per affrontare le prime rampe impegnative sento che la gomma posteriore si sta sgonfiando, evidentemente è la “maledizione” di Valentino. Per sostituire la camera d’aria devo togliere le borse e rovesciare la bici sul ciglio della strada, che per fortuna non è tanto trafficata: quando tolgo la valvola mi accorgo che è senza “cappelletto” e mi fa pensare che la ruota si sia solo sgonfiata, ma non voglio correre rischi e sostituisco la camera d’aria proprio mentre ricevo una telefonata da mio fratello. L’inconveniente mi fa perdere una ventina di minuti, proprio nel giorno in cui avevo già perso abbastanza tempo alla partenza.

Il primo obiettivo parziale è arrivare al lago di Sauris che si raggiunge dopo circa 10 km attraverso viadotti e lunghe gallerie con pavimentazione in porfido dove l’acqua delle ultime piogge filtra abbondantemente.

Manca poco alle tre quando esco dall’ultima galleria mi ritrovo proprio sulla diga che forma il lago sul bivio per il passo Pura che lascio sulla sinistra prima di iniziare l’ultimo tratto in piano che precede la salita  per Sauris di Sotto che è un tratto molto impegnativo, con pendenze superiori al 10%. Ogni tanto mi devo fermare per rifocillarmi e prendere fiato e sento che le gambe non girano come dovrebbero: si comincia a sentire la mancanza di allenamento, che non ho effettuato come avrei voluto. La strada è larga e tutta al sole e anche superato sauris di Sotto le pendenze non diminuiscono e la velocità media non riesce ad aumentare, tanto che su tutta la salita si fisserà sui 6 km all’ora. Raggiungo Sauris di Sopra  dopo 18 km di salita quando sono circa le quattro del pomeriggio e dopo che ho percorso circa 80 km complessivi. Subito dopo Sauris di Sopra la strada spiana un po’per un paio di km e mi permette  di recuperare un po’ in vista degli ultimi, difficilissimi 3,5 km di salita: il cielo si sta scurendo un po’ e comincia a cadere qualche goccia di pioggia, che si fa più insistente sui tornanti con pendenze vicine al 10% tanto che mi devo mettere un giubbotto. Quando manca un km alla fine della salita un cartello segnala minaccioso pendenze del 18%: avanzo a passo d’uomo facendo molta fatica e approfitto di una pausa per scattare due foto all’arcobaleno che è spuntato su Sauris per riposare: Raggiungo il culmine della salita che però non è segnalata da alcun cartello, che si trova un paio di km più in là e un po’ più in basso, in una bellissima vallata sulla quale sta uscendo di nuovo il sole. Quando scatto la foto sotto il cartello sono circa le 17.30 e dopo venti minuti raggiungo l’ultima “asperità” della giornata, Sella Ciampigotto, qualche decina di metri di dislivello e un paio di km più in su.

Mi vesto bene per la discesa che mi permetterà di scendere fino a Laggio di Cadore dove mi immetterò sulla trafficatissima statale che mi porterà a destinazione quando mancano circa trenta km.

Mi premuro di chiamare l’albergo per avvertirli che arriverò tardi e ottengo la sgradita sorpresa di ricevere la notizia che se arriverò oltre le otto non troverò la cena perché la cucina a quell’ora chiude. La strada è impegnativa più di quello che mi aspettavo e alcune brevi discese non mi permettono di recuperare il tempo che perdo nelle più lunghe salite e la media oraria ne risente. Rinuncio a passare per la strada sulla sinistra del lago di Pieve che mi avrebbe permesso di evitare la strada più trafficata perché avrei dovuto raggiungere Lorenzago con ulteriore aggravio di salita e dopo avere attraversato una galleria uno strappo mi porta a Tai di Cadore dove mi fermo a fare rifornimento d’acqua: mancano ancora venti km all’arrivo e la strada è sempre impegnativa e la media oraria ne risente, devo accendere i fanali per sicurezza e mi metto il cuore in pace sul fatto che ormai arriverò abbondantemente oltre il “tempo massimo” per la cena. Riesco a spingere sui pedali ancora bene ma la resa non è come quella che vorrei, passo attraverso Valle di cadore, Vodo e Borca quando finalmente vedo il cartello che segnala gli ultimi tra km prima di san Vito. Poco prima di entrare in centro vedo l’insegna dell’albergo e guardo l’orologio che segna le 20.45 e il conta km che segna 141 in undici ore e quaranta minuti di percorrenza, alla media di poco superiore ai 12 km all’ora. Sono passate quasi dodici ore e mezza dalla partenza da casa, in termini di tempo e percorrenza è il viaggio più lungo che abbia mai fatto.

Dopo un doccia veloce devo scendere in paese e farmi circa un km a piedi per trovare un locale dove posso mangiare piuttosto velocemente e tornare in albergo abbondantemente prima dell’orario di chiusura e finalmente posso rilassarmi e riposarmi in vista della tappa altrettanto impegnativa prevista per l’indomani, 4 passi dolomitici oltre i 2000 mt e arrivo in Val di Fiemme.

 

SECONDA TAPPA 19/06/2008

SAN VITO DI CADORE – TESERO 115KM

 

Non riesco a fare colazione presto, così anche la partenza della seconda tappa del mio tour parte con un certo ritardo sul preventivato ed infatti sono le 8.40 quando dopo avere caricato le borse sulla bici parto in direzione di Cortina: cerco di seguire la pista ciclabile su consiglio della proprietaria dell’albergo ma arrivo in piazza e non riesco a trovare la prosecuzione. Decido di continuare per la statale e mi dimentico di fare il pieno d’acqua, sperando di trovare al più presto una fontana. In cinquanta minuti raggiungo Cortina e mi dirigo subito verso l’inizio della salita che mi porterà in poco più di16 kmsul Passo Falzarego. Fa già caldo e sui primi tornanti in pieno sole c’è da sudare: conosco la strada che arriva fino a Pocol, località che raggiungo dopo5 kmcirca e nella quale devo fermarmi in un locale per comperare delle bottiglie d’acqua visto che di fontane non c’è nemmeno l’ombra. Dire che approfittano del turista è poco, visto che mi chiedono 7 euro e cinquanta per tre bottigliette da mezzo litro, ma non avevo alternativa. Superato il bivio per il Passo Giau dopo alcuni tornanti la strada spiana un po’, ma non tanto da farmi riposare: prima di affrontare gli ultimi duri6 kmmi fermo per rifocillarmi, mangiare qualcosa e accumulare energie. Faccio dei calcoli sull’ora in cui presumibilmente dovrei arrivare in cima alla salita e già capisco che ci vorrà più o meno il tempo che ci misi la prima volta che affrontai la stessa salita, nel 2001. Un lunghissimo rettilineo segna l’inizio del tratto più duro: il caldo, il peso delle borse, la gran fatica del giorno prima si fanno sentire e ad andature pedonali arrivo al Passo Falzarego circa alle 12.45. Mi fermo a mangiare un panino (con bibita e caffè 7 euro, più onesti di più in basso), scatto la foto di rito e mi avvio per il ripidissimo km che mi porta al passo Valparola che mi permetterà di scendere in Val Badia per San Cassiano e raggiungere Corsara ai piedi del Passo Gardena. Il tratto iniziale di questa salita di9 kme mezzo  che attraversa Col fosco è molto impegnativo, anche perché si tratta di lunghi rettilinei in notevole pendenza: quando si esce da paese si incontrano i primi tornanti, dopo un paio dei quali mi fermo a riposare e a cambiare le borracce dell’acqua. Fa molto caldo e gli ultimi tornanti del passo dai quali si ha una splendida vista della vallata sottostante richiedono uno sforzo durissimo e dopo un breve tratto sterrato (stanno riasfaltando la strada per la prossima Maratona dles Dolomites) percorro un centinaio di metri a piedi per mollare la tensione sulle gambe. Ormai il passo è a vista ma è molto in alto: ci arrivo circa alle 16.15, mi metto il giubbotto e parto per la discesa che attraverso anche il lungo tratto rettilineo del Plan di Gralba mi porterà ad iniziare gli ultimi6 kmdi salita fino al Passo Sella, ultima asperità della giornata e quarto passo sopra i duemila metri che toccherò in giornata. Ai piedi della salita una sosta per bere e togliermi il giubbotto e poi parto per una salita che non sembra durissima ma che non presentando tornanti non presenta momenti di pausa se si eccettua un brevissimo tratto in falsopiano che permette di rilanciare un po’ la velocità della bici. Comincio ad incrociare altri due ciclisti che come me fanno spesso delle soste così che ci superiamo a vicenda. Mi faccio sorprendere un po’ dall’ultimo km (che pure ho percorso a settembre dello scorso anno) ed arrivo in vetta alle sei meno un quarto, e scatto alcune foto visto che il tempo è ancora bello.

Comincio l’impegnativa discesa che mi porterà in un’ora e tre quarti circa  prima a Canazei e poi perla Valdi Fassa per entrare in val di Fiemme a Predazzo: trovo segnalazioni di chiusura della strada a Ziano, a circa7 kmdall’arrivo, ma riesco a passare per il marciapiede, attraverso Panchià e affronto gli ultimi tre km in leggera salita che mi fanno arrivare a Tesero dopo115 kme 10 ore e 40 minuti di percorrenza effettiva alla media di10,80 kmall’ora. Ho avvisato Lorenza, titolare dell’albergo, che sarei arrivato tardi e quindi riesco a cenare con calma e mi rilasso dopo cena al bar anche guardando una partita degli europei di calcio in TV.

 

Sono arrivato a destinazione facendo molta più fatica del solito (evidente mancanza di allenamento) in circa ventitre ore di percorrenza in bici (mai pedalato tanto in così poco tempo in vita mia): nei due giorni successivi un tremendo mal di gambe testimonierà questa mia fatica, ma sono arrivato dove volevo e sono contento, avrò tre giorni per riposare.

 

TERZA TAPPA – Tesero-Feltre 125 km

 

Dopo tre giorni passati in Val di Fiemme, dove dopo due facili escursioni a piedi nei primi due giorni solo nel terzo ho preso su la bici per verificare la tenuta delle gambe e del “soprassella” per raggiungere prima Predazzo per assistere ad alcuni passaggi di una batteria delle gare nazionali per giovanissimi ciclisti in corso proprio in quel week end (con 2500 ragazzi iscritti) e poi attraverso alcune strade interne (anche sterrate) e attraverso varena prima e  poi il Passo di Pramadiccio raggiungere Stava dove Anna (sorella di Lorenza)e Walter, titolari dell’Hotel Erica, mi aspettano per vedere insieme le foto del loro recente viaggio in Nepal. Passo così l’intero pomeriggio e raccolgo il loro invito per la cena alla quale parteciperanno anche Mario Trettel (la mia guida alpina della valle) e sua moglie.

Guardo il secondo tempo di Italia-Spagna di calcio dei campionati europei di calcio e poi Walter mi accompagna all’albergo di Tesero.

Dopo la colazione ed i doverosi saluti a Lorenza, Lunedì 23 giugno riprendo le mie cose e parto per la prima delle due tappe che mi riporteranno a casa. Dopo avere fatto il pieno d’acqua faccio partire il cronometro: sono circa le 8.25. Primo obiettivo è raggiungere la prima cima della giornata, il passo San Pellegrino, prima di mezzogiorno.

Vorrei fare fino a Moena la strada che ho già fatto all’andata, ma alcune deviazioni stradali mi consigliano di raggiungere Predazzo attraverso la splendida zona pianeggiante tra Ziano e Predazzo, per la pista ciclabile ed alcune stradine a traffico limitato. Dopo 19 km arrivo a Moena, dove rispondo ad una telefonata di mio fratello Luigi e poi ad una di un impiegato comunale di Spilimbergo che mi chiede alcune informazioni sulla fornitura di attrezzature per il parco giochi di Gradisca. Non rispondo ad un’altra telefonata, non conosco il numero ma penso di sapere di chi possa essere: vedrò quando sarò a casa.

Dopo circa un’ora di salita raggiungo la fine del tratto più impegnativo della salita, segnalato da un cartello che mostra pendenze del 14%: la salita però non è finita e lunghi tratti rettilinei con poche curve e nessun tornante precedono il culmine della salita, segnalata ben prima dello scollinamento dal cartello sotto il quale scatto la foto di rito. Ho raggiunto il primo obiettivo in circa tre ore, evidentemente ho recuperato dalle fatiche dei primi due giorni nei quali mi sono evidentemente anche allenato. Mi avvio quindi per la difficilissima discesa che attraverso falcade mi porterà attraverso Cencenighe Agordino fino ad Agordo: i primi sei km sono impressionanti e ci sono numerosi strettissimi tornanti che terminano in prossimità del bivio per il passo Valles.Mi fermo a Falcade Alto per un rifornimento energetico e poi affronto la discesa che attraverso una galleria finale mi porterà a cencenighe. A questo punto mi auguro di non dovere percorrere la nuova strada riaperta da poco con una lunga galleria per arrivare alla quale c’è una salita piuttosto impegnativa: per fortuna il vecchio percorso alternativo è chiuso al traffico automobilistico ma non alle bici e così senza problemi posso prendere la strada per Agordo che raggiungo dopo un’ora e dieci minuti dallo scollinamento sul passo San Pellegrino: so che c’è un negozio di alimentari proprio all’inizio del paese dove mi prendo un panino e una bibita ad un prezzo veramente conveniente e prendo subito, con la borsa della spesa in mano, la strada che deviando da quella principale, mi porterà alla seconda salita della giornata, Forcella Aurine.

Mi fermo in una panchina all’ombra appena fuori del cimitero di Agordo per mangiare e circa all’una riparto sotto un sole che comincia a scaldare bene, facendomi soffrire anche per una leggera scottatura rimediata alle spalle durante una delle escursioni in Val di Fiemme.

Anche a causa del cald ola salita si rivela più dura del previsto ma per fortuna, a parte le immancabili motociclette il traffico non da fastidio e posso procedere con la calma: non mancano i punti per potermi rinfrescare a approfitto per rimpinguare le riserve d’acqua. La parte più impegnativa e quella che va dal quarto all’ottavo km ma per fortuna ogni tanto un tornante permette di alleggerire la fatica e anche il vento ogni tanto da una mano. L’ultimo centro abitato prima della forcella è Frassenè, dove approfitto di un tratto in falsopiano prima dell’ultimo strappo: ho calcolato i km mancanti anche in base alle indicazioni stradali, così sono piacevolmente sorpreso quando un km prima del previsto incontro il cartello che segnala la forcella: ci ho messo un’ora e quaranta per fare 12 km e 700 m di dislivello, posso ritenermi soddisfatto. Una bella discesa mi permette di arrivare a Gosaldo, dove trovo una farmacia dove compero una pomata che mi lenisce il fastidio delle scottature: mancano circa otto km all’ultimo scollinamento della giornata, il passo Cereda, ma mi ricordo bene la strada che ho anche studiato sulla carta e dopo uno strappo durissimo di 200 m al 15% fino ai piedi della salita ci sono circa 5 km di falsopiano: sono comunque contento quando vedo che mancano tre km al passo: la salita è impegnativa (i primi due km hanno una pendenza media superiore al 10%) ma la sensazione di avercela fatta mi da una spinta in più. Sono le quattro del pomeriggio quando scatto la foto sotto il cartello del passo e parto per la ripida discesa che mi porterà fino a Tonadico dove mi immetterò sulla statale dela Passo Rolle che da Fiera di Primiero mi porterà fino a Feltre.

Gli ultimi 30 km sono tendenzialmente in discesa, ma il vento soffia contrario e mi da un po’ di fastidio: devo superare anche alcune lunghe gallerie che mi consigliano di accendere le luci della bici. Quando supero la località di Ponte Serra comincio a riconoscere la strada che ho percorso nello stesso senso un paio di anni fa e rapidamente mi avvicino a Fonzaso dove entro in paese lasciando la trafficatissima statale e guadagnando qualche km in una strada tranquilla con un po’ di saliscendi e poi lunghe discese: faccio l’ultimo rifornimento trovando la fontana esattamente dove mi ricordavo ci fosse e mi ri.immetto sulla statale ad Arten, dove dopo pochi km quasi tutti in leggera discesa arrivo a Feltre: trovo subito l’albergo, metto la bici in garage e salgo in camera: sono circa le sei del pomeriggio, stavolta ho rispettato le previsioni, posso riposare un po’ prima di andare a cena. Ho pedalato per circa otto ore e quaranta tenendo una media di 14 km e qualcosa all’ora, tutta un’altra cosa rispetto ai primi due giorni.

 

QUARTA TAPPA

 

Feltre – Gradisca 118 km 24/6/2008

 

Come al solito quando pernotto a Feltre riesco a partire piuttosto presto ed infatti già alle otto meno dieci salgo in bici dopo una buona colazione ed il pieno d’acqua e mi avvio sulla trafficata statale che porta a Treviso. Il traffico è piuttosto intenso ma appena lasciato la cittadina di Feltre si fa più sopportabile e riesco a procedere con buona velocità lungo la sponda destra del Piave che devo costeggiare fino a Quero dove attraverso un ponte piuttosto scenografico passo in provincia di Treviso e dopo uno svincolo piuttosto incasinato comincio la strada che in salita mi porterà in centro a valdobbiaddene. La salita è più lunga ed impegnativa del previsto e dopo circa 25 km arrivo a Valdobbiaddene in poco più di un’ora e mezza. La strada ora costeggia i vigneti di prosecco per la quale la zona è giustamente famosa e mi permette di assistere ad uno spettacolo inaspettato: trattamenti sui vigneti eseguiti con l’elicottero.  L’ultima salita impegnativa mi porta a san Pietro, da dove comincia un tratto meno impegnativo, con un alternanza di saliscendi che mi porta attraverso Miane e Cison di valmarino. Dopo che ho attraversato Tovena con il bivio per il Passo San Boldo e mi dirigo verso revine Lago vengo affiancato da un altro ciclista che mi racconta tutta la storiadella sua vita, di come viva a Cuba per un buon periodo dell’anno etc. La cosa mi fa piacere per un po’ ma per fortuna prima dei laghi devia per tarzo e così posso affrontare l’ultimo tratto che con una veloce discesa mi porterà a Vittorio veneto. Dopo avere fatto la spesa in supermercato approfitto di un gazebo in una piccolo parco giochi e mi fermo a mangiare dopo tre ore e mezza di pedalate e poco più di 58 km di percorso.

Fa caldo e ogni occasione è buona per fermarmi a fare rifornimento d’acqua ed a rinfrescarmi. Ormai conosco bene la strada, rientro in Friuli nei pressi di Caneva e questa volta trovo la deviazione nei pressi di Fiaschetti che mi permetterà di risparmiare un po’ di kilometri passando per Vigonovo, Rovereto e S.Quirino. Una lunga pausa la facco poco dopo Vigonovo dove finisco la frutta che mi era avanzata per il “pranzo”, altra pausa in piazza a Rovereto  e quando arrivo a S.Foca preferisco allungare la strada  per trovare un rubinetto in piazza: sarà l’ultima occasione prima di trovare acqua fresca prima di arrivare a casa. Dopo S.Foca seguo la nuova provinciale che taglia fuori i paesi di Vivaro e Basaldella e attraverso la nuova bretella tra Spilimbergo e Barbeano arrivo a casa via Bussolino dopo 7 ore e 18 minuti dalla partenza e 118 km.

 

Ho superato di poco i 500 km complessivi e mi resterà la lezione dei primi due giorni: per il prossimo anno dovrò allenarmi meglio perché i primi due gg sono stati troppo faticosi per godermi il viaggio.

ciclotour 2008ultima modifica: 2012-04-08T10:51:00+02:00da maxpres8
Reposta per primo quest’articolo