stagione sci di fondo 2010

Dopo più o meno un mese di preparazione sulla neve cominciata in val di Fiemme e in Val di Fassa sulle piste di Passo Lavazè e di Passo San Pellegrino ai primi di dicembre e proseguita con due puntate a Obertilliach, in Austria, dove ho avuto il piacere di incontrare e parlare con il campione olimpico Giorgio di Centa, il tre gennaio comincia la stagione agonistica 2010.

COMELGOLOPPET – PADOLA DI COMELICO – 3 GENNAIO 2010-02-22

La prima edizione di questa gara si svolge a Padola di Comelico, località a circa 25 km da Sappada. La gara in programma è una 30 km in tecnica classica con due giri di un anello da 15.

Dopo alcuni giorni di tempo incerto (ha anche piovuto mettendo in difficoltà gli organizzatori) domenica 3 gennaio fa freddo e questo aiuta nella preparazione degli sci. Parto da casa presto per riuscire a ritirare il pettorale con tranquillità, anche se il luogo scelto dagli organizzatori non è dei più felici. Prima della partenza saluto Piero Toni, un collega di lavoro di Bologna con il quale nel 1996 passai una splendida settimana a Lillehammer ai campionati europei dei bancari che poi mi regalò anche un paio di sci…) Anche l’ingresso alla pista crea un po’ di confusione, con gli addetti un po’ troppo pignoli con la punzonatura degli sci.

Siamo circa in 300 e partiamo tutti insieme: subito dopo la partenza che come al solito preferisco fare dalla retrovie supero la friulana Chiara di Lenardo che è la mia personale cartina di tornasole per valutare la mia prestazione: se arrivo prima di lei è andata bene, altrimenti…

Il primo tratto della pista è prevalentemente in salita e finisce in una larga piana spazzata da un vento fortissimo che riempie i binari di neve creandomi un po’ di problemi.. Ci sono poi lunghi tratti in discesa e una “compressione” nella quale faccio un bel volo (starò più attento nel secondo giro). Quando finisco il primo mi accorgo che la misurazione dell’anello è stata un po’ abbondante, infatti sono poco meno di 13 kilometri e quindi la distanza finale sarà sui 26 km contro in 30 dichiarati. Finisco il primo giro in poco meno di un’ora, e comincio il secondo incrociando una coppia formata da un esperto che sta guidando quella che sembra essere una principiante…il bello è che non riesco a staccarli, in salita vado avanti ma in discesa mi recuperano sempre…comunque l’arrivo è in salita e almeno arrivo prima di loro e anche della Di Lenardo. Finisco in due ore e 4 minuti, a poco più di 14 km all’ora (media ufficiale ma non effettiva…)…un bell’inizio. Il fatto che sia la prima edizione della gara si vede al pranzo, al quale partecipano più ospiti che atleti che sono costretti ad aspettare…l’organizzazione ha promesso miglioramenti: vedremo il prossimo anno.

PUSTERTALER SKI MARATHON – 9/10 GENNAIO 2010

Il week end successivo è già tempo di Pustertaler, che quest’anno ha cambiato formula rispetto a quella (imitatissima) degli ultimi anni: infatti la gara del sabato è dedicata allo skating sui 30 km, mentre la 42 della domenica è in classico.

Arrivo alla sera precedente e c’è un vento terribile, mi dicono che è stato così tutto il giorno, io rabbrividisco al pensiero di quello che potrà succedere il giorno dopo.

L’indomani invece il vento si è calmato ma in compenso nevica…la temperatura non è bassissima e mi conferma la scelta degli sci che avevo pensato. Alla partenza incontro Mario Didomenicantonio, che la sera prima era venuto a trovarmi in albergo quando ero già a letto, stanchissimo, rinviando l’incontro.

Il primo tratto è in comune con la gara del giorno dopo, dopo la partenza sull’ampissima piana dell’aereoporto il percorso si dirige verso San Candido poi torna verso Dobbiaco prendendo la direzione di Cortina: per fortuna viene scelto il percorso più semplice, senza toccare le piste agonistiche che hanno ospitato pochi giorni prima la Coppa del Mondo. Nonostante la neve la pista è abbastanza veloce e si arriva al giro di boa con ritorno a Dobbiaco sulla sinistra del lago dove la pista devia per Villabassa: qui la pista è divertente, salite impegnative ma non troppo e discese abbastanza lunghe che permettono di guadagnare un po’ di tempo. Rispetto all’anno scorso non si scende fino al paese di Villabassa e anche il tratto che porta alla salita verso Braies è cambiato, e segue quella che dovrebbe essere un nuovo tratto di pista ciclabile. Si sale per un po’ alla destra della strada che porta al lago di Braies e subito dopo una ripidissima rampa nella quale si affonda nella neve si oltrepassa la strada e si sale come al solito a sinistra. La neve si infittisce e quasi non si vede più niente: la sorpresa più piacevole è che verso la fine hanno tolto un pezzo che di solito (in salita) faceva soffrire e si taglia subito verso l’ultimo kilometro che anche se in discesa si rivela impegnativo per alcune curve in contropendenza e la visibilità praticamente nulla. Termino la gara che si ivela essere di 30 km invece dei 28 dichiarati in due ore e 28 minuti, perfettamente in linea con le mie prestazioni medie. Dopo il pranzo il ritorno a Dobbiaco è abbastanza veloce e posso raggiungere l’albergo per riposarmi in vista della gara in classico dell’indomani.

La sera ho la possibilità di conoscere Alberto Salogni, altro appassionato conosciuto attraverso il forum di Ski Nordic, che è venuto in albergo assieme a Mario e la moglie.

La piacevole sorpresa della domenica mattina è il tempo, che va schiarendosi e per l’ora della partenza uscirà un bel sole. La neve del giorno prima ha facilitato la scelta della sciolina di tenuta e tutto scorre regolarmente. Sulla via del ritorno dal giro di boa verso Cortina incontro dall’altra parte Mario che mi saluta da lontano. C’è una piccola variazione nel percorso che devia per un po’ sulle piste agonistiche prima di raggiungere il nuovo stadio del fondo di Dobbiaco che superiamo passando sopra il fabbricato che ospita tutte le sale ed i servizi realizzato appositamente per permettere la realizzazione di una impegnativa salita e conseguente discesa velocissima. Rispetto all’anno scorso il percorso non devia per Villabassa ma si dirige subito verso San Candido…dovrei cominciare a preoccuparmi perché fino ad ora i kilometri sono troppo pochi perché la pista ricalchi gli ultimi km di quella dell’anno scorso…penso solo alla salita verso Sesto che supero con relativa tranquillità superando anche la mia “acerrima rivale” Di Lenardo. A Sesto la sorpresa è rappresentata dalla salitona finale verso Bagni di Moso e la val Fiscalina lunghissima che sembra non finire mai…qui l’organizzazione avrebbe potuto aggiungere un ristoro in più: io ho finito le mie scorte di carboidrati e la salita che non da tregua mi prosciuga di tutte le forze, tanto che nella successiva discesa non riesco quasi nemmeno più a spingere, e ho anche la tentazione di raccogliere alcune borracce lasciate da altri concorrenti per dissetarmi.

Concludo la gara che si rivela essere di due km inferiore rispetto al dichiarato in 3 ore e 42, confermando tutto sommato, in proporzione, il risultato del giorno prima.

Dopo il pranzo sull’autobus che mi riporta a Dobbiaco incontro Lorenzo Ravidà di Trento con il quale feci il viaggio in Svezia nel 2006. Mi parla della sue intenzione di andare in Norvegia per la Birkebeineren rennet di Lillehammer. Mi interesserò anch’io successivamente, ma le iscrizioni sono chiuse da tempo e quindi niente da fare per quest’anno, nemmeno per Lorenzo.

DOLOMITENLAUF – 23 Gennaio 2010 – Obertilliach Austria

Sabato 23 gennaio all’alba parto da casa per raggiungere la bellissima località austriaca di Obertilliach dove da quattro anni partecipo alla gara classica della Dolomiten lauf. Di solito il programma prevede la disputa di una 42 km in classico il sabato a Obertilliach e di una 25/60 km in skating la domenica sulla piana di Lienz. Quest’anno, per problemi di neve, tutte e deu le gare si svolgeranno a obertilliach sulla stessa distanza, 42 km .

Arrivo dopo un viaggio tranquillo (la strada è molto brutta) abbondantemente in tempo per ritirare il pettorale. Ma la preoccupazione di provare gli sci mi fa dimenticare di portarmi dietro il rilevatore satellitare che mi da una mano tenendomi aggiornato sulla distanza e sul tempo di gara, ma soprattutto la solita scorta di carboidrati e maltodestrine che servono a recuperare energia dopo tante ore di gara: questa dimenticanza si rileverà essere decisiva sul risultato finale e anche sul recupero dopo gara.

La partenza è relativamente tranquilla, la pista parte subito in salita dove recupero posizioni e raggiungo in discesa la parte più noiosa del percorso, una lunga serie di rettilinei che partono in salita e terminano in discesa con un tornante: noto che rispetto all’anno precedente i tornanti sono di meno (otto contro quattordici) ma il proseguo della gara riserverà una sorpresa. Infatti dopo il giro di boa che la pista fa presso la località di Maria Luggau, e la successiva risalita verso la partenza, il passaggio davanti allo stadio del biathlon il percorso si dirige ancora in salita verso la sella di Kartitsch per poi girare ancora indietro verso l’arrivo. Purtroppo l’inversione di percorso avviene molto prima della vera conclusione della salita, ed il ritorno allo stadio si rivela essere solo un transito: la pista infatti prosegue ripetendo il tratto successivo alla partenza, tornanti compresi. Non riesco a mangiare quello che offrono ai ristori e entro in crisi proprio al passaggio allo stadio, quando mancano circa 10 km. La stanchezza, la mancanza di forze e la prospettiva di affrontare ancora i tornanti di demoralizzano, non riesco a spingere praticamente più, e mi trascino letteralmente fino al traguardo che taglio in tre ore e 56 minuti. L’unica consolazione è quella di finire in meno di quattro ore, ma sono talmente stanco che non riesco nemmeno a mangiare la buonissima goulaschsuppe che preparano a fine gara per i concorrenti. Spero di recuperare in tempo per l’appuntanento più importante della stagione: la domenica successiva è infatti in programma la Marcialonga.

MARCIALONGA DI FIEMME E FASSA – Domenica 31 gennaio

Come temevo faccio fatica a recuperare le fatiche della Dolomitenlauf e i primi giorni della settimana curo una leggera tosse e un po’ di mal di stomaco, cercando di non esagerare con le medicine (per lo stomaco uso prodotti naturali della farmacia di Dobbiaco).

Quando parto per Tesero mi sento meglio ma non in grandissima forma però sono stato peggio e quindi non mi preoccupo più del dovuto. Le condizioni del tempo degli ultimi giorni hanno leggermente peggiorato le condizioni della pista che tutti già annunciavano come perfetta…alcune leggere nevicate infatti l’hanno resa un po’ più lenta. La vigilia come sempre passa tra i dubbi sulle scioline di tenuta da usare (ne discuterò anche con gli amici del forum del sito internet Ski Nordic che incontrerò sulle piste ed a un appuntamento fissato per sabato sera a Moena), le prove della pista il sabato mattina (come sempre utile per sgranchire le gambe ma non per testare i materiali – le condizioni alla domenica sono sempre diverse…) e per assistere alla Mini Marcialonga , la gara per i bambini del sabato, durante la quale incontro Walter Sturz, titolare assieme alla moglie di una albergo a Stava e grande amico.

La notte precedente la gara dormo abbastanza tranquillamente (che stia cominciando ad abituarmi ??) e quindi sono prontissimo ad alzarmi alle 5.45 per la colazione. Alle sette in punto parte l’autobus che mi porterà alla partenza e arriviamo a Moena sempre troppo presto, visto che dovrò Partire alle 9.05. Per fortuna nell’unico capannone riscaldato che è a disposizione dei concorrenti (l’anno scorso ce n’erano due) dopo un po’ trovo da sedermi e aspetto con calma l’ora della partenza, attendendo prima di prepararmi definitivamente. Quando manca più o meno mezz’ora decido intanto di mettere su le scarpe e quando sto per chiudere la cerniera esterna, il cursore mi resta in mano. Momento di panico, cerco di vedere come risolvere il problema ma non c’è verso…il sistema di chiusura interno fa il suo dovere ma ho paura che imbarcherò un sacco di neve. Nonostante il gran numero di concorrenti la partenza è puntuale e mi avvio così per la dodicesima volta verso canazei. Come previsto, i primi km con la pista che passa per il centro abitato di Moena sono un dramma, perché la neve, sfarinata da tanti passaggi, mi riempie la scarpa. Cerco di non pensarci e quando arrivo a Pozza di fassa chiedo ad uno dei punti di assistenza di legarmi la scarpa con il nastro adesivo…il problema per il momento è risolto. Al primo ristoro, dopo pochi km, nel tentativo di rimettere a posto la cerniera dell’altra scarpa combino lo stesso guaio, dell’altra…gli assistenti cui mi rivolgerò a canazei non saranno così capaci come gli altri…Arrivo a canazei con una decina di minuti di ritardo sulla tabella di marcia (quella del 2009, quando ho fatto il mio record sulla distanza) ma almeno dal punto di vista psicologico sono giustificato dalle disavventure. Non riesco ad essere veloce e scorrevole come vorrei, e quindi gradualmente comincio a perdere tempo e a rallentare rispetto all’anno prima, ma supero indenne le discese più pericolose che si trovano dopo il giro di boa tra Canazei e Moena, anche se in una che non pare particolarmente difficile a causa di un concorrente che mi taglia la strada finisco clamorosamente a terra (con una botta al costato) e il rinforzo di nastro adesivo alla scarpa sx cede. Riesco a mangiare qualcosa ai ristori e mi rendo conto che farò aspettare il mio amico Mario Trettel che mi sta aspettando a lago di tesero più del previsto. Avevo promesso che sarei passato alle 14, arrivo invece poco dopo le 14.30, quando mancano circa 15 km all’arrivo. Anche stavolta finisco le riserve di carboidrati e spero che come al solito di trovarne almeno una all’ultimo ristoro a Molina. Purtroppo invece non è così, ma la cosa non influirà troppo sul risultato finale, in quanto il ritardo che ho ormai accumulato fino a quel punto rimarrà invariato fino alla fine. All’inizio dell’ultima salita, la salita della cascata (200 m di dislivello in circa 3 km) provo a salire senza sciolinare ulteriormente gli sci…la pista è nelle migliori condizioni che abbia mai trovato, con i binari battuti ancora in modo decente. Forse anche per questo motivo salgo meglio del previsto anche se naturalmente con grande fatica…l’ingresso nell’ultimo tratto della gara, gli ultimi 200 m, avviene, nel centro storico di cavalese, attraverso una stretta strada sovrastata da un piccolo arco che a me pare proprio l’arco di trionfo…mi corre un brivido lungo la schiena quando percorro gli ultimi, esaltanti, metri della mia fatica. Tempo finale sette ore e 19 minuti, ma va bene così, poteva andare meglio ma ho comunque vissuto ancora una volta l’emozione dell’arrivo in mezzo a una folla ancora numerosa nonostante sia arrivato quattro ore dopo i primi. La marcialonga resta sempre unica in questo senso.

DOBBIACO CORTINA 6/7 FEBBRAIO 2010

Nemmeno il tempo di tirare fiato che nel week end successivo alla marcialonga si svolge la Dobbiaco-Cortina. Il programma quest’anno prevede due variazioni rispetto a quello degli ultimi anni: la gra a skating si svolge il sabato sul percorso invertito da Cortina a Dobbiaco mentre la gara della domenica si svolge sul percorso tradizionale ma in tecnica classica. Questi cambiamenti avevano suscitato molti malumori tra gli appassionati che preferivano la gara in tecnica libera la domenica: la novità mi sembrava interessante…successivamente mi dovrò ricredere.

Ritirati i pettorali venerdì sera a Cortina avevo fatto bene attenzione agli orari degli autobus che da Dobbiaco (dove ero in albergo) dovevano portare i concorrenti alla partenza a Fiames, poco sopra Cortina. Visto che l’ultimo era previsto alle nove (e la gara partiva alle dieci) pensavo che se avessi preso l’ultimo sarei arrivato comunque con tranquillità, anche se scanso di equivoci mi ero portato alla stazione di partenza con molto anticipo. Qui a sorpresa ho trovato decine e decine di concorrenti che aspettavamo che arrivasse ancora il mezzo delle 8.30. Molti preoccupati (visto che dovevano ancora ritirare il pettorale) avevano cominciato a telefonare all’organizzazione. Il primo autobus arriva alle 9.10 e c’è subito l’assalto alla diligenza…salgono almeno 100 persone…io mi rifiuto di salire rassicurato dall’autista che ne sarebbe arrivato uno di lì a poco…l’autobus arriva alle 9.30, anzi ne arrivano due, dobbiamo scendere (siamo in otto) e ripartire. Arriviamo a Fiames verso le dieci e troviamo la strada bloccata (la gara attraversa la statale). Dobbiamo raggiungere ci corsa la pista dove veniamo bloccati insieme ad altre decine di concorrenti da un responsabile della gara che raccoglie improperi a non finire. Dobbiamo aspettare che passi il primo gruppo, attraversare la pista, depositare i sacchi degli indumenti e arrivare alla partenza. Tutto ciò costa circa quindici minuti di ritardo sull’orario previsto per la partenza, che vengono comunque calcolati sul tempo finale. Scendendo da Dobbiaco avevamo notato che la pista non sembrava essere stata battuta dopo la leggera nevicata della notte…impressione confermata perché noi partiti per ultimi abbiamo trovato condizioni disastrose, almeno fino a Cimabanche, al culmine della salita e termine della tratta di competenza bellunese…sul tratto alto atesino invece pista praticamente perfetta. Lo stato d’animo non è dei migliori però vedo che almeno in discesa vado bene, e mi avvicino sempre di più al nuovo stadio del fondo di Dobbiaco dove l’arrivo è posto esattamente come nella recente gara di coppa del mondo. Finisco bene, (non essendomi portato dietro il mio rilevatore GPS non ho la certezza del tempo finale) è arrabbiatissimo ritiro il mio zaino e mi dirigo di corsa verso l’albergo che è a poche centinaia di metri (lo raggiungo con gli sci…) e non mi fermo a vedere la premiazione durante la quale avrei potuto applaudire Giuliano Braus che è arrivato secondo.

Per fortuna la domenica la gara parte da Dobbiaco, a cento metri dal mio albergo. Posso uscire così 15 minuti prima della partenza, dare un’ultima passata agli sci, consegnare il sacco degli indumenti e prepararmi alla partenza. Il tempo è ideale, freddo ma non troppo e la neve fresca caduta il giorno prima facilita la scelta della sciolina di tenuta. Io ho preferito non sciolinare troppo (in quantità) per sfruttare sci che potrebbero diventare più veloci nella discesa verso Cortina. In salita non soffro troppo, guadagno qualche posizione e addirittura raggiungo e supero la mia “rivale” Di Lenardo ben prima dello scollinamento (era partita sei minuti prima di me).dove arrivo tranquillamente: per la prima volta da quando corro questa gara non vengo praticamente superato in discesa (segno che la scelta della sciolina è stata giusta) le salite che riportano dallo stadio di Fiames alla pista della vecchia ferrovia non mi creano problemi anche se gli sci non tengono troppo, e mi avvicino all’arrivo con il pensiero al tratto finale che presenta una discesa ripidissima nella quale due anni fa sono caduto per evitare un concorrente a terra. Supero l’ostacolo e taglio il traguardo dopo 3 ore e 22 minuti in quella che si rivelerà essere la mia migliore gara della stagione. Nei giorni successivi, dopo che avevo mandato immediatamente un messaggio di protesta all’organizzazione sui problemi del sabato, non avendo avuto risposta scrivo una lettera al Gazzettino che la pubblica. Solo in seguito a questa l’organizzazione mi scriverà respingendo tutte le accuse e dando la colpa a tutti (una nevicata improvvisa, l’Anas, un camion di traverso a Cortina ecc.) meno che a loro. Sarebbe bastato un piccolo mea culpa, due righe di scusa…niente di niente.

GRAN FONDO VAL CASIES . 19/20 FEBBRAIO

Dopo un week end di pausa (ma non di riposo visto che al sabato mi sono allenato a Piancavallo) il terzo week end di febbraio è ora di val casies, la splendida valle laterale della val pusteria.

La grande novità dell’anno è che anche la gara in classico del sabato su disputa su due percorsi (30 o 42) a differenza degli altri anni in cui la gara era unica sui trenta.

Io ho intenzione di fare tutte e due le gare lunghe, sia il sabato che la domenica: purtroppo le previsioni per il sabato, quando la gara in tecnica classica richiede più attenzione alla preparazione degli sci, non si preannunciano buone. Infatti già il viaggio presenta problemi, anche perché per una volta ho scelto di raggiungere la località attraverso Sappada ed il Comelico e non attraverso Cortina: vedendo scendere tanta neve non mi preoccupo più di tanto per la gara del sabato, ma quando entro in Val Punteria ho l’amara sorpresa di trovare la pioggia, che dura fino alla mezzanotte, rovinando un po’ anche la gara sprint di Coppa Europa che si svolge il venerdì sera in piazza a Monguelfo, con l’arrivo a pochi metri dalla porta del mio albergo.

Dopo una piccola disavventura poco prima di andare a dormire (un volo sullo scivolo che porta al garage dell’albergo a causa di un leggero velo di ghiaccio) mi vado a vedere i camera alcune gare delle olimpiadi di Vancouver. Alla mattina, come previsto, vedo che sta nevicando: neve bagnata, viste le temperature non troppo alte, e quindi problemi in vista per la gara. Devo ancora preparar gli sci, e visto che la prima parte della gara è prevalentemente in discesa, cerco di mettere la sciolina a strati: sotto quella più “calda” per neve bagnata che dovrebbe uscire sull’ultima salita, poi una media che mi dovrebbe consentire di risalire dal giro di boa dopo 15 km abbastanza agevolmente e sopra un leggero strato di sciolina per nevi fredde che non mi fa tenere molto gli sci ma almeno non mi frena.

La gara è comunque faticosa e la pista non è nelle migliori condizioni, soprattutto dopo il 15.mo kilometro quando al ritorno dal giro di boa in direzione Monguelfo è praticamente battuto un binario solo, mentre l’altro è forse (m questo lo capirò dopo) stato macinato dalla motoslitta che segue i primi. Non avrei la forza di superare nessuno e quindi me ne sto tranquillo sul binario per non correre il rischi di impantanarmi nella neve fresca. Mi avvicino così sempre sotto la neve al bivio tra le gare di 30 e 42 km e proseguo per la gara lunga e sento che la sciolina più morbida fa il suo dovere: sono confortato anche dal parere del tecnico del negozio intersport di Monguelfo che fa assistenza in pista al quale chiedo se la sciolina che ho sotto è quella che mi avrebbe messo lui…mi conferma e vado avanti soddisfatto.

Nel tratto intermedio della salita vengo superato da una motoslitta che se ne frega dei concorrenti e macina i binari davanti, facendomi fare più fatica di quello che dovrei: gli lancio un insulto ad alta voce, che fa sorridere un concorrente che sembra essersi ritirato (o sta solo raggiungendo l’albergo a S.Maddalena dopo avere finito l 30 km). La salita è lunga circa 6,5 km e lascia pochi momenti di respiro e gli ultimi metri prima del discesone finale sono proprio durissimi. La condizione della pista e la stanchezza mi fanno usare molta prudenza nell’affrontare la discesa finale così risparmio un po’ di forza per le ultime rampe sulle quali riesco a salire senza uscire dai binari. Finisco la gara in 3 ore e 46 minuti, poco più di 14 minuti in più di quanto ci avevo messo nel 2006, quando avevo corso la gara in tecnica classica in preparazione alla Vasaloppet, ma con altre condizioni di neve. A pranzo ritrovo gli amici Alberto e Mario con i quali commento la gara e bevo il caffè: Alberto non correrà la skating, mentre con Mario l’appuntamento è all’indomani.

Come previsto nel pomeriggio cambia il tempo, e la temperatura scende moltissimo tanto che prima di partire per la gara devo pulire i vetri della macchina anche del ghiaccio che si è formato all’interno dell’abitacolo. Alle 8.30 la temperatura era di 17 gradi sotto zero, cresce di qualche grado prima della partenza, che è al sole è quindi non crea problemi. La pista è perfetta, la neve velocissima e superati i primi kilometri impegnativi per il fatto di essere ancora tutti in gruppo, alla fine dell’ultima discesa lunga in direzione di Colle vengo superato dall’amico mario, che prende alcuni metri di vantaggio. Dopo un po’ cade e lo ricupero, lui si mette alle mie code e mi seguirà come un ombra fino a circa il 20.mo kilometro, quando mi supererà per scegliere però la gara più corta, quella dei 30 km (in seguito mi ringrazierà per avergli dato un ritmo perfetto e avergli consentito di migliorare il proprio record). Come il giorno prima io scelgo la gara lunga e le condizioni della pista non mi fanno rimpiangere la scelta. Nonostante più di 500 passaggi anche nei tratti più duri la neve è compatta e tiene benissimo, così nonostante la grande fatica, riuscendo a distribuire lo sforzo riesco ad arrivare alla fine della salita abbastanza tranquillo. In discesa posso rischiare un po’ di più, anche se oramai penso di non riuscire a rimanere sotto le tre ore…invece ce la faccio e sono sorpreso dall’averci messo solo un minuto più dell’anno scorso. A pranzo ritrovo l’amico Mario con altri appassionati e ci salutiamo prima delle premiazioni, alle quali non assisto anche se ci sarà il tradizionale sorteggio di alcune mountain bike tra i concorrenti, tanto sono sicuro che non vincerò, come sarà infatti.

Si conclude così la mia stagione “agonistica”, anche se alla fine dela gara un pensierino alla Marciabianca di Enego della domenica successiva ancora lo stavo facendo. Rinuncerò, visto che ormai sono stanco, soprattutto dei tanti km che ho dovuto fare in macchina per raggiungere le sedi di gara. Ho corso nove gare, con alti e bassi, con un po’ di delusione per la Marcialonga che non è andata come speravo, però con un bilancio complessivo più che soddisfacente e la solita sensazione di vuoto che mi rimane dentro dopo tanti mesi di attesa ed un mese e mezzo di impegni. Terminerò la stagione sciando per puro piacere e tornando in val di Fiemme per gli ultimi giri a Lavazè e dintorni.

stagione sci di fondo 2010ultima modifica: 2011-02-14T18:49:40+01:00da maxpres8
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